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 2011  febbraio 04 Venerdì calendario

MORTA MARIA SCHNEIDER STAR DI «ULTIMO TANGO» —

Alla prima parigina di Ultimo Tango, dopo i titoli di coda nella sala piena di attori e registi, l’unica a congratularsi con Maria Schneider è Jean Seberg. L’incantevole e fragile Jean, che morirà suicida pochi anni dopo, si alza per baciare Maria sulla guancia, unico gesto di affetto in un cinema raggelato, dal quale Jean-Luc Godard è andato via dopo soli 10 minuti. Forse Jean ha capito quel che sta per succedere a Maria: lo scandalo, il successo, la rovina. Maria Schneider nel 1972 è una ragazza di 20 anni, ma non si riprenderà più da quelle scene erotiche nell’appartamento vuoto di Passy. È morta ieri di cancro, a 58 anni, «prima che io potessi riabbracciarla teneramente e, almeno per una volta, chiederle scusa» , ha detto Bernardo Bertolucci.
Chiedere scusa per che cosa? Bertolucci scelse la sconosciuta Maria tra 200 candidate dopo averla notata su una foto, fece di lei la protagonista femminile di un film con l’immenso Marlon Brando, che aveva appena finito di girare Il Padrino, ne immortalò la spregiudicatezza e l’allegria con quel cappello e gli stivali che camminavano svelti sotto il metrò aereo di Bir-Hakeim, ma non è per questo che la Schneider resterà nella storia del cinema. «È incredibile, ho recitato in 50 film nella mia carriera, ma tutti mi chiedono solo di Ultimo tango— diceva —. La scena del burro non era prevista nella sceneggiatura, avrei potuto chiamare il mio agente o il mio avvocato e rifiutarmi, ma ero troppo giovane. Mi avvertirono un minuto prima di girarla, mi misi a litigare ma alla fine accettai. Era un’idea di Marlon, che mi disse: "Non preoccuparti, è solo un film". Ma durante la ripresa, anche se stavamo fingendo, le mie lacrime erano vere. Mi sono sentita umiliata e anche un po’ violentata, sia da Marlon sia da Bertolucci» .
Gli uomini, nella vita di Maria Schneider, sono stati spesso presenze difficili. A cominciare dal padre, l’attore Daniel Gélin, che la concepì durante la relazione durata sei mesi con la modella di origini romene Marie Christine Schneider. Gélin non riconobbe mai Maria, neanche quando a 16 anni la ragazza lasciò la madre in Alsazia e venne a Parigi per i primi ruoli da comparsa. Nella capitale non fu Gélin a occuparsi di lei ma Brigitte Bardot, scandalizzata per l’indifferenza dell’uomo: per due anni B. B. ospitò Maria a casa sua. Lì incontrò Warren Beatty, che la raccomandò al suo agente William Morris e le spalancò le porte del grande cinema. «Marlon mi disse di sentirsi manipolato da Bertolucci — raccontò poi Maria —. Immaginate come devo essermi sentita io» .
Ultimo tango a Parigi diventa un caso internazionale, ma a Maria spettano solo i 5.000 dollari del contratto. Viaggia in tutto il mondo per la promozione del film, ma a lei non fanno certo domande sulla splendida tonalità arancione della fotografia di Vittorio Storaro. «Decisi di stare al gioco, dissi al New York Times di avere avuto già 50 uomini e 20 donne. Non era vero, ma sentivo che era quello che volevano da me. Entrai nel personaggio della donna liberata sessualmente. E poi erano gli anni Settanta, l’Aids non esisteva, la trasgressione era quotidiana» . Come le droghe. Maria percorre tutte le tappe: marijuana, cocaina, lsd, eroina, «che però mi faceva vomitare» . A Roma si fa internare in un ospedale psichiatrico per stare vicina alla sua compagna, l’ereditiera fotografa Joan Townsend, affetta da schizofrenia. Seguono un paio di overdose— «forse era un modo per uccidermi, ma all’arrivo dell’ambulanza mi risvegliavo sempre» —, un soggiorno mistico nelle riserve Navajo e Hopi dopo lo sbarco fallito a Hollywood, e un solo giorno di riprese per Quell’oscuro oggetto del desiderio di Buñuel. Maria con gli anni imparò a scherzarci su, raccontando di odiare ormai il burro, ma il suo declino è stato lento e crudele. Alla fine si dedicava a The Wheel Turns: un’associazione di aiuto alle ex stelle del cinema.
Stefano Montefiori