Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 03 Giovedì calendario

LA VITTORIA DI MADDALENA, RIAPRE IL PROCESSO ROSTAGNO —

Non sono i «cento passi» di Cinisi, ma richiama la stessa pressione per la riapertura del processo sul delitto di Peppino Impastato il corteo che ieri ha percorso duecento metri da piazza Vittorio Veneto per raggiungere il palazzo di giustizia di Trapani seguendo una ragazza minuta e tenace, Maddalena, la figlia di Mauro Rostagno. Un corteo per la prima udienza di un processo alla mafia avviato 22 anni dopo l’agguato. E solo perché con 10 mila firme raccolte anche grazie all’associazione «Ciao Mauro» due pubblici ministeri come Antonio Ingroia e Gaetano Paci sono riusciti a sfarinare la trama dei depistaggi orientati sulla «pista interna» della comunità Saman. «Miopie investigative» addebitate senza perifrasi ad alcuni carabinieri e ad alcuni loro colleghi. Ottenendo infine il rinvio a giudizio del presunto killer, Vito Mazzara, e del presunto mandante, Vincenzo Virga, il boss ieri collegato in video conferenza dal carcere di Parma. Un boss all’epoca agli ordini di Francesco Messina Denaro, il padrino morto nel suo letto e padre di quel Matteo che, da latitante numero uno di Cosa Nostra, finisce per proiettare pure la sua ombra su questa oscura pagina giudiziaria. Oscura perché segnata perfino dalla «sparizione di un frammento di uno dei bossoli raccolti dopo il delitto» , come rivela Paci, deciso a andare fino in fondo con Ingroia: «Qui c’è solo un pezzo di verità» . Ecco la mobilitazione che è riuscita a creare la «piccola» Maddalena, 16 anni al momento del delitto maturato a due passi dalla comunità dove il sociologo era approdato dopo l’impegno in Lotta Continua con Adriano Sofri e alcune esperienze in oriente. Un ritorno nella sua Sicilia con Chicca Roveri, la mamma di Maddalena, ieri costituitasi parte civile, come la prima moglie, l’altra figlia, Monica, e la sorella di Rostagno. Ed è naturale che, seppure con avvocati diversi, i familiari vogliano sostenere l’accusa alla ricerca della verità. Ma, sulla loro scia, a Trapani ieri hanno provato a fare lo stesso piccoli e grandi comuni, associazioni antiracket e gruppi di volontari, l’ordine dei giornalisti, Regione, Provincia, consorzi e Confindustria. Tutti vicini ai ragazzi che sfilavano per strada, poi in aula. Accanto a Margherita Asta, la sorella dei due bimbi dilaniati nel 1985 da una autobomba con la loro mamma, un attentato dal quale riuscì a salvarsi l’allora giudice Carlo Palermo. Era quella la città degli scandali su mafia, politica e massoneria svelati da Rostagno su una Tv privata, trasformando in cronisti i ragazzi di Saman, la comunità creata da Francesco Cardella, un «guru» sul quale si scaraventò l’errata pista interna coinvolgendo perfino Chicca Roveri, prima arrestata, poi scagionata. Adesso Maddalena, affilata e diffidente, ringrazia gli «inquirenti perbene» , ma è un modo per sottolineare lo spessore dei depistaggi. Come fanno tanti arrivati qui per sostenerla. A cominciare da un medico palermitano, Fulvio Pedone, che se la vide affidare spesso quando aveva un anno: «Mauro e Chicca partivano per le manifestazioni e io portavo la bimba a mia madre...» . Flash e ricordi di amici e «compagni» . Come Giuseppe Barbera, il più grande esperto di botanica dell’isola, e altri professori universitari che nel Sessantotto prendevano lezioni di politica da Rostagno e Sofri. Un po’ come accadde a Stefano Vivacqua, l’esame di sociologia sostenuto con Rostagno professore, e ieri in toga, da avvocato dello Stato, in rappresentanza della Regione siciliana «contro la perniciosa presenza della mafia che ha violato l’immagine, l’economia, lo sviluppo...» . Altra costituzione di parte civile che segna un prima e un dopo nella città scelta come sfondo per le prime serie della «Piovra» , per una fiction che sembrava specchio della realtà.
Felice Cavallaro