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 2011  febbraio 02 Mercoledì calendario

VI RACCONTO MIO CUGINO SILVIO


Lomazzo è una cittadina di diecimila anime, fra Milano e Como, nella Pianura Padana. É qui che vive don Andrea Livio, cugino di Silvio Berlusconi. L’uomo, per intenderci, che nel pranzo di Natale sedeva al fianco del premier. Qui, fra torri medievali, antichi cotonifici, la chiesa barocca di San Siro e quella di origine neoclassica di San Vito, don Andrea è un’istituzione: le sue messe sono gremite e il sabato, giorno delle confessioni, c’è la fila. Molti sanno della sua parentela con Berlusconi, ma pochi, visto il suo riserbo, gli fanno domande. Per la prima volta don Andrea racconta il volto privato del premier.

Domanda. Lei che lo conosce fin da ragazzo, ci descriva Silvio Berlusconi.
Risposta. «Un uomo, affabile, espansivo, simpatico e cordiale».

D. Ci racconti qualche aneddoto della vostra infanzia.
R. «Un giorno Silvio stava giocando con mio fratello Angelo e altri cugini, quando, dicendo di essere un bravo equilibrista, convinse tutti a camminare su un pergolato d’uva. Quando sua zia Teresa se ne accorse, lo sgridò. Silvio, essendole molto affezionato, obbedì e fece dietro front. Ma, quando fu a terra, le disse: "Oh, zia, te me perdunet? (mi perdoni?, ndr)"».

D. Berlusconi ha sempre avuto il gusto della battuta, della barzelletta?
R. «È nato con questa vocazione, proprio come suo papà Luigi. Avreste dovuto vederli a tavola, quante belle e sane risate, che bei ricordi di quei tempi!».

D. Berlusconi va fiero del suo cugino sacerdote, ha sempre sostenuto la sua scelta?
R. «Certo, suo papà Luigi e sua mamma Rosella furono i padrini della mia prima messa, e quando ci incontriamo per le circostanze familiari, Silvio mi vuole sempre al suo fianco. Ho anche celebrato le nozze di Marina, il battesimo di Luigi e dei figli di Marina».

D. E di che cosa parla con il premier?
R. «Soprattutto di affetti familiari, amiamo ricordare i nostri cari, anche chi non è più con noi, come sua mamma Rosella. Certamente non parliamo di politica. Lui ha tante passioni, come i quadri e le sculture sacre. Ha grande senso estetico: se, mentre stai parlando con lui, nota un quadro storto alle pareti, lui si alza, si avvicina e lo rimette scrupolosamente al posto giusto».

D. Lei ha approvato nel 1994 la sua scelta di scendere in politica?
R. «Ne parlai con sua mamma, mi chiedevo perché non continuasse a fare l’imprenditore, ma compresi che lui voleva davvero fare il bene del Paese».

D. Prima imprenditore e poi politico: suo cugino ha scelto percorsi che mettono spesso a dura prova l’etica.
R. «É possibile restare buoni cristiani anche se si diventa politici o affermati imprenditori. Il potere corrisponde al servizio e le risorse economiche sono gli strumenti per realizzare la solidarietà. Il cardinal Schuster una volta disse: "Pecunia non olet", il denaro non puzza. La differenza sta nel giusto e benefico utilizzo che si fa del denaro».

D. Berlusconi è un uomo generoso? Qualcuno se ne è approfittato?
R. «Spesso l’ho visto aiutare persone e famiglie intere bisognose. É anche vero che, qualche volta, qualcuno non soltanto non gli ha dimostrato gratitudine, ma ha addirittura approfittato della sua generosità. Ma è nel suo Dna: i suoi genitori spesso aiutarono non soltanto parenti e amici, ma anche gente che nemmeno conoscevano».

D. L’hanno ferita gli attacchi che hanno colpito il premier in questi giorni per il "caso Ruby"?
R. «Sì, queste vicende calunniose mi hanno profondamente ferito, amareggiato oltre che disgustato, pensando come è possibile che qualcuno possa architettare ad arte tali vergognose accuse soltanto per diffamare una persona buona come Silvio. É pur vero che gli è sempre piaciuto stare con gli altri, con gli amici e i conoscenti».

D. Ci faccia un esempio.
R. «Un giorno, mentre eravamo a pranzo con tutta la famiglia, arrivò un fattorino a consegnargli un presente per conto terzi. Silvio, vista l’ora, lo invitò sedersi a tavola con tu noi. Guardi, sono sicuro che non ha fatto nulla di quello di cui si parla. Troppi personaggi lo vogliono colpire e screditare agli occhi di tutti gli italiani, che lui ama e porta nel cuore».

D. In questa vicenda giocano un ruolo importante le donne: sono un dono o un pericolo?
R. «Tutte le creature del Signore sono create buone, Dio si ritrova nell’uomo e nella donna. Ma, sempre per raccontarle un aneddoto, ricordo quanto va ancora il cardinal Schuster: "Le donne sono le api: fanno il miele, ma possono pungere!"».