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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

RUBY-GATE, IN RIVOLTA LE SUORE ANTI-LUCCIOLE


Il bunga-bunga? E’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La proverbiale pazienza delle suore che ogni giorno che Dio manda in terra sfidano il racket per togliere dalla strada le prostitute minorenni è andata a farsi benedire. Solitamente silenziosissime stavolta non ce l’hanno fatta e sono sbottate. Il Ruby-gate è uno spettacolo semplicemente «indecoroso». «Insopportabile». L’accusa rivolta al premier è di «offendere, umiliare e deturpare l’immagine della donna». Una presa di posizione talmente dura finora non s’era ancora registrata all’interno del mondo religioso. Da Caserta, suor Rita Giaretta, ha indirizzato una lettera aperta al periodico Missionline.org - gestito dal Pime, il pontificio istituto delle missioni estere - nella quale confessa di avere sentito il bisogno «come donna, come consacrata e come cittadina italiana» di reagire. «Sono sconcertata nell’assistere come alcuni rappresentanti del governo, eletti per cercare e fare unicamente il bene del nostro Paese, soprattutto in un momento di così grave crisi, possano offendere l’immagine femminile. Inquieta vedere esercitare un potere in maniera così sfacciata e arrogante che riduce la donna a merce e dove fiumi di denaro e di promesse intrecciano corpi trasformati in oggetti di godimento. Di fronte a tanto l’indignazione è grande». La religiosa evoca poi un episodio biblico: in «un altro palazzo del potere re Erode si sentì gridare contro dal Battista: non ti è lecito, non ti è lecito». Un monito che per la suora resta sempre valido. Del medesimo tenore è la presa di posizione di suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata, l’emblema femminile della lotta contro la tratta delle nuove schiave. Originaria di Bubbiano, nella «bassa» milanese, dopo un lungo periodo di missione in Africa, è tornata a Torino dove ha fondato il primo nucleo di un progetto, ora esteso su tutto il territorio, volto a salvare le straniere. Ai suoi occhi i fatti legati ai festini di Arcore si «susseguono con una spudoratezza» che toglie il fiato. «Non si può restare che sgomenti» nel vedere la considerazione della donna. «E’ un oggetto, una merce da usare a piacimento per interessi personali». La domanda che suor Eugenia pone è che cosa può arrestare questa deriva. «Noi religiose vogliamo essere come gli alberi che crescono senza fare rumore e offrono ossigeno per eliminare l’inquinamento atmosferico. Vogliamo ricordare a tutti, politici, persone comuni, giovani e anziani, che l’onestà, il rispetto della dignità e identità di ogni persona è il capitale più grande su cui un Paese civile deve saper investire e conservare per noi oggi e per le generazioni future»