ANDREA MALAGUTI , La Stampa 1/2/2011, pagina 25, 1 febbraio 2011
“Sono caduto per 300 metri e sono illeso” - Semplicemente ha fatto la scelta sbagliata, ma è come se tutti gli angeli del paradiso avessero deciso di dargli una mano senza un perché
“Sono caduto per 300 metri e sono illeso” - Semplicemente ha fatto la scelta sbagliata, ma è come se tutti gli angeli del paradiso avessero deciso di dargli una mano senza un perché. Ha messo male un piede ed è precipitato per trecento metri, una altezza che è due volte e mezzo la ruota del millennio di Londra e all’incirca come la Tour Eiffel, se si considera anche l’antenna. Ha sbattuto contro mille spigoli di roccia, si è rovesciato come una nave travolta dalle onde e ha lasciato macchie di sangue sul ghiaccio. Quando si è fermato non aveva più il respiro, solo la bocca piena di terra. Ha urlato: «Sono vivo». Poi si è alzato in piedi e si è pulito le ginocchia, come se gli avessero fatto niente più che lo sgambetto in una partita di bambini. Invece era appena diventato un miracolo. Seduto su una poltrona di pelle all’ ospedale di Glasgow, Adam Potter, 36 anni, ha la faccia di un pugile dopo quindici round finiti male. I capelli rasati, la pelle bianca su una faccia larga, occhi sottili. Sembra più vecchio della sua età. E’ gonfio, infilato in un pigiamino azzurro con le maniche che non gli arrivano ai polsi. Srotola una cartina geografica e appoggia l’indice sulla parte nord della Gran Bretagna. «Ecco, è successo qui». Indica lo Sgur Choinnich Mor, una delle cime più alte della Scozia, di fianco al Ben Nevis. Gole e ghiacciai, altopiani infiniti che si stringono all’improvviso e diventano sentieri impervi. Giura che la vista toglie il fiato. «Il cielo ti arriva addosso e ti sembra di potere abbracciare le nuvole. Se Dio esiste vive sicuramente da queste parti». Forse è vero. La città più vicina si chiama Fort William. Ed è da lì che è partito domenica per raggiungere la vetta. Era con tre amici e con il cane, un setter gordon. Sono saliti a 1094 metri. «Ho pensato che avremmo dovuto cambiare scarpe. Il terreno cominciava a essere ghiacciato. Ho visto una roccia e mi sono detto: le metto lì». Si è sfilato una scarpa, ha fatto un passo, la pianta del piede è scivolata via come un disco da hockey. «Sono volato di sotto». I tre amici sono rimasti impietriti, il setter gordon ha cominciato ad abbaiare disperato mentre l’eco restituiva i latrati del cane assieme al rimbombo sempre più lontano del corpo del suo padrone. «Non ho avuto paura, non ho visto la vita passarmi davanti, niente di poetico. Ho solo cercato il modo per rallentare. Un paio di volte ci sono riuscito, ma poi sono rimbalzato sulla punta delle rocce e ho ripreso velocità finché ho sbattuto contro un masso in una gola e mi sono fermato di colpo. Credo che a salvarmi la vita sia stato lo zaino che avevo sulle spalle. Ha impedito che mi si sfracellasse la testa». Lo zaino. L’elicottero di soccorso della Royal Navy Sea King l’ha trovato dopo mezzora. Il sottotenente Baker, che guidava l’operazione, dice che gli sono passati sopra due volte. «La prima non pensavamo che fosse lui. Era in piedi, stava guardando una mappa. Ci siamo detti: è impossibile. Sono stati i suoi amici a farci tornare giù. Come ci si può salvare dopo un volo così?». Quando sono atterrati Adam Potter era in uno strano stato di allerta che ne rendeva più rarefatti i movimenti e più accelerata la respirazione. La faccia piena di sangue, sugli zigomi, sulla fronte e sopra il naso, come se gliel’avessero spaccata con un ferro da stiro. Tre costole rotte. Sembrava che dicesse un groviglio di frasi senza senso ripetute con una circolare insistenza da ubriaco. Era la verità. Il corpo magro, asciutto come un mucchio di radici torturate dal gelo. I vestiti strappati. Guardava in alto. Era disorientato. «Sono precipitato da là. Ma non so bene che cosa ci stavo a fare». Per questo guardava la cartina. «Mi domandavo in che parte del mondo ero finito. Avevo cancellato le ultime ore». Uno choc leggero e un po’ di ossa rotte. Niente più. Come un cartone animato dei dei Looney Tunes. All’ospedale gli hanno messo il pigiamino e gli hanno portato il cane. «Ehi Gordon, la prossima volta andiamo sull’Everest». Gli amici gli hanno detto: Adam sei matto? Lui, che non stava scherzando, ha replicato solo. «Perché, non vi sembra un bel posto?».