Americo Bonanni, varie, 1 febbraio 2011
I NAVIGATORI SATELLITARI, PER VOCE ARANCIO
Gli smartphone di ultima generazione, con la valanga di applicazioni che li accompagnano, stanno “cannibalizzando” il mondo dell’elettronica di consumo, sostituendosi a gadget e apparecchi fino ad oggi considerati indispensabili.
La guerra fratricida in Apple: gli i-pod hanno sofferto della concorrenza di i-phone e i-pad con un calo delle vendite dei primi. Piuttosto che un aggeggio fatto solo per ascoltare musica, il pubblico ha preferito la convergenza di più tecnologie nello stesso apparecchio. Quindi un telefono, o al massimo un tablet, che sappia fare tutto, compreso ascoltare Mp3.
Uno scenario analogo, molto più imponente, si è aperto da qualche mese nel campo dei navigatori Gps. Partiti come costoso gadget inserito nei cruscotti delle auto e come apparecchi portatili da attaccare al parabrezza, oggi tremano di fronte alla concorrenza dei telefonini di ultima generazione, tutti equipaggiati con sistemi Gps e software di navigazione. E le aziende specializzate corrono ai ripari.
I dati indicano effettivamente una tendenza al ribasso per i navigatori. Secondo Berg Insight, una società svedese che segue questa industria, il 2011 vedrà il massimo delle vendite degli apparecchi Gps, con un picco di 42 milioni di pezzi venduti in tutto il mondo, due milioni in più del 2010. Ma già nel 2012 le vendite sono destinate a scendere, in un declino che agli analisti appare inesorabile. Fino al 2015, quando non se ne venderanno più di 30 milioni.
Molto del mercato verrà da Paesi non ancora raggiunti dalla febbre del navigatore. In altre nazioni, come l’Italia, il declino sembra già in atto: nel 2008 erano stati venduti nel nostro Paese due milioni di navigatori Gps, scesi a un milione e trecentomila lo scorso anno.
Gli smartphone sono i colpevoli, cosa inevitabile se si considerano i software gratuiti disponibili. I telefonini basati su Android, per esempio, possono utilizzare il sistema Google Maps Navigation con accesso a Google Maps Traffic. Non è ancora un software perfetto. Mancano infatti alcune caratteristiche presenti nei navigatori più blasonati come quelli prodotti dalle aziende leader: la svizzera Garmin, l’olandese TomTom e la taiwanese Mitac, produttrice dei marchi Mio, Navigon, Magellan e Navman. Ma la gratuità e il costante aggiornamento da parte di Google hanno già convinto molti utenti. Del resto, in giro per il mondo ci sono 45 milioni di persone che hanno acquistato un telefonino Android con capacità Gps.
Un colpo ancora più duro è arrivato dalla Nokia quando, all’inizio dello scorso anno, ha deciso di regalare il suo software di navigazione, Ovi Maps, a tutti gli acquirenti dei suoi smartphone. L’azienda ne vende 290.000 al giorno.
Per quanto riguarda Apple, gli iPhone (e gli iPad come conseguenza) hanno molti software di navigazione tra cui scegliere. A differenza degli Android, che devono essere sempre connessi per scaricare le mappe e utilizzare Google Maps Navigation, sui prodotti Apple si trovano anche programmi che le mappe le hanno direttamente in memoria, senza doverle scaricare. Oppure si può optare per software più leggeri: ricevono la mappa quando serve attraverso la rete cellulare.
Ha senso spendere soldi per un navigatore quando le stesse caratteristiche si possono trovare in un cellulare un minimo sofisticato? Le aziende produttrici di navigatori “puri” stanno affrettandosi a trovare una risposta puntando soprattutto ad alcune caratteristiche chiave rivolte a un pubblico più esigente e disposto a spendere di più.
La qualità degli schermi, per cominciare. Praticamente tutti i navigatori puri oggi sul mercato hanno schermi più grandi dei cellulari: 4,2 pollici è il minimo, ma si arriva anche a 5 e 7. A meno di non montare sul cruscotto un i-Pad, nessuno smartphone può competere su questo piano. TomTom, con il suo Go 1000, aggiunge anche uno schermo multitouch dove provare giochetti interessanti, come zoomare su una strada semplicemente appoggiando due dita sullo schermo e divaricandole.
La facilità di utilizzo. Praticamente tutti i produttori hanno implementato sui loro apparecchi dei sistemi di riconoscimento vocale. L’obiettivo è di evitare al conducente il pericolo di distrarsi per mettere le mani sul navigatore e decidere una destinazione o scegliere una strada alternativa. I comandi vocali sostituiscono quasi tutte le operazioni da tastiera.
I servizi offerti. Qui c’è il salto di qualità più evidente, che porta i navigatori ad avvicinarsi ai telefonini in termini di connettività. Gli apparecchi di ultima generazione, infatti, hanno una sim che permette loro di collegarsi alla rete 3G e scaricare informazioni in modo dinamico. Soprattutto per quanto riguarda il traffico. Fino a poco tempo fa tutto era affidato al sistema Rds-Tmc, che permette alle informazioni sulla viabilità di essere trasmesse dalle normali radio Fm. In pratica il navigatore agisce come una radio, ricevendo minuscoli pacchetti di informazione. È un sistema molto limitato, che oltretutto si affida ai rapporti sul traffico provenienti dalle forze dell’ordine, dalle società autostradali e da altre autorità. Di fatto riceve le stesse informazioni che possono essere ascoltate dagli annunciatori durante i programmi radio sul traffico.
La connettività 3G dei nuovi modelli permette invece di appoggiarsi a sistemi molto più sofisticati. I navigatori TomTom indicati come “live” ricevono informazioni in modo molto originale: da tutti i cellulari Vodafone presenti sulle strade. In pratica, i ponti a cui si agganciano i cellulari sanno molte cose: quanti telefonini ci sono in una zona, e anche a che velocità si muovono. Questi dati vengono elaborati, in modo anonimo ovviamente, per creare una fotografia della situazione del traffico davanti a noi molto accurata e praticamente istantanea.
Un campo apparentemente escluso dalla lotta innescata dagli smartphone Gps è quello dei navigatori inclusi nei cruscotti delle auto. Accessori decisamente costosi, ma certamente pratici visto che evitano di avere cavi e ventose in giro per la macchina, sembrano comunque destinati ad avere vita difficile rispetto ai loro cugini portatili. Uno studio della J.D. Power & Associates mostra infatti come il 24% dei possessori di un’auto con navigatore incorporato usa anche un ricevitore Gps portatile. E di questo gruppo il 28% dice di preferire il secondo. Ma non è il caso di scrivere la parola fine sui navigatori incorporati. Sembra che la stessa TomTom sia impegnata in colloqui con produttori automobilistici per inserire i suoi prodotti nei cruscotti.
C’è un altro aspetto dei navigatori che spesso non viene preso in considerazione: non servono solo agli automobilisti. La Garmin prova a sfidare la crisi causata dalla concorrenza degli smartphone offrendo apparecchi specializzati. Ad esempio per lo sport, con il Garmin Approach S1, fatto apposta per il golf. Un terzo dei guadagni della Garmin viene attualmente proprio da ricevitori Gps per barche, aerei o, appunto, dedicati allo sport.
E poi, se non puoi battere un nemico, alleati con lui. TomTom e Garmin hanno sviluppato, o lo stanno facendo, applicazioni sia per telefonini Android sia per i-Phone. Tutto si gioca sulla vasta esperienza accumulata da queste aziende nel settore dei navigatori, esperienza che gli utenti potrebbero preferire anche sui propri smartphone.
Infine, se c’è una guerra a terra tra i vari concetti di ricevitori Gps, un’altra si sta per combattere nel cielo. I satelliti del sistema Gps americano, nato per scopi militari, hanno attualmente il dominio assoluto. Ma altri concorrenti potrebbero sorgere. Come il Glonass russo, il cui sviluppo iniziò, sempre per fini militari, già durante la vecchia Unione Sovietica. E l’Europa si gioca molto con il sistema Galileo. Quest’ultimo si trova ad affrontare diverse difficoltà, prima fra tutte i costi che stanno aumentando. Ma si prevede che entro il 2014 ci saranno 18 satelliti in funzione. Cinesi e indiani stanno d’altra parte lavorando ai loro sistemi di posizionamento globale.
Visto che il Gps è gratuito, molti si chiedono a che serve buttare molti soldi in questo settore. L’unica risposta è di avere sistemi indipendenti da quelli dell’esercito Usa. In caso di conflitti, ad esempio, gli americani potrebbero spegnere il loro Gps, lasciandolo solo a disposizione dei loro soldati. Una possibilità che fino ad oggi non si è mai concretizzata da quando il Gps fu reso pubblico, nel 1983. Non successe neanche durante le due guerre in Iraq.