ENRICO FRANCESCHINI, la Repubblica 2/2/2011, 2 febbraio 2011
UN CLICK SUL QUADRO L´ARTE NON HA SEGRETI
Nel cielo di "Notte stellata", uno dei capolavori di Vincent Van Gogh, fra una pennellata di blu e una di celeste, c´è un taglio, una crepa, una fessura impercettibile, forse scavata dallo scalpello dell´artista, che non si vede ad occhio nudo: nemmeno arrampicandosi in punta di piedi, neppure se si è soli, indisturbati, davanti al quadro, nella sala del MoMa, il Museum of Modern Art di New York, in cui è esposto. Ma adesso quella fessura è sotto gli occhi di tutti, da qualunque punto del mondo, senza muoversi da casa propria, alla impercettibile distanza di un click del mouse.
È una delle innovazioni introdotte da Art Project, Progetto Arte, l´ultima iniziativa di Google, il motore di ricerca che sta diventando sempre di più il motore del pianeta, di tutto ciò che esiste sulla terra.
Dopo un anno e mezzo di preparativi, il nume tutelare (insieme a Facebook, d´accordo) di internet ha annunciato ieri il nuovo programma in una conferenza stampa alla Tate Britain di Londra. La Tate è uno dei diciassette grandi musei, sparsi in undici città di nove paesi, che partecipano al progetto: ci sono fra gli altri il Moma, il Metropolitan e la Frick Collection di New York, la National Gallery di Londra, l´Ermitage di San Pietroburgo, la Galleria Tretyakov di Mosca, il Van Gogh di Amsterdam, gli Uffizi di Firenze. Google ha spedito i suoi ingegneri informatici e le sue telecamere a digitalizzare oltre mille opere di 486 artisti in 385 sale di esposizione. Ora tutti quei tesori, dal Rinascimento all´arte moderna, dalla Venere di Botticelli a Rembrandt a Picasso, possono essere visionati sul sito googleartproject.com. Ma visionati è dir niente. Si può entrare "dentro" ai quadri con lo zoom, ingrandendoli; e nel caso di diciassette immagini simbolo, una per museo, fotografate a una risoluzione particolarmente alta chiamata in gergo gigapixel (7 miliardi di pixel), si possono vedere cose che noi umani, a occhio nudo, non abbiamo mai visto, neanche scrutando un quadro dal vivo.
Ogni opera è corredata di dati e link, ciascuna dispone di congegni interattivi che permettono per esempio al visitatore di formare la propria "collezione privata" e condividerla con gli amici. E si può letteralmente gironzolare all´interno dei musei, grazie al sistema street smart, lo stesso con cui Google ha filmato ogni strada del pianeta: un tour virtuale che non ha molto da invidiare a uno reale. Non c´è bisogno di sgomitare, per dirne una.
«Internet ha cambiato il mondo dell´arte, ma questo è un altro grande passo avanti», dice sir Nicholas Serota, direttore della Tate. Il rischio che la gente non visiti più i musei, accontentandosi della comoda visione virtuale, non esiste, sostiene Cristina Acidini, direttrice degli Uffizi: «È dimostrato che iniziative del genere aumentano anziché diminuire il turismo culturale. Dopo che hai potuto vedere un quadro sul web, ti viene più voglia di andare in un museo». Ma ci sono anche quelli che, a Firenze o a New York, non potrebbero andare mai: «Quelli come ero io da bambino, come milioni di giovani sudamericani o africani, che ora invece potranno essere ispirati dai grandi maestri dell´arte mondiale, semplicemente entrando in un internet-caffè e cliccando sul nostro sito», commenta Nelson Mattos, l´ingegnere brasiliano coordinatore del progetto.
Col tempo, Google amplierà l´offerta mettendo sul sito altri musei, altre opere d´arte, come ha fatto e continua a fare con i milioni di libri delle grandi biblioteche del mondo. Ed è tutto gratis, per l´internauta, s´intende: senza ritorni commerciali, almeno non diretti, per l´azienda californiana. «Fa parte del nostro impegno a trasportare in rete la cultura della terra», assicura l´ingegnere-capo. Forse c´è anche un Grande Fratello buono, dopotutto, non solo quello cattivo.