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 2011  febbraio 03 Giovedì calendario

GRANDI BANCHE IN ALLARME È TORNATA LA BOMBA ZALESKI

Di questi tempi Romain Zaleski può dedicarsi in santa pace al bridge. Un passatempo, anzi, uno sport, che pratica con ottimi risultati. É considerato tra i migliori specialisti nazionali e a dicembre ha vinto un trofeo prestigioso come la Coppa Italia. Ma mentre Zaleski gioca, i banchieri che gli hanno prestato oltre 5 miliardi di euro si preparano a una trattativa sul filo del rasoio.
La minaccia
del bilancio
C’È DA APPROVARE il bilancio 2010 della Tassara, la holding che ai bei tempi, prima dello sboom delle Borse del 2008, Zaleski ha imbottito di azioni con i soldi generosamente offertidagliistitutidicredito,inprima fila Intesa Sanpaolo e poi Unicredit. Il problema, in estrema sintesi, è il seguente. A fine 2011 scade l’accordo del dicembre 2008 con cui le banche hanno consolidato i debiti del loro affezionato cliente, impegnandosi a non chiederne il fallimento.
Se l’intesa verrà rinnovata, Tassara potrà varare un bilancio 2010 nelpresuppostodellacontinuità aziendale. In caso contrario, sarà difficile fare a meno di considerare l’ipotesi della liquidazione della società, che al momento è gravatadacirca3,1miliardididebiti. Le azioni verrebbero messe sul mercato e per le banche sarebbero guai. Infatti, i titoli, tra cuiil2,5percentodiIntesa,l’1,1 per cento di Mediobanca e lo 0,6 per cento di Generali, sono in portafoglio a valori molto superiori a quelli di mercato. Le partecipazioni quotate valgono inBorsapocomenodi1,9miliardi, ma sono iscritte in bilancio per 3 miliardi di euro circa. La vendita farebbe quindi con ogni probabilità emergere forti perdite. Risultato: la Tassara andrebbe incontro al fallimento. E i creditori, cioè le banche, con la cessione delle azioni ricevute in pegno recupererebbero solo in parte i loro prestiti. Ecco perchè va rinnovato in fretta l’accordo di consolidamento dei debiti, in gergo tecnico “stand still”. In caso contrario verrebbe innescata la bomba della liquidazione, con centinaia di milioni di potenziali perdite per le banche creditrici.
Chi vuole salvare
ancora la Tassara
I RISCHI PIÙ GROSSI li corre Intesa, esposta verso la Tassara per oltre 1,4 miliardi, di cui però circa 320 milioni senza garanzie. Ai tempi d’oro, con i soldi delle banche, Zaleski era diventato il secondo azionista di Intesa con una quota del 5,9 per cento, inferiore solo a quella della torinese Compagnia di San Paolo. Una miniscalata che finì al centro di molte critiche per via dell’amicizia tra il finanziere e Giovanni Bazoli, il presidente del grande istituto milanese. Subito dietro Intesa, nella lista dei grandi creditori troviamo Unicredit con quasi un miliardo di crediti tutti assistiti da garanzie, quindi ilMontedeiPaschi,230milioni di cui 50 senza garanzie, Ubi banca (173 milioni) e Popolare Milano (148 milioni). Insomma, non c’è tempo da perdere.
Sabato scorso, per lettera raccomandata, Tassara ha ufficialmente chiesto alle banche il rinnovo dell’accordo sul consolidamento dei debiti. E nei prossimi giorni entreranno nel vivo le trattative. Per quanto incredibile possa sembrare, il quasi fallito Zaleski, passato dal bridge al poker, può ancora permettersi di giocare molte carte pesanti.
Perché Zaleski
resta influente
IL CATTOLICISSIMO finanziere di origini polacche, 77 anni,sabenechelebanchefaranno di tutto per evitare la liquidazione di Tassara. Forte di questa sua posizione, già nel 2008, al momento del salvataggio del suo gruppo, era riuscito a farsi assegnare tre posti su sei nel consiglio di amministrazione della holding.Esiccome,invirtùdegli accordidigovernance,perprendere qualsiasi decisione serve il voto favorevole di cinque amministratori, Zaleski può di fatto continuare a fare il bello e il cattivo tempo.
Ecco perchè la partita sul rinnovo dell’accordo si preannuncia più complicata che mai. Nel 2008 le banche avevano piazzato alla presidenza di Tassara un manager di fiducia come Pietro Modiano, con un passato in posizioni di vertice a Unicredit e a Intesa. Ma l’amministratore delegato è rimasto Mario Cocchi, da un ventennio stretto collaboratore di Zaleski. Come raccontarono i giornali dell’epoca, già nel 2009 la vendita delle azioni sul mercato venne di fatto bloccata perchè Cocchi pretendeva che le cessioni venissero accompagnate da un opzione call. In questo modo Tassara avrebbe potuto beneficiare di un’eventuale rialzo in Borsa delle quotazioni dei titoli venduti. Alla fine non se ne fece niente e Tassara riuscì a cavalcare solo in minima parte la prima ondata di rialzo dopo i crolli del 2008. Grazie a questeprimevendite(moltemeno di quelle che le banche avevano programmato), Tassara riuscì a chiudere il bilancio 2009 in utile di oltre 200 milioni dopo il rosso di 1,3 miliardi dell’anno precedente.
La trattativa
di Modiano
ADESSO PERÒ il tempo stringe. Per questo Modiano preme per rivedere gli accordi sul governo societario. Vorrebbe più poteri per mettere fuori gioco Zaleski. I margini di trattativa sembrano però piuttosto ristretti. Il finanziere, che vive in Italia ormai da un quarto di secolo dopo una lunga carriera in Francia, può permettersi di aspettare. Le banche invece faranno di tutto per non aprire una procedura di liquidazione. E così alla fine il negoziato potrebbe concludersi con una semplice proroga dell’accordo. E tutto il resto come prima. Con Zaleski al comando. E tanti saluti ai banchieri.