Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  febbraio 02 Mercoledì calendario

Dalla serie A alla serie C i conti in tasca al club milionario di Davos - Il New York Times ha fatto i conti in tasca ai managervip che sono appena andati a Davos, nelle Alpi svizzere, per il summit annuale del World Economic Forum

Dalla serie A alla serie C i conti in tasca al club milionario di Davos - Il New York Times ha fatto i conti in tasca ai managervip che sono appena andati a Davos, nelle Alpi svizzere, per il summit annuale del World Economic Forum. Per loro un’occasione preziosa per affacciarsi sul palcoscenico internazionale, conoscere di persona alcuni concorrenti e ascoltare il ministro del Tesoro americano Tim Geithner o il premier greco George Papandreu. "Ma quanto è costato ognuno di questi uominiDavos?", si è chiesto Andrew Ross Sorkin, autore di un bestseller sulla crisi finanziaria (Too big to fail) e celebre giornalista economico del Times. La sua risposta rischia di imbarazzare molti chief executives, specie quelli di aziende salvate con i soldi dei contribuenti, e di infastidire lo stesso Klaus Schwab, il professore tedesco che ha inventato e lanciato il World Economic Forum. Essere invitati a Davos è sicuramente un onore, ma non è certo a buon mercato. Il biglietto di ingresso per i cinque giorni costa sui 14mila euro, ma per riceverlo bisogna prima essere membri del "club" di Schwab. E, a secondo del portafoglio, si può essere membri di serie A, B, C o D: questi ultimi pagano "solo" 50mila franchi svizzeri all’anno, cioè 38mila euro. Ma la maggioranza di banchieri e industriali che vanno a Davos vogliono anche incontrare i loro colleghi di altri paesi in piccoli seminari ad hoc. E’ quindi essenziale diventare almeno membri di serie C, chiamati "Industry Associate", la cui quota è fissata in 100mila euro, cui si aggiunge il biglietto di ingresso. Se poi si vuole andare con un collaboratore bisogna iscriversi alla serie B "Industry Partner" – pagando 190mila euro più il costo dei due biglietti. E poi c’è la serie A, riservata ai capitani d’industria che arrivano con cinque collaboratori (di cui almeno una donna, per evitare un eccessivo maschilismo) e che vogliono partecipare ad altre iniziative internazionali del Forum. Per loro la quota annuale è di circa 400mila euro, oltre al prezzo dei cinque biglietti. A questa categoria di soci, chiamati "strategic partners", si aprono tutte le porte delle sessioni "private". E hanno soprattutto il privilegio di poter scorazzare con una Mercedes blu con autista affittata a 7mila euro la settimana. L’unico problema? Schwab non accetta più candidature di serie A, a meno che non vengano da società cinesi o indiane, che siano comunque tra le prime 250 del mondo come fatturato. Al di là di quote annuale e biglietti di ingresso, spiega Ross Sorkin, ci sono poi le spese logistiche. Il biglietto di andata e ritorno da New York a Zurigo costa sugli 8mila euro in prima classe, l’affitto di un jet privato sui 50mila. Per l’elicottero da Zurigo a Davos ci vogliono 2500 euro e altrettanti per il ritorno. Chi vuole approfittare del summit per invitare amici o colleghi deve essere pronto a pagare salato: un cocktail di un’ora per 6080 invitati costa 6mila euro. Molti dicono che l’importanza dell’appuntamento Davos è calata e che i cinque giorni nelle Alpi non sono più così proficui come una volta. Altri sostengono l’opposto. Quel che è sicuro è che il "club" di Davos è il più esclusivo del mondo e ha trasformato il sogno di Schwab anche in un ottimo business: il bilancio del suo forum è di 135 milioni di euro all’anno.