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 2011  febbraio 01 Martedì calendario

«SILVIO SI FIDAVA DI ME, QUELLA SERA LO CHIAMAI IO» —

Ci sono interrogatori in cui è difficile dire se pesino di più le risposte non date a certe domande o quelle offerte ad alcuni altri interrogativi. E il verbale della consigliera regionale pdl Nicole Minetti, indagata per l’ipotesi di favoreggiamento della prostituzione nella stessa inchiesta che contesta a Silvio Berlusconi la concussione dei poliziotti della questura milanese la notte del 27 maggio per il rilascio della minorenne Karima El Marough, nonché la prostituzione minorile dell’allora 17enne marocchina, può essere letto in entrambi i modi. Nelle tre ore di faccia a faccia con i magistrati, originariamente in programma stasera ma anticipate a domenica pomeriggio per schivare i giornalisti, sono infatti almeno tre i «mi avvalgo della facoltà di non rispondere» che la Minetti pronuncia in mezzo invece ad altre risposte spesso favorevoli al premier. Il primo è quando le viene chiesto se la sua amica ed ex compagna di scuola M. T., la «signorina due lauree» invitata alla festa del 19 settembre e uscita da quella «cena» disgustata, abbia mentito o abbia detto il vero quando ai pm ha descritto il «bunga bunga» . La seconda chiusura è quando la Procura le chiede conto dell’intestazione dei contratti d’affitto degli appartamenti locati alle tante ragazze ospiti poi a pagamento delle sere di Arcore, così come del suo costante essere punto di riferimento per la gestione logistica di tutte le loro esigenze spicciole, dalle spese mediche all’assicurazione dell’auto. Il terzo «mi avvalgo della facoltà di non rispondere» cala sul verbale quando i pm — a proposito dell’auto che nell’estate 2010 Minetti aveva prestato a una delle ragazze sudamericane di Arcore, Marysthell Garcìa Polanco, che a sua volta l’aveva però poi prestata al convivente dominicano arrestato il 3 agosto e condannato a 8 anni per detenzione di 12 chili di cocaina— le domandano perché mai dalle intercettazioni d’agosto tra Minetti e Barbara Faggioli sembri che il presidente del Consiglio volesse istigare la consigliera regionale a inventare una falsa denuncia di furto dell’auto. Circostanza che potrebbe rafforzare gli indizi di una attitudine del premier a rappresentare situazioni non corrispondenti al vero all’autorità di polizia, come nella notte in questura con «la balla» su Ruby «nipote di Mubarak» . Dalla circostanza che un indagato si avvalga in tutto l’interrogatorio del diritto di non rispondere non è possibile trarre elementi pro o contro la tesi d’accusa. Ma se è logico che la Procura ritenga di poter considerare meno «neutri» i silenzi opposti a intermittenza da una indagata che invece ha scelto di rispondere all’interrogatorio, è altrettanto comprensibile che l’interessata valorizzi la portata invece delle risposte fornite a molte altre domande. Minetti precisa di aver conosciuto il presidente del Consiglio non sotto i ferri del dentista, ma casualmente in uno stand fieristico di Publitalia. Spiega di aver organizzato talvolta cene nella villa del premier «perché lui di me, si fidava» . Non nasconde di aver avuto con Berlusconi (che alcuni giorni fa in un videomessaggio aveva accennato a una misteriosa «relazione stabile» avuta qualche tempo fa con una imprecisata fidanzata) proprio una relazione sentimentale e sessuale: però, non specificando l’arco di tempo, non consente di far comprendere se questo rapporto affettivo abbia seguito o preceduto la propria candidatura al Consiglio della Regione Lombardia, fortemente voluta dal premier nel «listino bloccato» di Formigoni che, ancora ieri, ha candidamente risposto ai giornalisti: «Ma chi dice che ci siano state queste feste?» . Minetti fornisce una spiegazione per i circa 22 mila euro che risulta avere ricevuto per via bancaria da Berlusconi, già emerso come erogatore di bonifici ad esempio ad un’altra delle ragazze ospiti di Arcore, come Alessandra Sorcinelli, e per cifre ben maggiori, attorno ai 150.000 euro nel corso di un anno: proprio come Sorcinelli, o come Barbara Guerra per alcune migliaia di euro, anche la consigliera regionale giustifica questi soldi come «prestiti» che il premier le avrebbe propiziato per compensare in parte il prestito di 30.000 euro che lei stava a sua volta facendo alla propria sorella e di cui c’è traccia in una delle intercettazioni. La Minetti insiste molto sulla tesi per cui in questura a Milano, la notte del 27 maggio, sarebbe stata la polizia a dirle che, se si voleva fare uscire da quei locali la ragazza minorenne (che Minetti come Berlusconi assicura d’aver creduto fino a quel momento fosse 24enne), l’unico modo era che lei si prestasse a prenderla in affidamento, sebbene la consigliera regionale ribadisca di aver fatto subito presente che non avrebbe potuto tenerla in casa quella notte (e difatti Ruby finì a casa della brasiliana che aveva avvisato per telefono del fermo sia Minetti sia direttamente il premier a Parigi sul suo cellulare). Nel racconto di Minetti, che aggiunge di non essere stata chiamata dal premier ma di avergli telefonato lei «4-5 volte» prima di trovarlo quella notte, non compare mai il riferimento (proveniente da Berlusconi né da altri) all’eventualità che Ruby potesse essere parente di Mubarak, mentre c’è il ricordo di una Ruby che diceva di essere figlia di una egiziana sì, ma cantante lirica. E interrogata sulla ragione, allora, per cui Berlusconi avrebbe dovuto esporsi così tanto per la minorenne, Minetti la spiega con la generosità del premier: «Lui è di indole così» .
Luigi Ferrarella
Giuseppe Guastella