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 2011  febbraio 02 Mercoledì calendario

Obama incassa e lo incalza “Subito dialogo e transizione” - La scelta di Hosni Mubarak di non ricandidarsi premia gli sforzi della Casa Bianca e Barack Obama lo spinge a compiere il prossimo passo: «Dare inizio subito alla transizione verso elezioni libere»

Obama incassa e lo incalza “Subito dialogo e transizione” - La scelta di Hosni Mubarak di non ricandidarsi premia gli sforzi della Casa Bianca e Barack Obama lo spinge a compiere il prossimo passo: «Dare inizio subito alla transizione verso elezioni libere». È stato l’ex diplomatico Frank Wisner a consegnare a Mubarak la richiesta di Obama di non ricandidarsi alle presidenziali di settembre. Wisner, ex ambasciatore nelle Filippine, Egitto e India, è volato al Cairo su mandato del capo della Casa Bianca. Trattandosi di un ex diplomatico la missione ha avuto veste informale per garantire rispetto al Raiss e scongiurare il rischio di accuse di intromissione nella crisi. Wiesner ha fatto presente al Rais che Obama non gli chiedeva le dimissioni ma gli trasmetteva «il consiglio» di «fare spazio ad un processo di riforma capace di portare a libere elezioni in settembre per eleggere un nuovo leader» e far uscire la nazione dall’attuale fase di difficoltà. Profondo conoscitore dell’Egitto, testimone del successo delle Filippine nell’archiviare nel 1986 la dittatura di Ferdinando Marcos senza sangue e già vicecapo del Pentagono, Wisner ha avuto un lungo colloquio con il Raiss e subito dopo ne ha riferito alla Casa Bianca. A Washington è stato John Kerry a far trapelare quanto stava avvenendo. Il presidente della commissione Esteri del Senato ha detto che «Mubarak non deve presentarsi alle prossime elezioni ma deve contribuire alla costruzione di un nuovo Egitto».Lo stesso Kerryha pubblicato un editoriale sul New York Times rivolgendosi a Mubarak: «Deve accettare che la stabilità della sua nazione è legata alla sua volontà di farsi da parte». L’esempio per Kerry è proprio quanto avvenne nelle Filippine dopo l’abbandono del potere da parte di Marcos che pose fine alla dittatura schiudendo le porte alla presidenza di Corazon Aquino ed alla democrazia parlamentare. Per alcune ore la Casa Bianca ha aspettato con il fiato sospeso la dichiarazione di Mubarak sulla rinuncia a candidarsi e quando il Raiss ha parlato di «pacifica transizione», «trasferimento di poteri» e di «cambiamenti della Costituzione» ammettendo di aver «governato abbastanza»" Obama ha visto per la prima volta concretizzarsi lo scenario perseguito sin dalle prime ore della crisi. E’ scattata il quel momento la fase 2 della transizione. Obama ha telefonato a Hosni Mubarak e per 30 minuti ne hanno parlato. Poi è stato il presidente americano, dal Grand Foyer della Casa Bianca, a farlo sapere, rivolgendosi con chiarezza agli egiziani: «Mubarak ha preso atto che lo status quo non può continuare, serve un cambiamento e deve iniziare adesso la transizione verso elezioni libere». La richiesta è dunque di dare vita da subito ad un dialogo fra tutte le forze politiche e sociali. «Non sta all’America decidere chi guiderà l’Egitto» ha detto Obama, confermando però il ruolo dell’America garante del passaggio dei poteri: «Rendo omaggio all’esercito che non ha adoperato la forza, abbiamo visto gli abbracci fra la gente e i militari, e ciò che conta per noi è il rispetto dei diritti umani universali». E ha concluso con un messaggio alle giovani generazioni di egiziani nelle piazze: «Abbiamo ascoltato la vostra voce».