Liana Milella, la Repubblica 4/2/2011, 4 febbraio 2011
Ruby, no della Camera alle perquisizioni e la maggioranza tocca quota 315 - ROMA - Da Montecitorio a Milano, con il bollo dell´incompetenza
Ruby, no della Camera alle perquisizioni e la maggioranza tocca quota 315 - ROMA - Da Montecitorio a Milano, con il bollo dell´incompetenza. E con numeri (315 sì del centrodestra, 298 no del centrosinistra, il futurista Barbareschi astenuto, ma lui parla di svista) che scatenano gli auto-applausi dei berlusconiani. Berlusconi non c´è, ma se fosse stato presente il governo avrebbe toccato l´agognato tetto dei 316 voti. Alle 19 e quattro minuti il Rubygate smette di essere un caso per Montecitorio. L´aula ratifica la decisione della giunta per le autorizzazioni e sposa la tesi degli avvocati del Cavaliere (Niccolò Ghedini arriva a venti minuti dal voto): Milano non poteva chiedere di autorizzare la perquisizione di Spinelli perché la concussione è «un reato ministeriale». Se Berlusconi l´avesse commesso, vestiva i panni del premier (così, tra gli applausi, argomenta il pidiellino Maurizio Paniz). Quando telefonò in questura era convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Tesi che scatena le ironie più pesanti. Del finiano Nino Lo Presti: «Il giorno dopo aver liberato Ruby il premier doveva informare Napolitano dello scampato pericolo con l´Egitto». Della pd Donatella Ferranti: «Cari colleghi della maggioranza, se credete che Berlusconi era convinto di avere davanti a sé la nipote di Mubarak, beh, allora preoccupatevi perché significa che può credere a ogni cosa». Del capogruppo Pd Dario Franceschini: «La prossima volta non la mandi da una prostituta perché lo zio potrebbe prenderla male». Quattro ore di dibattito, mogio e a banchi deserti all´inizio, ad aula piena e grande parterre di ministri (ma il leghista Maroni se ne sta con la Lega) quando parte la diretta tv. Berlusconi telefona a Paniz appena ha finito di parlare per congratularsi di un´arringa che scatena l´opposizione. L´«oooohhhhhh» si fa urlo quando sostiene che «il governo ha inasprito le pene contro la prostituzione». Diventa «nooooooo» quando afferma «non siamo stati noi a essere andati a patti con la mafia», è un «bastaaaaa» quando contesta Milano per «un´inchiesta da un milione di euro, con 150mila intercettazioni», diventa «buuuuu» quando contesta le 389 pagine dell´invito a comparire «con carte private che non sarebbero mai dovute entrare in Parlamento». La presidente del Pd Rosy Bindi, da sinistra, agita con insistenza la sciarpa bianca. Da destra il pdl Lucio Barani, fans scatenato di Craxi che non esce mai senza un garofano rosso nell´occhiello, lo agita in modo sessualmente allusivo. Prima ammette, «sì, ce l´avevo con lei, credo che le piacerà», poi parla di «equivoco». Le donne del governo ci sono tutte, Santanché, Roccella, Martini, Ravetto, Meloni, Carfagna, Gelmini. Ascoltano l´affondo di Di Pietro che parla di «atto illegale, incostituzionale, una prevaricazione, con Berlusconi che vuole sostituire al suo giudice naturale il Parlamento». La leghista Lussana («La politica esca dalla rissa del fango»). Ministri impietriti, Tremonti, La Russa, Romani, Brunetta, Matteoli, Rotondi. Alfano non trova posto. Buttiglione invita il Cavaliere a difenderesi «nel processo e non dal processo». Tabacci (Api) lo irride «per aver trascinato l´Italia nel ridicolo». Arriva la Bongiorno appena mamma. Franceschini elenca le leggi vergogna e scatena i suoi: «Berlusconi si dimetta, sta facendo male all´Italia». Dirà Bersani: «Sono alle tecniche di sopravvivenza, con un voto in più la sostanza non cambia». Ma loro sono entusiasti. Soprattutto quelli di Iniziativa responsabile. Dice Saverio Romano: «Siamo a 319, Berlusconi via, Barbareschi, gli assenti Tanoni e Melchiorre. Abbiamo stravinto».