Varie, 4 febbraio 2011
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Gargani Aldo
• Genova 1933, Pisa 20 giugno 2009. Filosofo • «[...] Una personalità che ha segnato indelebilmente [...] quarant’anni di dibattito filosofico. Pochi sono i filosofi che, come lui, hanno saputo farsi testimoni di una intelligenza tanto penetrante; nonché di quella contagiosa creatività speculativa che hanno caratterizzato tutta la sua produzione. Già verso la metà degli anni Settanta siamo rimasti tutti colpiti dall’uscita di un volume che avrebbe profondamente segnato il dibattito di quegli anni: Il sapere senza fondamenti. Egli era riuscito a fare, della crisi dei fondamenti, un’occasione di rigenerazione per la filosofia tutta intera. E molti sono i filosofi che sarebbero stati persuasi, proprio dal suo esempio, ad impegnarsi in un confronto serrato e radicale con diverse pratiche di scrittura: ovvero, con la psicoanalisi, con la letteratura, con le arti visive, con la musica, ma anche con il teatro. Soprattutto, Gargani pensò e ripensò alcuni autori fino all’ossessione. Due nomi per tutti: Thomas Bernhard e Ludwig Wittgenstein (autore, quest’ultimo, che tradusse e commentò instancabilmente). Autori che Gargani riusciva a citare a memoria in performances praticamente teatrali; “facendo propria la loro voce”, egli ne ripercorreva, quasi “estaticamente”, le digressioni narrative. Ancor più straordinaria era poi, in lui, la capacità di confrontarsi con i massimi esponenti del pensiero anglosassone, anche nella sua versione “analitica”. Il suo, insomma, era uno sguardo capace di sorprendenti erranze, imprevisti volteggiamenti e acrobatiche torsioni. Ma soprattutto [...] non amava gli steccati, e neppure i luoghi comuni; perciò, forse, ogni volta si lasciava sedurre, non tanto o non solo dalla potenza del ragionamento, ma sempre anche dalla sensibilità dei propri interlocutori.Per questo amava i rapporti diretti e autentici; perché amava, sopra ogni cosa, farsi attraversare da quei frammenti di esistenza che, della vita medesima, avessero saputo restituirgli tutta la fragranza e la reale potenza rigeneratrice. Quasi a voler mettere a tacere l’ansia che comunque sembrava tormentarlo, costringendolo a riflettere e a scavare. Sì, a scavare in se stesso e negli altri, spesso anche con sottile ironia. Non a caso piaceva tanto agli psicoanalisti; era infatti amico di Salomon Resnik e continuava a confrontarsi con Freud. Le sue opere sono state tradotte in molti Paesi, non solo europei. Era infatti stimatissimo anche all’estero. È stato un vero e proprio fiore all’occhiello per la cultura italiana» (Massimo Donà, “la Repubblica” 20/6/2009).