VITTORIO ZUCCONI, la Repubblica 30/1/2011, 30 gennaio 2011
I MATRIMONI MISTI CHE CAMBIANO L´AMERICA
Dicono: siamo i figli di tutti e di nessuno, siamo il popolo di coloro che vivono e si sposano felici nella zona d´ombra fra le razze e i colori, dove i confini del bianco e del nero, del rosso e del giallo stanno scomparendo per creare un nuovo uomo americano: la persona di «razza mista», ormai milioni, che non si riconoscono più nelle gabbiette dell´etniticità da censimento.
La realtà crescente del nuovo «Homo Americanus» è questa, formata di sangue asiatico e africano, caucasico e indio, inuit e vikingo. È arrivata nei formulari dell´ultimo censimento 2010 che presto darà la foto più precisa del fenomeno sociale che sta rimescolando le carte dell´etnicità in una nazione che ancora 40 anni or sono proibiva per legge i matrimoni fra bianchi e neri in alcuni stati e misurava la appartenenza ai due gruppi principali, bianchi o «negri» con la regola della «goccia»: anche una sola goccia di sangue africano faceva di te un «black».
Sui moduli del censimento alla voce «razza» il povero compilatore deve essere impazzito. A pagina nove, si poteva scegliere fra "bianco, nero americano, nero africano, indiano americano, indiano asiatico, nativo dell´Alaska, cinese, giapponese, coreano, vietnamita, hawaiiano, guamaniano (dell´isola di Guam), chamorro, filippino, pakistano, hmong, laotiano, cambogiano, thai, tongano, fijiano, ispanico, chicano, messicano, portoricano, altri ispanici (argentino, cubano, colombiano, nicaraguense), una lista che si chiudeva con una bandiera bianca, una casella da riempire a scelta con la propria autodefinizione razziale. Ma non oltre i 19 caratteri, per favore, abbiate pietà.
Sta dunque diventando felicemente impossibile rinchiudere la macchia umana che si espande attraverso matrimoni misti, amori, adozioni, secondi e terzi matrimoni, nella comoda segregazione in bianco e nero della quale parlava l´antropologo svedese Gunnar Myrdal. Tempi crudeli, ma semplici quelli nel quali al massimo il governo si sforzava di arrivare fino al «quadrone» e all´«ottarone», alla persona che avesse anche un solo bisnonno africano per essere catalogato come «negro».
Nei nuovi club per giovani senza identità razziale definita, si gioca a questo innocente scambismo del dna. Se risentimenti ci sono ancora, si indirizzano magari contro Barack Obama, che «nero» si definisce ufficialmente, quando potrebbe, con pari diritto, dirsi «bianco», come bianca era la mamma.
Un´ambiguità che il campionissimo di golf, Tiger Wood fece esplodere nel 1996 quando vinse il torneo dei Master e rispose a chi gli chiese come ci sentisse a essere «il primo nero» a vincerlo: «Sono anche il primo asiatico a vincerlo», essendo la madre, appunto, thailandese.
Scuotersi di dosso la paura di chiamarsi l´un l´altro «meticci» non più nell´accezione dispregiativa dei colonialisti bianchi, richiede il coraggio di uscire da guscio protettivo della identità precostruita ed ereditata.
Nel club per «Sanguemisti» dell´Università del Maryland, alle porte di Washington, soprattutto coloro che hanno la famigerata «goccia» di sangue nero nelle vene rispondono al New York Times che nel non dirsi più afro temono di rinnegare la storia dell´emancipazione e della sofferenza dei loro antenati.
Esitano a buttare a mare, insieme con gli schiavettoni, lo stigma, i pregiudizi, anche quella «black culture» che tanta parte dell´America moderna ha costruito.
Ma neppure questi comprensibili timori possono fermare l´oceano che sta rimescolando le gocce, onda dopo onda, come se il leggendario e non sempre vero «melting pot», il pentolone, si fosse rimesso a bollire. I matrimoni misti sono ormai uno su otto, calcola il centro studio Pew, il triplo di quanti erano nel 1970, quando il crimine della «miscegeneration», dell´ imbastardimento razziale, fu abolito dalla Corte Suprema. E i matrimoni non calcolano ovviamente le coppie di fatto. Quasi l´8 per cento degli abitanti censiti si autoclassificano come «misti» e dunque sono ormai almeno 25 milioni. Se ancora ci sono magistrati come il giudice di pace della Louisiana, Keith Bardwell che nell´anno 2009 negano la licenza matrimoniale «per il bene dei futuri bambini di razza mista», sono soprattutto gli immigrati dal sud, gli ispanici, e dall´est, gli asiatici, ad avere scavalcato ogni barriera e pregiudizio, sposandosi con bianchi.
I pessimisti, che non mancano mai, come il professore Rainier Spencer dell´Università del Nevada, parlano di una «balcanizzazione razziale dell´America», temono la nascita di una nuova «tribù» che serva ad aggiungere un altro strato alla torta millefoglie della nazione. E questo è il timore soprattutto delle minoranze tradizionali, degli afroamericani, che rischiano di vedere i propri diritti, le prerogative così dolorosamente acquisite, diluiti nel mare del «siamo tutti un pò di colore dunque nessuno è più colore». Notano che le unioni di maggior successo sono quelle fra asiatici e bianchi, ancora una volta saltando sopra gli afroamericani e i figli di coppie in bianco e nero. Ma per ora, il popolo dei figli di tutti e di nessuno si diverte, nei suoi vent´anni. «Quando mi chiedono se sono nera, perchè ho la pelle color carta da pacchi e gli occhi a mandorla- ride Laura Woods che presiede il club dei meticci - rispondo sì, sono nera. E anche bianca. E sono anche cinese». E l´altro? Ma insomma chi sei? «Sono quello che oggi mi sento di essere. Sono libera».