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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

CAMERE INGESSATE: 14 LEGGI IN TRE MESI

L’ultima arrivata, appena mercoledì scorso, s’è occupata con tanto di seduta d’aula del Senato di trasformare l’Ossi in Osi, da ordine della stella della solidarietà italiana a ordine della stella d’Italia da assegnare (con 5 classi di onorificenza, non più tre) a chi illustra l’Italia all’estero, non più solo a chi lo fece durante la ricostruzione. Perché la ricostruzione (almeno quella dopo la seconda guerra mondiale) è passata da tempo e dunque era tempo di cambiare. L’Osi, ma anche le solite ratifiche a grappoli di atti internazionali e qualche "specifica" per il sistema scolastico in Sicilia. Non solo, naturalmente: nel bel mezzo c’è stata la legge di stabilità, la riforma dell’università, il collegato lavoro approvato dopo il purgatorio del rinvio alle Camere da parte del capo dello Stato.

Ma l’Osi e tante delle altre leggi fatte, con tutto il rispetto, non è forse esattamente quanto la crisi e il rilancio dell’economia e dell’occupazione chiedono al parlamento. Che ormai alla sua ragion d’essere attesa dalla gente – fare le leggi che servono – quasi non riesce più a dare sfogo. Le leggi arrivano sempre più col contagocce, si infrangono nei veti incrociati anche dentro la maggioranza e adesso nel terrore del governo di non avere i numeri nelle commissioni che contano, almeno alla Camera. Il risultato di questo "fermo immagine" è tutto nei numeri. Che parlano da soli: da settembre a oggi sono state varate appena 27 leggi, ma con 8 ratifiche e 4 decreti legge. Solo 14 negli ultimi tre mesi politici di fuoco, comunque poche sia pure scontando lo stop in attesa del voto di fiducia del 14 dicembre e le non brevi vacanze di natale. Col buco nero di novembre che ha rappresentato quasi un primato parlamentare assoluto: appena 1 legge arrivata al porto sicuro della Gazzetta ufficiale.

Il coprifuoco legislativo

Prigioniero della crisi del centrodestra, dalla diaspora dei finiani alla nascita del Fli, poi delle vicende giudiziarie che sempre più pesantemente coinvolgono Berlusconi e arroventano il clima politico, il parlamento è ormai da mesi alle prese con una sorta di coprifuoco legislativo. I disegni di legge politicamente più sensibili restano nei cassetti, col piacere di chi li contesta e il malumore di chi vorrebbe rispolverarli: dalla giustizia (processo penale, per non dire dello spauracchio berlusconiano delle intercettazioni e degli scudi ripetutamente in cantiere) al biotestamento, dal voto agli immigrati a temi per le lobby di circostanza.

Mentre le norme anti-corruzione restano sotto il tappeto al senato per volere della maggioranza, il codice delle autonomie (in attesa del federalismo, forse) è quasi scomparso, la carta dei doveri della pa pure, e così gli interventi per il cinema e la cultura, le misure anti-mobbing e contro la violenza sessuale. E soprattutto non arrivano le leggi di rilancio dell’economia, le grandi strategie, le riforme di sistema con tanto di appassionate discussioni bipartisan. Le liberalizzazioni poi, che da bandiera sono diventate chimera. Mentre l’Economia frena gli arrembaggi alla spesa con emendamenti e proposte di legge, anche dentro la maggioranza. E le commissioni rallentano le voglie spesso bipartisan – per carità, spesso da frenare – di deputati e senatori più volitivi.

La stessa attività di governo, da quel 29 settembre del voto di fiducia incassato per un pelo dal Cavaliere, ha dato modesti segni di vitalità. Certo, c’è la crisi. Fatto sta che in 16 Consigli dei ministri sono stati approvati 22 disegni di legge: ma con i soliti 4 decreti, ben 11 ratifiche, i (dovuti) ddl di stabilità e di bilancio, le norme sulla siurezza subito nell’occhio del ciclone, venerdì le "specialità" volute da Brunetta per Venezia, più verde e alberi nelle città, l’equiparazione dei figli legittimi a quelli naturali. La promessa sono però quei 5 punti che per il premier rappresentano la bandiera dell’agire futuro del suo gabinetto: giustizia, sud, federalismo, sicurezza-immigrazione, riforma fiscale. Qualcosa è spuntata, altra ancora viene agitata da Berlusconi a fasi alterne contro i "cattivi magistrati".

Governo dominus delle leggi

La difficoltà sta tutta nel riuscire a incassare le sue proposte, per il governo, se la legislatura terrà e se il Cavaliere resterà in sella. Di questa situazione politica bloccata, l’attività legislativa parlamentare è l’ostaggio. Come è accaduto negli ultimi 5 mesi e come rischia di essere nei prossimi se camere (e governo) tireranno avanti.

Nell’ennesima settimana parlamentare decisiva che si apre domani – tra voto sul federalismo fiscale municipale, decreto milleproroghe, comunitaria 2010 – si potranno forse tirare davvero le somme. Che oggi dicono: 210 leggi fatte in 33 mesi. Poco meno di 6,5 leggi al mese. Ma il 60% sono ratifiche e decreti spesso passati con la fiducia. E oltre l’82% sono maturate a palazzo Chigi. Che per due anni ha avuto una maggioranza granitica, ed ora deve raccogliere tutte le truppe, ministri e sottosegretari inclusi, per evitare imboscate sempre pronte alla camera. Forse anche per questo le leggi, se camere e governo tireranno avanti allo stesso modo, di leggi se ne faranno sempre meno. A dispetto della crisi e delle necessità del rilancio dell’economia e dell’occupazione.