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 2011  febbraio 04 Venerdì calendario

CASA: PREMIER TRADITO DALLE REGIONI AMICHE

Berlusconi tenta il rilancio del piano casa dopo aver incassato la delusione anche dalle regioni amiche: Lazio e Piemonte, conquistate dieci mesi fa dal centro-destra, non hanno neanche approvato la legge, mentre la Campania, che pure ha cambiato colore all’ultima tornata elettorale, lo ha approvato poco prima di Natale e non si è ancora messa in moto. E dire che i neogovernatori avevano solennemente assunto con il premier l’impegno a «rovesciare» subito, appena eletti, le leggi punitive sugli ampliamenti edilizi varate dai predecessori e far partire finalmente i lavori con stanze e stanzette in più sul proprio territorio.

Fedele all’impegno preso a Roma alla vigilia del voto di fare del piano casa il primo punto della piattaforma del nuovo governo è stata, di fatto, solo la Calabria: ad agosto Scopelliti aveva già la sua legge, disegnata sul modello dell’intesa iniziale tra stato–regioni, ma pronta a recepire la novità della Scia (segnalazione certificata di inizio attività) nazionale che è arrivata a luglio 2010 con la legge Brunetta-Calderoli e permette di far partire i lavori il giorno dopo la presentazione della domanda.

La Calabria doveva però rimediare in fretta a una situazione di totale emergenza: aveva soltanto una legge–manifesto, inapplicabile, varata dall’ex governatore Loiero sotto la scure del commissario mandato da Raffaele Fitto.

La Campania ha un nuovo testo Caldoro entrato in vigore neanche un mese fa: una valanga di correzioni alla vecchia legge in molti punti ancora oscure, tanto che tutti aspettano le linee guida già promesse per cominciare a presentare le domande.

Nel Lazio il disegno di legge che aprirebbe agli ampliamenti anche nei condomini è stato varato dalla giunta a ottobre ma è ancora in commissione e l’assessore all’Urbanistica, Luciano Ciocchetti, spera in un voto entro questo mese. In Piemonte la giunta Cota sta soffrendo per l’ostruzionismo dei "grillini" del Movimento cinquestelle che bloccano da settimane il consiglio proprio sul piano casa.

Qualche soddisfazione in più il Cavaliere l’ha avuta da altre due regioni amiche: il Veneto e la Sardegna. Grazie a una legge permissiva, non troppo ostacolata dai vincoli comunali, Zaia vanta il primato assoluto dei mini-cantieri: 12mila quelli censiti solo nei primi nove mesi del 2010. Anche Cappellacci può parlare di successo. «Abbiamo registrato più di cinquemila domande tra richieste di ampliamento di edifici esistenti e istanze di demolizione e ricostruzione», informa l’assessore all’urbanistica Nicolò Rassu, che fa sapere di avere allo studio anche una proroga del termine in scadenza a maggio. Numeri che altre regioni con leggi comunque permissive come la Lombardia, ad esempio, si sognano.

Da dove può ripartire allora l’azione del governo? La strada è molto stretta: da un lato perché sull’edilizia Berlusconi dovrà sempre fare i conti con una competenza regionale non scavalcabile, dall’altro perché le vie della semplificazione a livello centrale sono già state tutte tentate. Senza grandi risultati.

Il decreto legge di semplificazione promesso già nell’intesa stato–regioni di aprile 2009, formalmente, non è mai arrivato. Ma di fatto la spallata alle procedure il governo ha provato a darla inventandosi la Scia, per lavori sprint da far partire il giorno dopo senza attendere neanche i trenta giorni della Dia (denuncia di inizio attività) che serviva per il piano casa. Ma il colpo di mano successivo, quando la Scia è stata introdotta per decreto anche in tutte le normative regionali, sta provocando problemi: la Toscana ha fatto ricorso alla Corte costituzionale, mentre i proprietari temono il blocco dei lavori che può sempre avvenire nei primi 60 giorni. Di Scia non parla più neanche il governo: nel decreto sugli impianti rinnovabili ancora in esame è spuntata la Pas (procedura autorizzativa semplificata). Sigla nuova che da vicino ricorda tanto la vecchia Dia, perché la partenza non è immediata.

Difficile capire fin d’ora che strada potrà imboccare l’iniziativa del Cavaliere. Quella del piano casa, in fondo, non è altro che una delle pedine della più ampia partita sul federalismo che il governo gioca con le regioni.