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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

SCHIAVONE DICEVA A MELLUSO:

«UNA RELAZIONE AL PREFETTO PER BUTTARE FUMO SUL PERCOLATO» -

Mentre gli «stabilimenti balneari continuavano a funzionare bene», loro buttavano «in mare tonnellate di merda al giorno». Luglio 2007, temperatura torrida a Napoli, unico refrigerio per centinaia di migliaia di persone le coste un tempo felici di Napoli e Caserta. Al telefono parlano tecnici e funzionari della regione Campania, imprenditori e gestori privati, tutti alle prese con un’emergenza decennale, quella del percolato prodotto dalle discariche e convogliato in acqua senza alcuna depurazione. Tubi di scarico, in alcuni casi sottomarini. «Tonnellate di merda in mare», appunto, a sentir parlare l’ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione. Che insiste, al punto che, parlando con Antonio Recano, funzionario addetto al commissariato straordinario per le acque e le bonifiche, precisava che in fondo «la merda di Acerra va nei Regi Lagni», quindi a mare. Eccola l’altra verità sul mare pulito a Napoli, con un’ipotesi di associazione per delinquere che unisce attorno allo stesso tavolo (ipotetico) Gianfranco Mascazzini del Ministero dell’Ambiente, l’ex governatore e commissario all’emergenza acque Bassolino, il capo della sua segreteria politica Nappi, l’ex assessore Nocera, ma ex funzionari del commissariato e imprenditori. Invece di interrompere tutto - ragionano gli inquirenti - per un servizio di depurazione inesistente, erano tutti d’accordo. Emergenza produce soldi, carriere, clientele, stando all’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dai pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo.
Le lettere sequestrate. C’è una lettera che risale al 12 novembre del 2002 a firma dell’ex presidente regionale Antonio Bassolino, che attestava la sua preoccupazione per le condizioni dell’impianto Foce Lagno. È la dimostrazione del fatto che da anni l’ex governatore fosse a conoscenza del cattivo funzionamento degli impianti di depurazione.
Forti pressioni al generale. Centrale il caso del generale Roberto Jucci, ex commissario alla bonifica del fiume Sarno. Un tempo competente per uno dei depuratori, quello di Nocera, si rifiutò di avviare l’impianto perché privo di collaudo, tanto da subire «forti pressioni», «per confermare come nessuna regola dovesse impedire lo scarico del percolato nel mare tramite il depuratore».
Fumo sul percolato. Con o senza collaudo, la Regione decise di assumere «il possesso materiale e giuridico» del depuratore del comune di Nocera. Tanto che l’ingegner Generoso Schiavone, responsabile del ciclo delle acque per la Regione, al telefono con Giovanni Melluso, docente della Federico II e addetto alla sovrintendenza tecnico scientifica per alcuni depuratori, parla di «una relazione al prefetto per buttare fumo sul percolato».
L’ex assessore Nocera. C’è un passaggio dell’ordinanza in cui Gaetano De Bari (ex amministratore della Hydrogest Campania, titolare della gestione di Cuma) da ieri in cella, tira direttamente in ballo l’ex assessore regionale Luigi Nocera (tra gli indagati): «L’assessore ci disse che vi era un’emergenza per lo smaltimento del percolato e che quindi noi avremmo dovuto ricevere, nei nostri impianti, questo rifiuto liquido. Subito si levò un forte vociare da parte dei vari gestori ma l’assessore non mi parve sorpreso. Mostrandosi sul punto imperturbabile, ribadì quanto prima aveva detto circa la necessità di smaltire il percolato. Si aggiunse a lui l’avvocato Lupacchini (da ieri ai domiciliari, ndr) che rappresentò come gli impianti di depurazione fossero pubblici e quindi dovevano essere posti al servizio di questa urgenza».
La nota del prefetto Pansa. È il cinque marzo del 2007, quando ci prova il prefetto Alessandro Pansa a richiamare l’attenzione di politici e amministratori sul caso percolato. Una nota ufficiale indirizzata ai vertici della società Hydrogest, ma anche all’allora capo della protezione civile Guido Bertolaso (che in questa vicenda non risulta indagato), ma anche all’ex assessore Nocera, al presidente della regione Bassolino. Chiaro il messaggio espresso nel corso della nota: rispettare le regole e i parametri del conferimento dei rifiuti.