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 2011  febbraio 03 Giovedì calendario

È L’IPAD BELLEZZA

In inglese «giornale» si dice newspaper . Beh, quel pa­per­
richiamo diretto e ine­ludibile alla carta e alle ti­pografie - potrebbe anda­r­e definitivamente in pen­sione.
E il giornale diventare, se ci permettete un brutto neologismo, il «newsPad». Questa rivoluzione mediatica, secondo molti inarre­stabile, iniziata quando i giornali sono andati in Rete, Huffington post docet, ha vissuto ieri una gior­nata epocale. Per certi versi parago­nabile al Giuramento della Sala della Pallacorda o al momento in cui James Watt depositò il brevetto della macchina a vapore.
Ruperth Murdoch, infatti, ha presentato ieri al Guggenheim di New York The Daily , il primo quoti­diano interattivo direttamente pensato per l’iPad,la tavoletta digi­tale che Apple ha venduto in oltre 15 milioni di pezzi in appena un an­no di commercializzazione. Te­nendo conto che Murdoch, con la sua «News Corporation», rappre­senta il vero colosso dell’informa­zione mondiale, si tratta di una di­scesa in campo importante. Deci­s­a e pensata con l’occhio di chi diffi­cilmente si sbaglia negli affari edi­toriali.
Anche perché non si tratta di un giornale online , almeno non nel senso in cui siamo abituati a pen­sarli. Dalle parti di Murdoch i gior­nali si vendono, ci si fida poco dei ricavi dei banner, quindi The Daily va su iPad e si compra dall’iTunes Store di Apple. Però a prezzi che nessun giornale di carta può per­mettersi: negli Stati Uniti il costo di un abbonamento settimanale è di 99 centesimi di dollaro. Se invece un lettore-crepi l’avarizia-decide di portarsi a casa un’annata intera se la cava con 39,99 dollari l’anno. E se il«numero 0»,incentrato sul­le vicende egiziane ( gli altri titoli so­no per la tempesta di neve in Ame­rica, un reportage sulle carceri,l’at­trice Nathalie Portman incinta, il SuperBall), è stato pensato per stu­pire, la vera forza di The Daily oltre a gallerie fotografiche e video in al­ta definizione, sono i contenu­­ti personalizzabili: ogni let­tore può privilegiare la copertura giornalisti­ca della propria squadra di base­ball o di basket, o del settore di pro­prio interesse, dal­l’ecologia ai roman­zi di fantascienza.
Persino la strategia editoriale non è quella classica dell’ online : nelle intenzioni della redazione capi­tanata da Jesse Angelo ( amico d’in­fanzia del figlio di Murdoch, Ja­mes, e penna di punta del Post ) non si tratta di fornire un rullo di «notizie» aggiornate allo spasimo ma qualcosa che si sfoglia davvero (c’è una funzione battezzata Car­rousel , sul modello di iTunes), che ti arriva la mattina sull’iPad e che durante il giorno cambia solo dove serve.
Insomma, Murdoch è andato al­la ricerca di un nuovo business che non abbia i difetti della Rete (dove le notizie sono vittime di un selvag­gio «copia-e-incolla»)e che non ab­bia i costi dell’editoria tradiziona­le. Per dirla con le sue parole: «Niente carta, niente rotative da milioni e milioni di dollari, niente camion». Piuttosto la scommessa che gli iPad venduti diventeranno rapidamente 40-50 milioni:«Alla fi­ne tutti ne avranno uno ». In effetti i costi per un gigante come la «News Corporation» (solo negli States ap­partengono a quella galassia Fox television, Wall Street Journal e
New York Post ) sono bassi - 30 mi­lioni di dollari per uno start up con cento giornalisti - quelli di gestio­ne meno, visto comunque che ci vorranno circa cinquecentomila dollari a settimana.
Ma ciò che conta nell’investi­mento è la speranza di aver trovato la quadratura del cerchio che tutti gli editori cercano sotto la pressio­ne digitale. Per fare qualche esem­pio: la Bild in Germania, colpita dall’emorragia di copie si è messa a vendere, se si accede da iPad, la versione digitale a un prezzo più al­to del cartaceo, ma molti lettori non l’hanno presa bene;il Times di Londra ha fatto diventare a paga­m­ento il suo sito che prima marcia­va a pubblicità (con discreti incas­si) con risultati devastanti (da qua­si due milioni di accessi giornalieri a cinquantamila abbonamenti mensili e centomila visitatori gior­nalieri). La formula di The Daily do­vrebbe evitare queste schizofrenie e dare vita a un «Rinascimento digi­tale » (Murdoch è uno che le sue idee le vende bene).
Restando con i piedi per terra, se per ora il legame fra The daily e l’iPad è strettissimo, visto che il giornale è stato pensato fianco a fianco con i cervelloni di Cuperti­no ( dov’è la sede di Apple),Murdo­ch non esclude la possibilità di muoversi anche su altri tablet (chis­sà se l’avrebbe detto anche in pre­senza di Steve Jobs che ha saltato la presentazione, causa influenza). Quanto al destino dell’iniziativa è difficile fare previsioni per un mer­cato completamente nuovo, ma dove si spingeranno in molti. Ma è certo che per gli analisti (i soliti gu­fi) l’ultima copia di carta del New York Times sarà acquistata nel 2043 e che quest’anno negli Usa al­meno 8 testate hanno chiuso ba­racca e burattini. Insomma, il gior­nalismo per vivere, e vivrà, sembra proprio destinato a trovare una nuova via, che non è di carta e non è la Rete (almeno come la cono­sciamo oggi).