Galapagos, il manifesto 1/2/2011, 1 febbraio 2011
PATRIMONIALE, PERCHE’ SI’
«Patrimoniale? Preferirei di no», ha scritto domenica sul Corriere della Sera l’ex vice direttore Dario di Vico, commentando il dibattito in corso acceso da una dichiarazione - a favore - di Giuliano Amato. Una proposta poi sostenuta, ma in forme diverse, da Pellegrino Capaldo, un economista-banchiere di estrazione cattolica. Non sappiamo se la posizione del giornalista sia quella ufficiale del suo giornale. Certo è che Di Vico si è schiacciato a tappetino sui voleri di Berlusconi, il quale, vista l’entità del suo patrimonio, ha tutto il diritto (come persona fisica, ma non come presidente del consiglio) di schierarsi contro la patrimoniale. Forse vale la - pena ricordare che in Italia la pressione fiscale (teorica) è molto alta attorno al 43% del Pil. Ma la pressione reale supera 1150% se consideriamo l’enorme livello di evasione fiscale. La pressione è a livello di quella dei paesi nordici senza però il livello di welfare che li caratterizza. Proprio ieri la Guardia di finanza ci ha ricordato che nel 2010 ha scovato redditi non dichiarati per quasi 50 miliardi di euro, il 46% in più del 2009. Di questi 50 miliardi, oltre 20 sono frutto di evasione dei redditi. Calcolando che l’evasione totale ammonta a circa 150 miliardi, di strada da fare ce n’è - purtroppo - ancora moltissima. Di qui nasce la proposta di una imposta patrimoniale: mentre nascondere redditi o non pagare l’Iva è abbastanza semplice, nascondere il patrimonio mobiliare e immobiliare è assai più complesso. C’è da dire che la proposta di Amato sottende una patrimoniale «straordinaria», finalizzata all’abbattimento del debito pubblico. Perché «cincischiare» con soluzioni non risolutive, meglio due-tre anni di batoste fiscali serie, dice Amato che incosciamente ricorda gli insegnamenti che Machiavelli suggeriva al principe.-La Proposta di Pellegrino Capaldo è diversa: vuole reintrodurre la tassatone sulleplusvalenze delle vendite immobiliari che furono fatte sparire con la nascita dell’Ici, salvo poi far sparire l’Ici sulle prime case.
Una cosa è, però, certa: sovrapporre una patrimoniale all’attuale sistema fiscale sarebbe «devastante», anche se limitata a due/tre anni. Si manterrebbe una enorme pressione fiscale sui ceti bassi e si aumenterebbe di molto quella sui ceti medi che non sono una categoria sociologica o politica, ma solo reddituale. Chi è contro la patrimoniale suggerisce, invece diacce lerare le privatizzazioni e di mettere in vendita il patrimonio pubblico. Il che significa fare più ricchi i ricchi che possono comprare. Un paio di mesi fa la Banca d’Italia ha pub blicato i dati sulla ricchezza degli italiani: è enorme, tanto che il 10% delle famiglie è proprietaria di quasi il 50% del totale dei beni: Questo significa, tra l’altro, che la distribuzione del reddito da sola non esprime appieno il benessere (soprattutto economico) delle famiglie e degli individui. Un solo esempio: è molto differente avere 1.500 euro al mese di reddito con una casa.di proprietà dall’avere lo steso reddito vivendo in affitto. È per questo che alla «patrimoniale occorre dire sì»: per riequilibrare la tassazione dei redditi facendo pagare un po’ di più a chi ha tanto di tanto: case, azioni, obbligazioni, cavalli, auto di lusso e yacht.