Josto Maffeo, Il Messaggero 29/1/2011, 29 gennaio 2011
SPAGNA, DISOCCUPAZIONE AL 20,3%
SALE GRADUALMENTE L’USCITA DAL LAVORO: 67 ANNI DAL 2027
4.696.600. È la cifra del dramma spagnolo della disoccupazione, quella registrata nel 2010, resa nota ieri e che porta i senza lavoro al 20,33% della popolazione attiva. Raggiunge così il tetto nella storia di questa democrazia e vede un milione e trecentomila famiglie con tutti i membri disoccupati. La durezza di questi dati ha annacquato la soddisfazione del governo Zapatero per il tanto sofferto accordo sulla profonda riforma del sistema pensionistico, un accordo raggiunto ieri tra governo e sindacati con il consenso certamente non entusiasta del Partito popolare e degli imprenditori. L’obiettivo è che dopo anni di gradualità, nel 2027 gli spagnoli vadano in quiescenza all’età di 67 anni e che il calcolo della pensione si basi sugli ultimi 25 anni di attività.
Due scioperi generali e la minaccia di un terzo non hanno fatto retrocedere il governo del socialista José Luis Rodriguez Zapatero, che attraversa il momento più impopolare della sua vita politica e che, anche nelle ammissioni di esponenti del proprio partito, ha già un successore. Si tratta del vicepremier e ministro dell’Interno Alfredo Pérez Rubalcaba, uomo dei tempi di Felipe González e che nel giro di un anno dovrà scontrarsi con Mariano Rajoy, il presidente del Partito popolare che i sondaggi danno vincitore alle prossime elezioni. Proprio Rubalcaba ha presentato ieri il decreto legge varato dal governo poche ore dopo l’accordo con i sindacati.
Il ministro del Lavoro, Valeriano Gómez, è poi entrato nei dettagli. Si introduce la gradualità della riforma e così accadrà, per esempio, che nel 2013 si andrà in pensione all’età di 65 anni e un mese ma con una vita lavorativa di almeno 35 anni. La progressione porterà nel 2027 alla necessità di lavorare fino a 67 anni, oppure solo fino a 65 ma solo se titolari di contributi per 38 anni e mezzo.
Per dorare la pillola ai sindacati, il governo ha introdotto due novità rivolte ai giovani e alle donne. I primi potranno contabilizzare ai fini della pensione i periodi a cavallo tra la fine degli studi e i primi contratti, per esempio quelli in cui hanno usufruito di borse di studio. Alle madri saranno computati i periodi di pausa maternità e allattamento e così per ciascun figlio potranno essere sommati nove mesi di contributi.