FEDERICO RAMPINI, la Repubblica 30/1/2011, 30 gennaio 2011
I CIBI ANTI-FAME CHE INGANNANO LO STOMACO
Un gigantesco stomaco artificiale, grande quanto un maxi-frigorifero, è la nuova arma hi-tech nella battaglia contro l´obesità. È grazie a questo stomaco-laboratorio da un milione di dollari, nel centro di ricerca Nestlé a Vevey, che gli scienziati della multinazionale svizzera studiano come "ingannare" la cabina di regìa del nostro apparato digestivo.
Da Unilever a Kellogg, anche altri colossi dell´alimentazione seguono la stessa pista. La mossa vincente per farci dimagrire è manipolare i centri nervosi del nostro stomaco, le sensazioni che comandano appetito e voracità negli esseri umani. Arrivano così, nei supermercati e sulle nostre tavole, prodotti che contengono dei "rallentatori della digestione", provocano artificialmente un senso di sazietà, quindi ci aiutano a mangiar meno senza che sia un sacrificio.
Al centro delle ricerche c´è quello che in inglese si chiama volgarmente "gut brain", il cervello della pancia, o con un termine più nobile il sistema nervoso gastroenterico. Un apparato complesso, dotato di 500 milioni di cellule nervose. Da lì partono le contrazioni muscolari che accompagnano i crampi della fame, o il lavorìo della digestione. Da lì vengono anche gli impulsi che comandano le secrezioni di ghiandole: enzimi e succhi digestivi. Tutto sta a capire come si può manipolare questo raffinato cervello.
«La chiave – ha dichiarato al Wall Street Journal uno degli scienziati della Nestlé, Heribert Watzke – sta nel far sì che la gente si senta sfamata più velocemente. Perché in tal caso scatta automatico l´impulso a smettere di mangiare». La sfida è ormai planetaria, coinvolge i governi. Negli Stati Uniti, dove un quarto della popolazione è afflitta da obesità con costi immensi per il sistema sanitario, la guerra alla mala-alimentazione è guidata dalla First Lady, Michelle Obama. Ma anche altre zone del mondo che avevano diete tradizionalmente più salutiste e sembravano immuni dalla piaga dell´obesità, con lo sviluppo economico e la modernizzazione subiscono il fascino del "troppo", e l´inevitabile aumento delle persone sovrappeso.
Dall´Europa mediterreanea fino al Giappone nessuno si salva. E se finora sembrava che l´industria alimentare remasse contro le iniziative salutiste, la forza delle pressioni politiche sta convincendo le multinazionali a cambiare strategia: meglio cooperare e mettersi al servizio di questa campagna. Il laboratorio della Nestlé ha squadre di ricercatori indaffarate attorno allo "stomaco artificiale" che riproduce su scala ingrandita tutte le attività dell´organo vero: ha valvole che rilasciano sale, bile, enzimi, alla stessa temperatura del corpo umano. Ha una parete di vetro, che consente di osservare le sue funzioni minuto per minuto. Da quel laboratorio è stata partorita una delle prime invenzioni che servono letteralmente a "ingannare la fame".
La novità è stata descritta dallo stesso Watzke in un resoconto scientifico apparso sulla rivista Food Biophysics. Si tratta di un olio d´oliva a cui è stato aggiunto un monogliceride. Quest´ultimo avvolge con un mantello protettivo le molecole dell´olio, che così diventano più difficili da penetrare per i succhi gastrici. La digestione di quest´olio è otto volto più lenta del normale. E così dal sistema nervoso gastroenterico parte un segnale di sazietà che dura molto, allontanando la tentazione di uno spuntino.
La Nestlé ha un´intera filiale, la Volumetrics, con una linea di prodotti basati sulla "scienza della sazietà", che tendono ad attenuare gli stimoli della fame. I concorrenti non sono da meno. L´altro gigante globale, Unilever, usa la gamma Slim-Fast per introdurre cibi ipocalorici che "spengono la fame fino a quattro ore". La marca Kellogg risponde con la linea Special K Sustain venduta sul mercato inglese "con un equilibrio di proteine e fibre che inducono una sazietà prolungata". In Olanda la Royal Dsm commercializza Fabuless, un´emulsione di olio in acqua, che allerta artificalmente i riflessi contro i grassi.
Una difficoltà naturalmente consiste nel trovare il giusto mix tra l´efficacia del prodotto "inganna-stomaco", e la sua appetibilità: alcuni prototipi sono finiti nel dimenticatoio perché i consumatori li trovavano di scarso gradimento. Poi la battaglia successiva, se davvero vivremo in un mondo a "sazietà indotta", sarà cercare di ricordarci perché diavolo mangiamo. Magari al risveglio da una siesta, visto che tanta sazietà avrà pure effetti collaterali.