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 2011  febbraio 05 Sabato calendario

NE’ LUSSO NE’ LOW COST. COME DEVE VESTIRE LA SINISTRA?

Gad Lerner in libreria con la nipote Vita che indossa un abito da 39,99 euro, Achille Bonito Oliva in completo blu elettrico da 89,99, e Chicca Olivetti in giacca bianca che non arriva a 50 euro. La seconda puntata della campagna Ovs con personaggi famosi (e anche no), tutti in posa con prodotti low cost, è comparsa nei giorni scorsi sui maggiori quotidiani italiani. Ma questa volta non è andata liscia come nel primo round settembrino, e i belli e famosi democraticamente e risparmiosamente vestiti sono inciampati nelle ironie incrociate del Foglio e di Libero che uno dopo l’altro hanno scritto: «Non ne posso più del pauperismo, teologico o vestimentario non importa: chi può deve dare l’esempio, deve far circolare il denaro, la voglia di vivere, guai a compiacersi di un’estetica da Grande Depressione. E figuriamoci se posso soffrire la carità ottusa e conformista dei vippazzi Ovs che hanno devoluto i compensi» , così Camillo Langone sul primo. Mentre sul secondo Luigi Santambrogio colpiva in modo mirato, ad personam, e poco cavallerescamente «la grande dame Chicca Olivetti» prima, e poi Gad Lerner di cui maliziosamente elogiava la bella lezione di austerità inflitta alla «gauche limousine, a quella che da Bertinotti fino allo psicanalista Crepet non rinuncerebbe mai al maglioncino stagionale in alpaca o in puro cachemire, da 800 euro in su» . E così, con un triplo salto mortale, la stampa di destra riaccende la polemica su come deve vestire la sinistra, che speravamo fosse finita per sempre in soffitta con altri oziosi dibattiti del secolo scorso. Non bastava che poco tempo fa il fotografo di Chi avesse colto sul fatto Massimo d’Alema, reo di essere comparso nelle vacanze natalizie in quel di Saint Moritz come un normale petit bourgeois avvolto in sciarpa di cachemire, che subito lui, e chissà perché, si era affrettato a smentire fosse di cachemire. Ma allora, non va mai bene questa sinistra: quando si sdogana dal pauperismo e si avvolge in lussuosi tessuti viene accusata di aver dimenticato gli spiriti austeri di berlingueriana memoria. Quando si adatta laicamente ai moderni consumi e fuori da ogni cliché veste casual e low cost viene liquidata – con logica ribaltata— come pauperista, immiserita, noiosa? Insomma deve pagare per sempre lo scotto del lodo estetico ancora prima di quello ideologico? Mentre gli autori della campagna fanno spallucce e ribadiscono il valore «trasversale» della loro proposta che secondo i canoni contemporanei include e non esclude, Gad Lerner virilmente accetta di incrociare le lame dell’ironia e infilza il neo direttore editoriale di Libero Vittorio Feltri su una punta di sarcasmo: «Mi diverte che questa ironia compaia proprio sul suo giornale, lui che spesso posa con eleganza da damerino in varie pubblicità tanto che due volte, ironia della sorte, ci siamo anche trovati a posare in coppia, per Boggi e Bistefani» . Ma allora, ragiona Lerner, non ci sono state proteste, neppure per me: «Evidentemente godevo dell’immunità Feltri» . Per il resto, conclude, «visto che con ciò posso devolvere cospicue somme al gruppo Abele e al mio amico Don Ciotti, non vedo perché dovrei rinunciare, mi parrebbe sbagliato» . In tempi di crisi, quasi un peccato di omissione.
Maria Luisa Agnese