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 2011  febbraio 02 Mercoledì calendario

IL CONTO SALATO DEL SOLARE. BOLLETTE PIU’ CARE DEL 10% - I

satelliti dell’Agenzia spaziale italiana controlleranno dall’alto dei cieli i campi fotovoltaici disseminati lungo la penisola. Glielo ha chiesto il Gestore del servizio elettrico che non può monitorare le oltre 200 mila installazioni per produrre energia elettrica dal sole e perciò titolari di ricchissimi incentivi di Stato. Una manna per i proprietari, un onere di 88 miliardi di euro per la bolletta degli italiani nei prossimi vent’anni: una tassa di fatto, superiore al 10%della bolletta elettrica nazionale e tuttavia non dichiarata dal governo che promette nucleare e meno tasse per tutti. L’ufficio del Gestore, guidato da Nando Pasquali, ha non più di una settantina di squadre di ispettori: troppo poco per verifiche a tappeto, ma abbastanza per constatare come, nel primo campione, almeno un terzo degli impianti fotovoltaici autocertificati realizzati (per accedere agli aiuti in scadenza al 31 dicembre scorso) fosse in realtà tutto da finire. Tra illeciti penali e sprechi del denaro dei consumatori, la green economy in salsa di pomodoro sta minando la credibilità sia della via d’uscita ambientalista dalla recessione che la delega della produzione al capitalismo diffuso al di fuori di qualsiasi piano energetico nazionale. A rendere gigantesca la speculazione è stato soprattutto il governo di Silvio Berlusconi che, da ministro dello Sviluppo economico a interim, vi ha anche personalmente contribuito accogliendo nel decreto dell’agosto 2010 l’impostazione del capo dipartimento energia, Guido Bortoni, che aveva recepito la linea delle lobby del fotovoltaico e che, da presidente designato dall’Autorità per l’energia, nell’audizione di ieri alla Camera si pone il problema di come diminuire l’iniquità del prelievo sui consumatori a favore delle rinnovabili senza peraltro indicare soluzioni. Ma andiamo con ordine. Gli incentivi al fotovoltaico vengono istituti dal governo Prodi il 19 febbraio 2007, su proposta del ministro dello Sviluppo economico, Pierluigi Bersani. Si tratta, in media, di 435 euro per megawattora (Mwh). L’incentivo, posto a carico della componente A3 della bolletta elettrica, viene limitato a una capacità produttiva massima di 1200 MW destinata a generare 1,5 milioni di Mwh l’anno entro il 2010. A regime, l’onere per i consumatori sarebbe stato di 652,5 milioni di euro l’anno per 20 anni, in totale 13 miliardi nell’intero tariffe periodo. Una cifra assai rilevante, giustificata con la necessità di introdurre l’Italia in un settore produttivo nel quale era rimasta indietro rispetto, per esempio, alla Germania. Con il ritorno di Berlusconi a palazzo Chigi, il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, svuota i limiti posti da Bersani, che prevedeva ulteriori installazioni incentivate per 18 mesi una volta raggiunti i 1200 Mw, ma senza garanzie sull’entità del premio. Ad agosto, nel decreto che riformula la materia, il premier-ministro non corregge Scajola, ormai ritiratosi dopo le rivelazioni sui suoi rapporti con la Cricca, e opera una modesta riduzione degli incentivi per gli impianti fotovoltaici che il progresso tecnologico rende meno costosi. Secondo il Gestore del servizio elettrico, la riduzione lascia gli incentivi a un livello comunque più che doppio rispetto a quelli tedeschi. Un successivo codicillo, inserito nel decreto «salva Alcoa» (dal nome dello stabilimento sardo di alluminio che rischiava la chiusura), estende il vecchio incentivo di 435 euro agli impianti installati al 31 dicembre 2010 ma non ancora allacciati alla rete elettrica nazionale. L’avvenuta installazione è autocertificata e le false dichiarazioni abbondano. Il conto è salato: da 1200 Mw si sale a 7 mila con un peso nella bolletta che balza da 0,6 a 3,8 miliardi l’anno. Con i 1500 altri Mw che verranno installati nel 2011 con incentivo ridotto (ma di poco), l’onere per i consumatori sale a circa 4,4 miliardi l’anno, ben oltre il 10%dell’intera spesa elettrica nazionale. Nei vent’anni di durata dell’incentivo arriveremo gli 88 miliardi indicati all’inizio. Gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico in relazione al taglio delle emissioni di anidride carbonica dettato dal Protocollo di Kyoto, l’Italia avrebbe dovuto avere 8 mila Mw di fotovoltaico operativi nel 2020. Ci arriva con 9 anni di anticipo per assicurare a chi ha vinto la lotteria una rendita ventennale a spese di tutti gli altri cittadini su impianti che tra poco saranno superati.
Massimo Mucchetti