CARLO GRANDE, La Stampa 2/2/2011, 2 febbraio 2011
La balena in fondo al mare per far nascere nuova vita - C’ è qualcosa di tragico, nell’immagine della balena andata a morire sulla spiaggia del parco di San Rossore e poi riportata al largo, con tanto di zavorra per essere affondata, e che non vuole scendere sul fondo
La balena in fondo al mare per far nascere nuova vita - C’ è qualcosa di tragico, nell’immagine della balena andata a morire sulla spiaggia del parco di San Rossore e poi riportata al largo, con tanto di zavorra per essere affondata, e che non vuole scendere sul fondo. Ieri sono ripartiti alla carica, dieci miglia al largo del Comune di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, per adagiarla sul fondale a una cinquantina di metri di profondità: l’operazione è stata difficile ed è andata avanti fino a notte fonda. Prima era stata rimandata la partenza del cetaceo - già imbracato e pronto per essere trasferito, lungo 18 metri e pesante 35 tonnellate - perché le condizioni meteorologiche marine non lo permettevano: c’erano onde di due metri e un vento troppo forte. Poi la zavorra che doveva sprofondare la carcassa non si è rivelata sufficiente: le due tonnellate di panettoni di cemento (come quelli che si usano per delimitare i posteggi, con tanto di gancio per legarli) sono rimaste a galla, il corpo della balenottera, un maschio adulto, ha spiegato Fabrizio Serena, il responsabile Area Mare di Arpat (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale Toscana) ha dovuto fare i conti non solo con le leggi fisiche legate all’ingresso in acqua, ma anche con l’enorme capienza polmonare della balena e i gas di decomposizione che si sono formati all’interno. Poi il nuovo tentativo: le operazioni sono andate a rilento, la chiatta con i pesi, una dozzina di tonnellate questa volta, ha navigato lentamente, si è lavorato anche col buio, con l’animale che resisteva ad accettare – per così dire – la sua sepoltura. Oggi l’operazione è completata. Fa parte di un progetto transfrontaliero di rilevanza mondiale, perché la carcassa costituirà un microsistema ecologico prezioso, con pochi eguali al mondo: «L’affondamento è un’opportunità – dice Fabrizio Serena – intanto permette di risolvere un problema di carattere economico che il piccolo Comune di San Giuliano non era in grado di affrontare, inoltre è un esperimento unico, un animale così grosso non è mai stato affondato, gli americani e gli inglesi lo hanno fatto ma con mammiferi più piccoli». Attorno alla carcassa affondata si formeranno comunità di vertebrati e invertebrati che dalla materia organica ricaveranno abbondante nutrimento e saranno perciò attentamente monitorati. È la prima volta, a quanto pare, che un progetto del genere viene eseguito nel Mediterraneo: ci sono state esperienze analoghe nel Pacifico orientale, nell’Atlantico settentrionale e nelle acque giapponesi. A condurlo sarà l’università di Firenze grazie alle risorse del progetto transfrontaliero Gionha, capofila Arpat. Le osservazioni proseguiranno per almeno diciotto mesi (i risultati si avranno fra un paio d’anni) poi lo scheletro della balena, battezzata la «Regina del mare di San Rossore», sarà recuperato e affidato all’Ente Parco. Il resto della carcassa si dissolverà, certamente più in fretta che i resti della petroliera «Haven» e del suo petrolio affondata davanti a Genova nel 1991. Adesso non resta che sperare non si verifichino altri spiaggiamenti: l’avvicinamento di balene alla costa toscana negli ultimi tempi è frequente, si ricordano le due balenottere entrate nel porto di Portoferraio (isola d’Elba) nel 2007 e la megattera avvistata il 27 agosto scorso davanti a Forte dei Marmi e a Marina di Pietrasanta. Le spiagge di San Rossore non sono propriamente quelle della Patagonia, dove è facile trovare ossa di balena imponenti, architetture ancestrali che hanno fato da sfondo ai racconti di Francisco Coloane intitolati «Terra del Fuoco». Proprio la storia che dà il titolo alla raccolta narra di tre disperati in fuga da una miniera d’oro sulle coste dello Stretto di Magellano, che vagano senza meta e infine giungono accanto allo scheletro di una balena, dove scorgono il luccichio della polvere aurifera.