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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

TRE LETTERE AL MANIFESTO (CON REPLICA) DOPO L’INTERVISTA PUBBLICATA A CESARE BATTISTI


MI VERGOGNO DEL GIORNALE
Come lettore del "manifesto" mi è accaduto diverse volte negli anni di leggere articoli o interventi che non mi sentivo di condividere. Non mi è mai successo, tuttavia, di vergognarmi del giornale a cui in varie occasioni mi è accaduto di collaborare. Fino a oggi; fino alla lettura dell’incredibile intervista a Battisti, ripresa è vero dal settimanale "Brasil de Fato", ma pubblicata con grande rilievo e senza avvertire il bisogno di prendere le distanze. A parte l’infimo livello intellettuale e culturale, oltre che morale, che emerge da ogni parola dell’intervista, mi chiedo fino a quando su simili personaggi (per i quali la sinistra ha pagato indebitamente un prezzo altissimo) non potrà calare un dignitoso silenzio.
Mario Lavagetto

UN CERTO RIBREZZO
Gentile direttrice, vi leggo dalle origini e sono abbona- to da moltissimi anni, ma mi ha sempre suscitato un certo ribrezzo la vostra costante difesa senza riser- ve e ad ogni costo dei terroristi as- sassini, non ultimo, certamente, Ce- sare Battisti. La tentazione di non rinnovare l’abbonamento è spesso stata assai forte e non è detto che non si traduca in atto compiuto. Salvatore Callari

DOVÈ IL GIUDIZIO CRITICO?
Abbiamo letto giovedì l’intervista a Cesare Battisti pubblicata in anteprima sul "manifesto" e in uscita sul settimanale "Brasil do Fato". I contenuti ci sembrano deliranti (...) e prosegue su questo tono dichiarandosi perseguitato e «anarcocomunista» (è ridicolo e qualcuno dovrebbe spiegargli che marxisti e anarchici si sono separati, in Italia, sin dal 1892). Niente dice sui delitti per i quali è stato condannato e nulla, naturalmente, sulle vittime. Probabilmente Battisti si vuole accreditare come una specie di partigiano nell’Italia degli anni ’70 e paragonarsi così ai guerriglieri brasiliani che in quegli anni combattevano, loro sì, contro una feroce dittatura. (...)
Abbiamo contestato, nel limite delle nostre possibilità, la troppo comoda e propagandistica canea anti-brasiliana delle settimane scorse, ma dobbiamo respingere con altrettanta fermezza le posi- zioni di quanti, con ambigue inter- viste o dichiarazioni (per esem- pio Scalzone) fanno tentativi per attenuare o addirittu- ra per “comprendere” le pesantis- sime responsabilità di chi ha feri- to e assassinato.
Non critichiamo il "manifesto" per aver pubblicato questo testo, ma siamo fermamente convinti che, pubblicandolo, doveva, co- munque, accompagnarlo con un giudizio aspramente critico, dalla parte di guido rossa, di Guido Galli, di Emilio Alessandrini, del- le vittime di piazza Fontana e di piazza della Loggia e di tutti gli altri.
Cari saluti.
Piero Basso, Vittorio Bellavite

Un momento. L’indignatissimo Mario Lavagetto è un esperto del lin- guaggio troppo raffinato per non capire che aver pubblicato, senza “av- vertire il bisogno di prendere le distanze”, l’intervista del settimanale brasiliano a Cesare Battisti non significa affatto che il "manifesto" sia d’accordo con quello che l’intervistato ha detto ai suoi intervistatori (al- meno non con tutto). Se il personaggio è sgradevole o peggio (spregevo- le), non è detto che tutto quello che dice sia falso e “incredibile” o, come scrivono Piero Basso e Vittorio Bellavite, "delirante" (al di là del lin- guaggio). La posizione del "manifesto" sul caso Battisti è, mi sembra, chiarissima e lineare: Battisti non ci piace per nulla, ma riteniamo che il caso della sua estradizione vada oltre “l’infimo livello intellettuale e culturale oltre che morale” del personaggio e "i contenuti deliranti" del- la sua intervista. E si inserisca, o dovrebbe inserirsi, in un dibattito se- rio, sempre eluso finora, sugli anni di piombo e sull’uscita da quel peri- odo fatto di politica emergenziale e leggi speciali (denunciate anche da Amnesty e non solo da Battisti). Uscita di cui non c’è traccia non solo nelle ridicole reazioni del ministro Benito La Russa, che minaccia di spezzare le reni al Brasile, ma anche nella civile e tuttavia sempre elusi- va lettera del presidente Giorgio Napolitano, che non fa il minimo cen- no, al contrario di quanto ha ricordato Franco Corleone sul "manife- sto" del 12 gennaio, delle vere ragioni giuridiche alla base del rifiuto op- posto dall’ex-presidente Lula a concedere l’estradizione dell’ex-terrori- sta italiano: la vigenza dell’ergastolo in Italia e la mancata firma del- l’Italia del protocollo addizionale della Convenzione contro la tortura. Ragioni giurdiche fondate sul dettagliato parere dell’avvocatura dello stato brasiliano e richiamate anche, non a caso, nella cortese ma fer- ma risposta della neo-presidente Dilma alla lettera di Napolitano. Quindi, in questo caso, il solito «cappelletto» di presa di distanza avreb- be magari spiegato il senso della pubblicazione dell’intervista ma sa- rebbe stato, a mio giudizio, inutile e un po’ peloso. Battisti è un perso- naggio squallido ma il problema posto dalla sua eventuale estradizio- ne e perfino dalla sua «incredibile» e «delirante» intervista, è reale.
Maurizio Matteuzzi