Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 29 Sabato calendario

L’IDV SI TUTELA: «CAMBI CASACCA? ALLORA PAGHI»

Razzi e Scilipoti l’hanno fatta franca. Insieme a tutti quelli che una volta eletti nell’Idv di Antonio Di Pietro hanno cambiato casacca. Il comportamento di chi, eletto a destra, è passato a sinistra e viceversa è rimasto finora sempre senza conseguenze. Invece, da oggi c’è il rischio per il deputato o senatore o consigliere regionale di pagare di tasca propria. I più a rischio a questo punto sono quelli dell’Idv, il partito fra i più sedotti e abbandonati del parlamento italiano.

E questo perché nei giorni scorsi il tribunale di Roma ha emesso un decreto ingiuntivo per 24.500 euro ai danni di Giacomo Olivieri, consigliere regionale della Puglia eletto con le liste dell’Italia dei Valori alle ultime regionali.

La motivazione della sentenza è questa: il consigliere pugliese ha lasciato il partito fondato da Antonio Di Pietro senza però mantenere la promessa fatta all’Italia dei valori prima delle elezioni. E di quale promessa si trattava? Prima delle ultime regionali pugliesi, Antonio Di Pietro, forse anche perché memore degli abbandoni subiti in precedenza, specie a Roma, si era cautelato facendo firmare ai candidati una promessa di pagamento. In sostanza, i candidati, se eletti, erano obbligati a pagare una cifra di 1.500 euro al mese alle casse dell’Italia dei valori. Ma in presenza di un cambio di casacca nel corso della legislatura allora gli euro da 1.500 passavano a 3.500 al mese.

L’accordo fra l’ex magistrato di Mani pulite e i candidati del suo partito prevedeva anche una penale di 100mila euro in caso di inadempienze. Ma per questo sarà necessario un rito civile ordinario. Ma fra le inadempienze rientrerebbe anche il passaggio dall’Idv a un altro movimento politico. Tuttavia, il tribunale di Roma si è limitato al decreto ingiuntivo per 24.500 euro, che è la somma dei 3 mesi in cui il consigliere Olivieri è rimasto nell’Idv più i sei passati sotto le insegne dei Moderati e Popolari.

L’Italia dei valori, comunque, per ora non incasserà neppure un centesimo, perché il decreto ingiuntivo non è esecutivo, neanche provvisorio. Il consigliere pugliese si opporrà e da qui in avanti i tempi per un nuovo giudizio si allungheranno inesorabilmente. Il diretto interessato ha dichiarato che quella dell’Idv è «una pretesa assurda». «Non me ne occupo e non è vero che sono stato condannato. C’è un decreto ingiuntivo e a questo ci opporremo», dice Olivieri. Naturalmente, esulta l’Idv. Gianfelice Zazzera, all’epoca segretario regionale in Puglia, parla di «grande svolta». «Quella pronunciata dal tribunale – dice – è una grande novità, perché finalmente è stato riconosciuto il valore di un patto fra partito e candidato».

Naturalmente questo precedente mette le ali al partito di Di Pietro che per le prossime politiche ha già deciso di adottare lo schema pugliese: cambi casacca? Allora paghi. I Razzi e gli Scilipoti del futuro sono avvisati.