Attilio Bolzoni, la Repubblica 4/2/2011, 4 febbraio 2011
Spatuzza: le stragi? Avevamo le spalle coperte - FIRENZE - Vestito tutto di nero come un prete, in preda alla sua crisi mistica e riparato dietro una spessa tenda, il sicario di mafia ha detto quello che milioni di siciliani - che di queste cose un po´ se ne intendono - hanno sempre saputo: «Non è stata Cosa Nostra a condurre il gioco e, per entrare in guerra, Cosa Nostra aveva le spalle coperte»
Spatuzza: le stragi? Avevamo le spalle coperte - FIRENZE - Vestito tutto di nero come un prete, in preda alla sua crisi mistica e riparato dietro una spessa tenda, il sicario di mafia ha detto quello che milioni di siciliani - che di queste cose un po´ se ne intendono - hanno sempre saputo: «Non è stata Cosa Nostra a condurre il gioco e, per entrare in guerra, Cosa Nostra aveva le spalle coperte». Le stragi secondo Spatuzza. Viste e commentate da uno che le ha fatte tutte. Da Capaci ai morti di Firenze, uno che era sempre lì quando scoppiava la bomba. Pentito dopo un «bellissimo percorso» (parole sue) religioso, uomo d´onore della famiglia di Brancaccio, Gaspare Spatuzza si è presentato al processo per l´attentato ai Georgofili riproponendo dal vivo la sua verità e trascinando ancora di più Berlusconi nel gorgo mafioso del 1993. Per la prima volta parla di una «trattativa» citando il premier e Marcello Dell´Utri, per la prima volta collega vecchi incontri con i fratelli Graviano al «nuovo soggetto politico» che stava nascendo diciotto anni fa, per la prima volta spiega il significato di «smossa» ricostruendo la carneficina mancata allo stadio Olimpico, cento carabinieri da uccidere nel gennaio del 1994 «per far muovere chi si doveva muovere». E non è un caso - pentiti o non pentiti, i mafiosi usano il linguaggio come un´arma, scelgono con scrupolo ogni vocabolo - se Spatuzza comincia la sua lunga deposizione nell´aula bunker chiedendo «perdono alla città di Firenze» ma soprattutto qualificandosi come un ex «terrorista». Il sicario di Brancaccio ha raccontato le stragi di Firenze e Roma e Milano come se la mafia siciliana fosse stata spinta da qualcun altro, come se Cosa Nostra fosse stata quasi costretta a mettere bombe. Bingo. Se c´era da fare un Bingo si rivolgevano sempre a lui. Così, Bingo, chiamavano i mafiosi ogni attentato con tutti quei cadaveri. Oppure dicevano tunnina, la strage dei tonni nella mattanza. «Questa tunnina non ci appartiene», ripeteva Spatuzza ai suoi capi - i fratelli Graviano - dopo ogni esplosione. E loro lo rassicuravano, gli confidavano che era tutto a posto. Rievoca in aula: «Pensavo: Capaci ci appartiene, via D´Amelio ci appartiene, ne abbiamo anche gioito, perversamente e vigliaccamente. Ma con Firenze e Roma e Milano siamo andati su un altro terreno che non è il nostro». E insiste: «Non lo dico io: è la storia di Cosa Nostra che lo dimostra». Poi riferisce ai giudici di Firenze tutto quello che gli ha spiegato Madre Natura, il capo che lui adorava come un dio, il mafioso Giuseppe Graviano. Mette in fila i ricordi, anno dopo anno e strage dopo strage. Quando, il 20 luglio del 1992 (il giorno dopo l´uccisione di Paolo Borsellino) gli disse: «Dobbiamo stare tutti uniti perché dobbiamo fare altre cose come questa.. era tutto un programma...». Quando, verso la fine del 1993, davanti al mare di Campofelice di Roccella, gli disse: «Dobbiamo fare un attentato con un po´ di morti a Roma... che era un bene che ci portavamo un po´ di morti così chi si deve muovere si dà una smossa, c´era in piedi una situazione che se andava a buon fine ne avremo tutti dei benefici, a partire dai carcerati». Quando, nel gennaio del 1994, al bar Doney di Roma, gli disse: «Abbiamo ottenuto tutto grazie alla serietà di queste persone che non erano come quei quattro cornuti dei socialisti che ci avevano venduto nel 1988. E lì che menziona la persona di Berlusconi. Io gli chiesi se era la persona di Canale 5 e lui me lo confermò e mi disse che c´era anche un suo compaesano, Marcello Dell´Utri». Sull´incontro al bar Doney ricorda ogni particolare: «Ci siamo seduti in un tavolino e abbiamo consumato qualcosa, poi Giuseppe Graviano mi ha detto ancora che "ci siamo messi il paese nelle mani grazie a queste persone ma che andava fatto l´attentato all´Olimpico per dare il colpo di grazia"…». A chi, bisognava dare il colpo di grazia? Spatuzza si contorce nei ragionamenti e si confonde: «Lo stiamo dando a chi, chi...». Poi aggiunge: «Non a chi ha portato avanti la trattativa... ci sono questi due nomi che mi sono stati riferiti (da Giuseppe Graviano ndr). Berlusconi e Dell´Utri, quindi a questo punto sono loro gli interlocutori». È più preciso un quarto d´ora dopo, quando racconta di certe chiacchiere fatte in carcere - nel 2004 - con Filippo Graviano, l´altro fratello: «Mi diceva che dovevamo far sapere a Giuseppe che se non arrivava niente da dove doveva arrivare, dovevamo cominciare a parlare con i magistrati». Chi doveva far arrivare qualcosa alla mafia di Palermo? Spatuzza: «Io so chi è il mittente, ho collegato quei discorsi con l´incontro al bar Doney di tanti anni prima e con i nomi che mi aveva fatto Madre Natura». Berlusconi e Dell´Utri. Dopo tanti «Bingo» la bomba dell´Olimpico non esplose per qualche difetto del telecomando o per qualche mistero che non conosceremo mai. E che non conoscerà mai neanche questo Spatuzza travestito da prete, che descrive come confezionarono l´ordigno - condito con tondini di ferro tagliati a lamelle per massacrare il maggior numero di carabinieri - e che oggi giudica quell´attentato così: «Nemmeno i talebani sono arrivati a fare cose di questo tipo». Dopo il fallito attentato finirono anche le stragi, in contemporanea con la nascita del nuovo partito di Forza Italia. È in quei giorni che i Graviano furono catturati a Milano. Probabilmente su mandato e su soffiata. Gaspare Spatuzza lo sospetta ma niente sa. Come per il resto, che è tutto un «sentito dire» da quei due, i Graviano. Dentro il bunker di Firenze ha fatto la sua figura di ex sicario pentito. Molto preciso, scrupoloso. Molto verosimile. Che poi le cose siano andate come gliele hanno raccontate, questo è tutt´altro discorso. S´indaga inutilmente da quasi vent´anni.