Luca Peretti, varie, 1 febbraio 2011
QUORA, IL NUOVO SOCIAL NETWORK, PER VOCE ARANCIO
What does Dustin Moskovitz think of the Facebook movie? Cosa ne pensa Dustin Moskovitz (co-fondatore di Facebook) del film The Social Network? Un utente ha postato la domanda su Quora nei giorni dell’uscita della controversa pellicola che racconta l’ascesa di Mark Zuckerberg e del suo sito. Qualche giorno dopo arriva la risposta, direttamente da Dustin Moskowitz, che discute la questione come un qualunque frequentatore di Quora: «È interessante vedere il mio passato riscritto in modo che siano enfatizzate cose che non contano [...] e lasciate fuori altre che invece ebbero importanza [...]. A parte questo, è proprio fico vedere la drammatizzazione della storia [...]».
Quora è uno degli ultimi social network. Nato a giugno 2009, ma aperto al pubblico un anno dopo, è un aggregatore di domande e risposte su argomenti vari. A pieno regime, dovrebbe essere una sorta di via di mezzo tra Wikipedia, con una base molto ampia di autori, e Yahoo! Answer, il celebre portale di domande e risposte.
Un Jippe Wier chiede: «Perché Google si chiama così?». Un Felipe Barousse risponde: «Viene da uno spelling sbagliato della parola googol, che è il nome che si dà a un numero molto grande: “uno seguito da molti zeri”» (da Quora).
A marzo 2010 Quora è stata finanziata dalla Benchmark Capital, che ha valutato la start-up intorno agli 86 milioni di dollari.
«Quora, l’alternativa “sociale” a Yahoo! Answers», l’azzeccata definizione data da quelli di Pitgeek.
Fondatori: Adam D’Angelo, ex Chief Technology Officer (un ruolo molto importante, più o meno capo della pianificazione tecnologica) di Facebook e Charlie Cheever, anche lui ex senior manager del social network di Zuckerberg. D’Angelo e Cheever, entrambi ancora sotto i trent’anni, sono solo due degli ex dipendenti di alto livello di Facebook che se ne sono andati per creare altre società, spesso proprio social network o social gaming. Tra gli altri, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, co-fondatori di FB, o Netanel Jacobsson, ex direttore per lo sviluppo del business internazionale.
«Se si osservano gli ultimi dieci anni della comunicazione si intravede un filo conduttore: il desiderio latente delle persone di condividere ciò che conoscono» (Adam D’Angelo).
Come funziona Quora. La pagina appare come un classico social network, con una lista di contatti e di discussioni in corso. C’è uno spazio per porre le domande, uno per cercare argomenti già trattati. Si possono poi tenere sotto controllo le risposte date da qualcuno che si conosce e di cui ci si fida, e i topic più interessanti. Prima di poter postare delle domande, bisogna rispondere ad alcune preliminari.
«Chi sono i migliori sommelier di Denver, Colorado? Come può un europeo seguire il calcio sudamericano? Quali sono i migliori paesaggi da vedere vicino Milano? Perché i Simpson sono gialli? Cosa spinge le donne ad essere ossessionate con la bellezza? Si può fare nulla per prevenirlo?» (alcune delle domande che possono apparire nella propria homepage di Quora).
Tre aspetti da considerare che possono risultare vincenti: tecnologia, community, rilevanza. Viene favorita l’interazione in ogni domanda pubblicata, dando la possibilità non solo di rispondere ma anche di votare la migliore risposta, commentare e modificare qualsiasi contenuto (in questo Yahoo! Answers è molto più “statico”). Anche grazie al forte disincentivo dell’anonimato viene favorita la creazione di una community, e si richiede di inserire una mini-biografia per ogni tema in cui si interviene. Teoricamente, e questa è senz’altro la questione più complicata, la rilevanza di domande e risposte, soprattutto contro spam e autopromozione, è incentivata dall’azione stessa della community, che dovrebbe affossare risposte promozionali e inutili.
Quella di Quora è un’idea veramente innovativa? «A guardare bene è basato su una vecchia idea: un sistema alimentato e gestito dagli utenti che pongono domande e danno risposte sugli argomenti più disparati facendo emergere i contenuti più validi e meritori» (Nicola D’Agostino su mytech.it).
C’è già una parodia: Cwora, che in inglese si pronuncia praticamente come Quora. Se lo slogan dell’originale è «una raccolta in perenne miglioramento composta da domande e risposte create, curate e organizzate dagli utenti», Cwora è invece «una raccolta che spamma perennemente composta da domande senza risposta create, curate e organizzate da nessuno degli utenti». Cwora è stato creato dal comico e creativo Tom Scott.
«Quora non è un contenitore disordinato e ingestibile di informazioni. È organizzato in modo da ottenere le migliori risposte nel modo più semplice possibile, grazie alla divisione delle domande per valutazione e per argomento e alla possibilità di ottenere una risposta da un utente specifico» (Andrea Ciccolini sul Post).
Cuora in italiano: «Strato di terreno molle formato da residui di vegetazione palustre, rami secchi e simili che galleggia nelle paludi. Palude prosciugata e coltivabile» (dallo Zingarelli).
Il vantaggio rispetto ad altri siti di Q&A (Questions&Answers, domande e risposte) dovrebbe stare nella qualità delle risposte. Anche la rinuncia all’anonimato, che viene fortemente sconsigliato, va in questo senso. «La rete ha immesso nella nostra vita un’enorme quantità di conoscenze, ma, come tutti sanno, spesso la qualità dell’informazione lascia a desiderare e non è sottoposta a verifiche e controlli accurati. Il nuovo social network, Quora, che sta diventando un fenomeno oggetto di studio, si propone di sfatare questa convinzione» (Jerome Taylor sull’Independent).
Al momento gli iscritti sono circa 500.000, ma sono in rapida evoluzione (per fare un confronto, Facebook ha superato i 500 milioni). Per ora funziona solo in inglese, e questo contribuisce a limitare gli utenti. Si accede soltanto grazie all’invito di un altro utente già iscritto: questo fa di Quora ancora un sito di nicchia. È probabile che la possibilità di accedere solo con inviti, quindi il dover conoscere qualcuno che già faccia parte della comunità, aiuti a mantenere un certo aspetto cool e un’idea di community riservata.
Techcrunch ha pubblicato, in inglese, una guida di Faq (Frequently Asked Questions) su Quora (http://techcrunch.com/2011/01/09/frequently-asked-questions-quora/). Tra le altre cose, si spiega come funziona, i motivi di questo suo crescente successo, se durerà, il perché dell’attenzione della stampa. Andrea Gori su Intravino ha invece fatto una lista di come Quora potrebbe aiutare i produttori di vino (http://www.intravino.com/primo-piano/quora-come-e-perche-fara-di-te-un-produttoreblogger-migliore/).
Oltre all’idea di fondo che a molti non sembra così originale, Quora ha per ora alcuni problemi: «Il crescente incalzare dello spam, il dilagare di presunti megaesperti e veri speculatori e l’insistenza di un sito che invade la sfera sociale e personale inviando aggiornamenti e avvisi a profusione. E nonostante buoni propositi e suggerimenti agli utenti questo emulo più distinto di Yahoo! Answers non dà alcuna garanzia sul tenere alta qualità e competenza nelle risposte. O nelle domande». (Nicola D’Agostino).
L’influente blogger e opinionista Robert Scoble lo considera invece un’idea geniale. Scoble racconta che sono dieci anni che scrive sui blog, e per i blogger non ci sono state molte innovazioni. Ma adesso c’è Quora. Cosa c’è di realmente nuovo: primo, ha preso qualcosa da Twitter (fai ai tuoi contatti una domanda, loro ti risponderanno). Secondo, ha imparato da Facebook che mettere su un nuovo feed ti porterà nuove cose. Terzo, ha appreso dai migliori social network che è importante far seguire agli utenti le persone che ti piacciono. Quarto, hanno imparato dai blog come farsi vedere meglio sui motori di ricerca. Quinto, hanno imparato da FriendFeed o Digg che se una domanda ha molti contatti e movimento, allora vuoi tenere sotto controllo che succede, e diventa una dipendenza. Sesto, come per Google Wave, puoi vedere in diretta chi sta rispondendo mentre lo fa. Settimo, ha un ottimo “cerca” interno per trovare le cose che ti interessano.
Si parla molto di Quora anche per i riconoscimenti che ha già ricevuto e per l’interesse di molti critici ed esperti d’area. Per esempio è candidato ai Crunchies Awards 2010 (http://crunchies2010.techcrunch.com), concorso di innovazione tecnologica dove il social network ha ottenuto due nomination: Best New Startup or Product of 2010 e Best Overall StartUp or Product of 2010.
[In Quora] «la qualità dei contenuti inseriti dai contributor è sorprendentemente alta. […] Quasi tutti – individui, stampa ed eventualmente chi lavora per conto di brand, aziende e organizzazioni politiche – possono inevitabilmente finire interconnessi in un rapporto simbiotico, dove il comune punto d’incontro potrebbe essere proprio Quora» (Davide Pozzi sul suo blog il Tagliaerbe (http://blog.tagliaerbe.com).
Quali prospettive ha Quora? Il problema sarà mantenere il livello di interazione e di qualità, trasformando l’élite che lo popola ora in “massa”. Il fondatore Charlie Cheever: «Abbiamo varie misure per garantire sempre un’alta qualità di contenuti. Non è un problema semplice, e la soluzione non sarà un’unico cambiamento che per magia renderà tutto perfetto». E poi la minaccia maggiore per il futuro viene sempre da lui, dal re dei social network che tutto fagocita: Facebook questions sta arrivando prima negli Stati Uniti e poi nel resto del mondo, e in questa concorrenza si verificherà la vera tenuta di Quora.