Umberto Ranieri, Il Riformista 30/1/2011, 30 gennaio 2011
PRIMARIE AVVELENATE IL MIO IMPEGNO PER NAPOLI NON SI FERMA QUI
l’intervento. Scrive Ranieri: «Credo si tratti di una decisione politicamente avventata. Qui, dopo anni di malcostume, serve un centrosinistra alternativo a se stesso. Non mollo: della difficile battaglia per contribuire a liberare la città da una politica che ha trasformato i diritti in favori, c’è bisogno come il pane».
L’obiettivo per il quale mi sono impegnato nell’avventura delle primarie a Napoli era uno solo: scongiurare che si ricostituissero i tradizionali equilibri politici che hanno dominato nella vicenda politica della sinistra e del centrosinistra a Napoli per un lungo periodo.
Sono stati anni in cui si è prodotto un decadimento della politica, in cui i partiti sono diventati clientele, il potere politico si è trasformato in un sistema di potere ed è venuto meno, in parte consistente del personale politico, uno stile improntato al rigore personale e a sobrietà. Combattere questo stato di cose è stato l’obiettivo dichiarato del mio impegno. A questa battaglia si è contrapposto il vecchio modo di intendere la politica e l’esercizio del potere a Napoli. Un vecchio modo che ha impregnato di sé, per molti aspetti, l’esperienza del centrosinistra nella città. Un sistema di potere ormai logoro ma che ha cercato di difendersi ricorrendo a tutti i mezzi di cui disponeva.
L’ossessione di vincere ad ogni costo ha condotto i sostenitori di quel sistema a comportamenti in contrasto con la correttezza e la lealtà che dovrebbero caratterizzare i partecipanti alle primarie del centrosinistra. Fino all’attivarsi, probabilmente sulla base di accordi contratti sottobanco, di galoppini della destra con i loro codazzi di sostenitori mossi unicamente dall’intento di condizionare l’esito delle primarie. Tutto ciò abbiamo denunciato insieme a Libero Mancuso nei ricorsi presentati al Consiglio di garanzia, l’organismo che vigila sull’andamento delle primarie.
In verità, intorno alla mia battaglia e alle proposte che ho avanzato per avviare un nuovo corso nella politica napoletana, avvertivo con il trascorrere delle settimane che si ricostruiva faticosamente una fiducia nella possibilità di un cambiamento nei metodi e nello stile con cui amministrare Napoli. Era una nuova alleanza per Napoli quella che si veniva costruendo sulla base di una difficile ma indispensabile scelta: costruire un centrosinistra alternativo a se stesso. L’unica via, dopo la conclusione tormentata di un lungo ciclo politico, per ricostruire un dialogo con i napoletani. L’unica via in una città dove dominante resta un sentimento di profonda insoddisfazione e di malessere. Era un tentativo che trovava agganci con quei settori della società napoletana che aspirano ad un modo più moderno di vivere e di lavorare e che considerano decisivo un mutamento nei caratteri della politica. Era evidente l’interesse per questo tentativo di importanti settori politici collocati su entrambi i versanti: gruppi e personalità della sinistra socialista e ambientalista da un lato, forze del centro democratico e gruppi che a Napoli provano a liberarsi una buona volta da legami con la destra affarista dall’altro.
Si delineava così l’ampia alleanza necessaria per sconfiggere la destra. Il consenso raccolto intorno a questo progetto è stato notevole ma non tale da spuntarla in presenza di forme estese di malcostume che hanno avvelenato la competizione. Come se ne esce fuori? Attendiamo ancora che il Consiglio di garanzia si pronunci, valuti la fondatezza dei ricorsi e giunga a delle conclusioni. Lo dobbiamo ai tanti cittadini perbene che nella giornata più fredda dell’anno si sono recati ai seggi (dove non c’erano solo galoppini della destra o immigrati ingannati).
Per quanto mi riguarda, anche in nome di un antico senso di responsabilità inculcatomi da anni di militanza in un partito degno di definirsi tale (un partito in cui disciplina e serietà erano introiettati), ho dichiarato, per usare un gergo calcistico, che non avrei accettato vittorie a tavolino. In questa situazione, nei giorni successivi alle primarie, quando ormai i fatti erano di dominio pubblico e in città si toccava con mano la riprovazione per quanto accaduto è intervenuto il gruppo dirigente nazionale del Pd.
E’ intervenuto in due direzioni. Ha chiesto a chi si proclama vincitore delle primarie di fare un passo indietro e ha deciso di commissariare il partito a Napoli. Su questo secondo punto mantengo le mie riserve. Credo si tratti di una decisione politicamente avventata. In quanto alla richiesta del passo indietro rivolta a chi afferma arbitrariamente di essere vincitore la risposta di indisponibilità è giunta nelle ultime ore. In questa situazione che resta incerta negli sviluppi mi sento di poter affermare con chiarezza una sola cosa: il mio impegno per Napoli non termina qui. Della difficile battaglia per contribuire a liberare Napoli da clientele e favoritismi, da una politica che ha trasformato i diritti in favori, c’è bisogno come il pane! Consapevole dei miei limiti ma incoraggiato da tanti amici e compagni animati da una forte passione civile, mi sento personalmente impegnato a condurla.