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 2011  febbraio 01 Martedì calendario

Donna, tra 45 e 64 anni con difficoltà economiche Ecco il giocatore tipo - Via, siamo sinceri. Scagli la prima pietra chi racconta di esser­si avvicin­ato al gioco per il solo gu­sto di sfidare la sorte

Donna, tra 45 e 64 anni con difficoltà economiche Ecco il giocatore tipo - Via, siamo sinceri. Scagli la prima pietra chi racconta di esser­si avvicin­ato al gioco per il solo gu­sto di sfidare la sorte. L’obiettivo è sempre il solito: far soldi, magari coltivando allo stesso tempo il gu­sto di mettere alla prova la pro­pria competenza e la propria abili­tà. È sempre stato così, anche al tempo dei greci e ancor più dei ro­mani. Il gioco è insito nella natura umana. E noi italiani siamo capi­popolo in questo campo. Lo di­mostra l’attenzione con cui gli operatori stranieri si avvicinano al nostro mercato che ufficial­mente vale oltre 60 miliardi. In re­altà­si gioca per almeno altri 10 mi­liardi in modo più o meno clande­stino o sopportato. Vedi le scom­messe sportive, e non solo. Il Rapporto Italia 2011, presen­tato da Eurispes, dice chiaramen­te che la maggioranza degli italia­ni (36,3%) gioca per migliorare una difficile condizione economi­ca o p­ermettersi qualche lusso al­trimenti impossibile. Una larga fetta confessa addirittura di pro­varci con il preciso obiettivo di di­ventare milionario. Ma c’è una profonda differenza nelle motiva­zioni fra i due sessi. Le donne so­no in prima linea a ritenere il gio­co come uno dei mezzi più a buon mercato e a portata di ma­no per risolvere i problemi di ogni giorno: il 35% a fronte del 26,2% degli uomini. Il genere maschile preferisce invece sfidare la sorte per provare forti emozioni (il 14,15% contro il 5,4% del gentil sesso) e mettere in campo compe­tenza e abilità ( 8,7% contro 7,3%). Una realtà inimmaginabile fino a poco tempo fa. E ancora. Nel 17,7% degli intervistati prevale la voglia di divertirsi, nel 6,4% è forte la finalità benefica. L’utenza più fedele è compresa fra i 45 e i 64 an­ni. È questa la fascia d’età a tenta­re maggiormente la fortuna con la speranza di vincere somme consistenti e sistemarsi per la vi­ta, come testimoniato dal 38,6% dei casi. Più moderate le attese dei giovani. Ma cosa rappresenta il gioco nel nostro paese? Sicuramente un’abitudine diffusa, ogni italia­no sopra i 18 anni investe media­mente quasi 1500 euro all’anno nei giochi che, non dimentichia­molo, restituiscono circa l’80% della raccolta. Un rischio modera­to per certi versi. In assoluto un ita­liano su dieci gioca almeno una volta alla settimana fra newslot, lotterie, gratta e vinci, scommes­se e altro ancora. Uno su quattro entra in questo meccanismo al­meno una volta al mese. C’è poi un 6,5% che tenta la sorte più vol­te a settimana. Il gruppo a rischio di ludopatie è rappresentato inve­ce da quello 0,7% che gioca ogni santo giorno, talvolta in modo compulsivo. Fatta salva la volon­tà di raccontare in pubblico le pro­prie cose, è comunque rilevante la fetta di coloro (6,3%) che dichia­r­ano di aver perso somme impor­tanti: il 5,4% «qualche volta», lo 0,9% «spesso». Nella gran parte dei casi si tratta di pensionati o di ultra cinquantenni vicini all’età pensionabile. Ma non tutti gli ita­liani sono giocatori. È elevata in­fatti la fetta (29,1%) di coloro che non hanno mai giocato negli ulti­mi 12 mesi. O che l’hanno fatto ra­ramente (25%), una volta l’anno o poco più. È assodato comunque un fatto. Il gioco in Italia costituisce non so­lo un segmento di mercato di grande rilevanza economica, ma anche un aspetto sociale che in misura diversa fa capolino in qua­si tutte le famiglie. Di qui la neces­sità d’un monitoraggio continuo da parte delle autorità che control­lano e gestiscono il gioco autoriz­zato. Quello che garantisce in mi­sura maggiore l’utenza.