Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 03/02/2011, 3 febbraio 2011
«DON EVALDO, I CONTI IOR. COSI’ COPRIVA ANEMONE» —
Oltre un milione di euro l’anno di lavori non fatturati. Per accontentare gli amici che poi lo hanno ricompensato con appalti e «commesse» per oltre 75 milioni il costruttore Diego Anemone non badava a spese. E quando si trattava di occultare soldi si rivolgeva al suo amico don Evaldo Biasini, l’economo della Congregazione del Preziosissimo Sangue che avrebbe custodito anche i «50.000 euro cash» poi consegnati a Guido Bertolaso. Gli atti processuali dell’inchiesta sui «Grandi Eventi» rivelano come decine di operazioni finanziarie siano passate sui conti correnti intestati allo Ior, la banca vaticana. E soprattutto svelano come le ristrutturazioni gratuite nelle case dei potenti siano costate decine e decine di migliaia di euro. Come quelle per l’allora capo della Protezione Civile che in due anni avrebbe ottenuto interventi nei suoi appartamenti per oltre 160.000 euro. Le Usb di don Evaldo Il «programma di gestione contabile» che il sacerdote conservava su alcune chiavette Usb ha consentito di scoprire la gestione diretta di almeno 50 conti correnti, dei quali tredici erano intestati allo Ior e servivano a movimentare soprattutto valuta straniera. L’interesse dei pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi si è concentrato soprattutto sui risultati dell’ispezione della Banca d’Italia sui sei conti che l’economo gestisce presso la Banca delle Marche, la stessa utilizzata da Anemone per prelevare i soldi utilizzati per comprare gli appartamenti all’allora ministro Claudio Scajola, al generale dei servizi segreti Francesco Pittorru, al genero del funzionario del ministero dei Trasporti Ercole Incalza. È stato infatti scoperto che tutti i protagonisti della «cricca» li utilizzavano per occultare parte del proprio denaro. Su un conto di transito vengono veicolati circa 7 milioni di euro fino al 2009 mentre su un altro deposito ordinario si registrano le movimentazioni più consistenti. Scrivono gli ispettori di Bankitalia: «Tra il 3 marzo 2006 e il 7 giugno 2010 sono stati movimentati circa 18 milioni di euro. In ingresso spiccano cospicui versamenti postali per complessivi sette milioni e mezzo. Da segnalare un bonifico di 100 mila euro proveniente dallo Ior. In uscita figurano prelevamenti in contanti per oltre quattro milioni di euro» . I bonifici dello Ior Nuovi accertamenti sono in corso anche sulle annotazioni trovate nell’archivio dell’Economato perché dà conto di tre depositi «dedicati» allo stesso Anemone e quattro a Rosanna Thau, la moglie del Provveditore ai Lavori Pubblici Angelo Balducci. Nel 2007 l’imprenditore movimenta circa 309 mila euro. Addirittura il doppio li muove l’anno successivo quando compie operazioni di entrata e uscita per quasi 650 mila euro. E 253 mila nel 2009, sempre tramite il fidato don Evaldo. Ruolo chiave, sia pur inconsapevole, il prete missionario lo avrebbe avuto — secondo l’accusa — nella consegna della tangente da 50.000 euro a Guido Bertolaso, che avrebbe preso i soldi il 23 settembre 2008. Sinora erano state rese note le intercettazioni telefoniche prima dell’appuntamento, con Anemone che parla con il sacerdote e gli chiede una somma, spiega che gli servono più dei 10.000 euro che il prete ha in cassaforte. Adesso, negli appunti di don Evaldo c’è un’annotazione precisa: «Anemone ritira "cash", 50.000» che risale al giorno prima dell’appuntamento tra il costruttore e il capo della Protezione Civile. I magistrati stanno adesso valutando la possibilità di trasmettere questa parte di inchiesta a Roma con l’ipotesi di riciclaggio. Marmi per Bertolaso Non ci sono soltanto i soldi e gli incontri sessuali al salaria Sport Village tra le «utilità» che sarebbero state concesse a Guido Bertolaso. Gli accertamenti sull’ormai famosa «lista Anemone» svolti dalla guardia di Finanza hanno elencato i soldi spesi e non fatturati da Anemone per ristrutturazioni di lusso in numerose abitazioni, comprese quelle del capo della Protezione Civile. Per la dimora dei Parioli e quella di via Giulia che gli fu messa a disposizione Anemone spese 75.000 euro più altri 20.000 nel 2005 e quasi 170.000 euro nel 2006 per un totale di circa 260.000 euro. Nuovi esborsi che il diretto interessato aveva sempre negato. Alla voce «omaggi» per il 2005 figura invece il cognato di Bertolaso, Francesco Piermarini per una cifra tonda di 12.000 euro senza altre specifiche. Funzionari e prelati È lungo l’elenco di chi avrebbe ottenuto questo tipo di favori. Oltre all’appartamento di colle Oppio con vista sul colosseo l’ex ministro Claudio Scajola potè contare su lavori per 118.000 euro nel 2005 e 16.500 nel 2006. Ben più alto il conto per il generale Francesco Pittorru con circa 200.000 euro tra il 2006 e il 2007. Si tratta di personaggi che avrebbero ripagato Anemone con la concessione di appalti e incarichi. Fu proprio Angelo Balducci, quando era Provveditore, a gestire i lavori da compiere per conto del Viminale inviando le imprese di Anemone a casa di prefetti e questori tra cui l’allora ex vicecapo della polizia Antonio Manganelli, ma anche del generale della Finanza Paolo Poletti. Ruolo chiave, secondo i magistrati, nel sistema di favori l’avrebbe avuto Gaetano Blandini, il direttore generale per il Cinema del ministero per i Beni culturali: nel 2006 Anemone fece lavori nella sua abitazione per un totale di 85.000 euro e altri 30.000 furono compiuti nel 2007. Ristrutturazioni gratuite anche per monsignor Camaldo per un totale, nel 2005, di oltre 30.000 euro. Per tutti non badava a spese il costruttore Anemone, ma poi ometteva di registrare le fatture e con gli esborsi «in nero» cercava di pareggiare i conti.
Fiorenza Sarzanini