MARIA NOVELLA DE LUCA , la Repubblica 3/2/2011, 3 febbraio 2011
RADIOGRAFIA DELL’ITALIANO MEDIO
Più alti, un po’ più grassi. Più istruiti, ma sempre troppo poco. Più sani, più longevi, più infedeli, con tanti amori ma con pochi figli. Risparmiatori come sempre, anche se adesso il salvadanaio è vuoto. Cattolici sì, eppure poco praticanti. Viaggiatori. Divoratori di tv, meno di libri. Disposti a cucinare a pranzo e a cena pur di mangiare bene. Più poveri purtroppo, ma ancora tra i più ricchi d’Europa in quanto a numero di cellulari e videogame domestici. Stretti stretti ai propri parenti e amici. Più felici? Forse sì, no, chissà...
Se i numeri raccontano la vita, questo potrebbe essere l’identikit dell’italiano medio. Che in realtà è una donna.
Una donna che ha poco più di 43 anni, vive nel Centro Nord, porta la taglia 44, le scarpe numero 38, pesa 65 chili, si è sposata a 30 anni, ha uno o due figli, legge tre libri l’anno (spesso ben di più), rispetto alle sue coetanee di 40 anni fa ha guadagnato due centimetri in altezza, guida un’utilitaria tra i 10 e i 13mila euro, e la sua speranza di vita oggi supera la bella età di 84 anni. Incrociando cifre e banche dati, ma anche storie e racconti, abbiamo provato a "tratteggiare" il ritratto di un’Italia normale, fatta di esistenze normali (ma spesso anche di persone speciali), di cambiamenti lenti e repentini, dentro e fuori la crisi, nelle case, nelle scuole, sul lavoro, quantificando, anche, i sentimenti, i matrimoni, i figli avuti, quelli desiderati.
Una griglia di numeri dove il filo conduttore è al femminile, non solo perché in termini di popolazione le donne sono leggermente più numerose degli uomini, ma anche perché, spiega il demografo Alessandro Rosina, «è proprio tra le donne, nella generazione che oggi ha tra i 40 e i 50 anni, e poi tra le ragazze più giovani, che si è manifestato il vero cambiamento sociale e di costume, nella famiglia, sul lavoro, tra gli affetti, nonostante ci siano ancora forti diseguaglianze tra maschi e femmine, e soprattutto nel Sud». Se la linea è matriarcale molti dati in realtà sono abbastanza omogenei tra i sessi. Così colpisce che il livello di istruzione della popolazione adulta sia ancora, nel 46% dei casi, soltanto la scuola dell’obbligo, con poche differenze di genere. Naturalmente sezionando le classi d’età si vede che il numero dei diplomati aumenta, mentre i laureati restano ben al di sotto della media europea. E poi: lo stipendio medio di una donna italiana è tra i ventimila e i trentamila euro, i maschi in proporzione guadagnano circa il 30% in più, c’è poca differenza sull’età del matrimonio (30 anni lei, 31 lui), se ci si separa questo avviene intorno ai 40 anni, 41 per lei, 45 per lui, dopo, sembra, 15 anni di matrimonio…. I nomi più comuni? Maria e Giuseppe.
Lucia Dorigo ha 44 anni, insegna al liceo, ha due figli, Lucrezia e Alessandro, di 10 e 6 anni, un marito che fa il maestro elementare. Vive vicino a Pavia, a Cavamanara, piccolo paese di cinquemila abitanti, in una vecchia casa di corte, con spazio, aria e campagna intorno. Lucia comunica entusiasmo, ottimismo, voglia di fare. «Se mi sento una donna normale, un’italiana media, simile a quella che descrivono le statistiche? Sì, se questo vuol dire fare un lavoro serio, curare la famiglia, avere abbastanza per vivere, sia pure con grande attenzione, riuscire a coltivare i propri interessi. Credo però che oggi poter fare una vita dignitosa non sia più, purtroppo, la media, ma già qualcosa di eccezionale... «. Eccola, allora, in cifre, la vita di Lucia, insegnante di ruolo fin da quando aveva 18 anni «ho vinto la cattedra appena uscita dalle magistrali, per 16 anni ho insegnato alle elementari poi ho deciso di fare il salto verso le superiori, ho fatto l’università lavorando, non ho mai vissuto per fortuna la condizione del precariato, ma vedo il dramma di molte mie colleghe». Uno stipendio di 1700 euro al mese, più i 1400 euro del marito, una casa di proprietà comprata con il mutuo e le rate da pagare ogni mese, una Ford Focus per fare i viaggi tutti insieme e per caricarci su la tenda, «le vacanze si fanno rigorosamente in campeggio, non solo perché costano di meno, ma i miei figli lì, in quello spazio protetto e libero insieme, sono felicissimi». Sveglia alle 6,30 del mattino, in auto alle 7,15 verso Pavia, poi dal parcheggio venti minuti di passeggiata ("ma diciamo anche di corsa trafelata") fino al liceo di Scienze Umane, nel cuore del centro storico, dove Lucia insegna.
«I figli li abbiamo voluti, desiderati, avevo 32 anni quando è nata Lucrezia e 37 quando è arrivato Pietro. Ci abbiamo pensato a lungo prima di fare il secondo - racconta Lucia - ma per fortuna abbiamo sempre potuto contare sullo straordinario aiuto dei nonni, altrimenti forse non ce l’avremmo fatta. In casa non abbiamo Wii o Playstation, ma due volte la settimana andiamo tutti insieme a nuotare, e ogni weekend via, ovunque si possano fare attività insieme ai bambini, musei, parchi, laboratori. Sì, ci vuole un po’ di fatica in più, un grande impegno, ma così, con costi contenuti, possiamo fare delle cose di qualità. Del resto il cinema lo frequentiamo pochissimo, in questa zona c’è stata la desertificazione, ci sono soltanto orrende multisale con attorno il nulla. Di libri ne abbiamo sempre comprati tanti, forse 15 l’anno, adesso, un po’ per i costi, un po’ per lo spazio che manca, ne acquistiamo sempre meno, e così ho scoperto una straordinaria biblioteca comunale...».
Lucia racconta con allegria, e la sua vita si specchia sì nelle statistiche, ma le contraddice anche. «Ma è naturale che sia così - commenta Alessandro Rosina - Quando cerchiamo di fare un ritratto medio attraverso i numeri, sappiamo di costruire un modello ideale, anche se basato su parametri assolutamente reali. È vero però che fino a 10, 20 anni fa, i percorsi di vita erano più omogenei, le tappe della vita erano più garantite, oggi c’è una mutevolezza di scelte e di comportamenti che imporrà a chi si occupa di questi temi, una revisione scientifica di categorie e modelli».
Per fare la spesa Lucia spende ogni mese circa 600 euro. «È una voce che incide moltissimo sul nostro bilancio, del resto cerchiamo di non comprare cibi pronti, merendine, ma di cucinare tutto in casa, anche il pane... «. Una vita attenta, sempre in movimento e di cui Lucia, comunque, non nasconde la fatica. «Per fortuna mio marito ed io siamo interscambiabili nella cura dei figli e della casa. Non so se la nostra sia una famiglia media o no, quello che posso dire è che ci sono molte altre famiglie che vivono come noi, credo che questa sia l’Italia normale». Anche se le crepe sono tante. E la più grave, quella che Lucia vive ogni giorno sulla propria pelle, è la condizione della scuola. «Ho avuto la fortuna di insegnare alle elementari prima che la scuola diventasse così povera e priva di risorse. Con i bambini si riuscivano a fare programmi belli e formativi. Ora è impossibile: le classi sono affollate oltre il limite, le maestre sono sole: così chiunque abbia una difficoltà viene lasciato indietro...».
Franco Ferrarotti, decano dei sociologi italiani, avverte di non soffermarsi troppo sulla parola "medio", che in Italia "non vuol dire via di mezzo ma mediocre", e di ricordarsi invece di quanto l’Italia sia cambiata «nell’arco di poche generazioni, soprattutto nel mondo femminile». «Oggi però, e lo dico con amarezza, siamo di fronte ad una involuzione globale. Basta guardare i numeri sull’istruzione: se il 46% della popolazione adulta ha soltanto la scuola dell’obbligo, se migliaia di giovani abbandonano gli studi a 14, 15 anni, vuol dire che davvero qualcosa nella politica nella società non ha funzionato».
«Abitare in un piccolo centro e con tre nonni che ci aiutano è una gran fortuna. Così come avere due stipendi e due figli che crescono in un ambiente sereno. Non so se questa è la normalità - conclude Lucia Dorigo - l’importante è essere consapevoli, omologarsi, continuare a pensare».