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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

IL REPARTO SPERANZA QUEI 115 RAGAZZI CHE PROGETTANO IL SOGNO

Come fare la differenza: «Qui non siamo a Bologna ma a Borgo Panigale». La fettuccia di tangenziale che separa i due mondi Valentino la percorrerebbe, vuota, in due minuti. Eppure si sentono così. Più fuori che dentro. La buttano sul cinema: «Perché, Cinecittà è Roma?». Forse nel ´40 no. E Hollywood?
Periferia o centro del mondo, Dopoguerra o Terzo Millennio, bisogna comunque percorrere chilometri di storia per arrivare al Reparto Speranza della Ducati. L´unico che non chiude mai, nemmeno quando il profumo del mito si mescola al cattivo odore della crisi, ai minacciati "scioperi della saponetta", per protestare contro l´abolizione dei cinque minuti per lavarsi le mani, poi rientrati («qui va a finire che Valentino lo paghiamo noi», fu la frase che accese la battaglia sindacale). Il Reparto Speranza è un grande stanzone della psiche che non ammette contrasti ideologici. Nel peggiore dei casi li nasconde. Se c´è un sogno qui in Ducati, è il sogno di tutti. Se c´è una paura, tutti la condividono. Lavorano con le mani come ai tempi di Oscar Folesani e Mike Hailwood. Si disegna, si fresa, si usa persino il pongo. Nei 100 mila mq dello stabilimento funzionano solo due robot. Uno sovrintende al controllo numerico, l´altro sparge colla per chiudere i motori. Il resto sono braccia: «Contiamo di crescere anche grazie a Valentino», afferma convinto il presidente Gabriele Del Torchio. L´obiettivo è tornare a produrre oltre le 40 mila unità annuali dopo la flessione degli ultimi tempi: «Ma noi continuiamo la nostra vita di nicchia». "Coolness". «La Ducati Corse esiste anche per sperimentare ciò che, nei tempi tecnici di un paio d´anni, può diventare parte integrante della produzione di serie».
IL ROSSO E IL GIALLO
Da pochi giorni è stato definito l´adeguamento cromatico del merchandising. Attraverso l´estro di Aldo Drudi, Valentino e Ducati produrranno "materiali" di frontiera. Mescoleranno il rosso della casa - il vino della verità motoristica - e il giallo del pilota - la spremuta delle vittorie ottenute in pista, una vernice emotiva che rasenta gli effetti della colla: di solito si attaccano tutti. La sfida italiana della MotoGp è una foto d´epoca in cui un ragazzo pluridecorato accetta di ammaestrare Furia, il cavallo della via Emilia, metafora del west italiano cresciuto a Pavarotti, Ferrari e Ligabue. Consonanze. Motori e giradischi che si accendono. Garage music in entrambi i casi. La lingua è un inflessione comune. Rafforza. L´anagrafe non divide più. Aggrega. Chi lavora alla Ducati Corse (mercoledì i primi test a Sepang) ha un´età media di 32 anni. Valentino ne finirà 32 il 26 febbraio. In tutto 115 persone (alla Honda sono più di mille). Quindici compongono l´ufficio progettazione, otto garantiscono lo sviluppo della MotoGp, trentacinque vanno in pista. Ora ci sono anche gli "australiani" che si sono staccati dalla Yamaha per seguire Jeremy Burgess, la musa non inquietante che, secondo Valentino, doveva scegliere fra la pensione o la Ducati: «Avesse scelto la pensione mi sarei sentito tradito».
20 ESEMPLARI AL GIORNO
Ducati sentimenti, ribellione, rock, cinegiornali e ruote. E´ come se tutti vivessero qui da sempre. I vivi e gli oggetti animati. Nell´incanto dei cinque sensi: «Ma la Ducati è tatto», esclama Livio Lodi, che parla dal cuore di questa moto umanizzata: la fabbrica. Da qui escono venti moto al giorno. Venti amanti possibili. Qui si pensa ogni anno un modello nuovo di Ducati per servire il pubblico, fra super sportive e più concilianti pensate (per il 2011 sta andando in commercio il Diavel): «Non è un tradimento rendere le moto più guidabili, né lo è dotarle di Abs (il sistema frenante in uso anche sulla Vespa, ndr)», spiega Claudio Domenicali, dg della Ducati Motor Holding. Nel 2003 il grande successo della Multi Strada: «Un Suv su due ruote: grazie al "riding mode" era quattro moto in una». Il 75% della produzione viene esportato: «Ora puntiamo al cosiddetto "bric", acronimo per indicare i nuovi mercati, Brasile, Russia, India e Cina». Per facilitarne l´accesso aprirà uno stabilimento di assemblaggio in Thailandia. Valentino guida la storia. La moto un tempo celebrata come "nuda" diventa progressivamente una donna vestita. Non sempre di rosso. Il grigio per esempio riporta a Hailwood.
LE BOMBE DEL 1944
Tutto cominciò con le bombe alleate che il 12 ottobre 1944 rasero al suolo la fabbrica di condensatori, radio, rasoi, macchine fotografiche. Fine della Ducati dei radiobrevetti e inizio della Ducati dei motori. Il primo ad accendersi fu un piccolo propulsore applicato a un velocipede due anni prima di Ladri di biciclette: il Cucciolo. Buono per la strada e buono per le gare.
Passano gli anni. Le tre colonne dell´ingegneria Ducati diventano il telaio a traliccio, la distribuzione "desmodromica", il bicilindro a "elle". Come fare la differenza. Altro da tutto: «Ma siamo comunque legati all´ispirazione. A volte anche un cupolino può non venire...». A Valentino ha fatto cambiare più volte il serbatoio: «I piccoli adattamenti sono spesso decisivi». Il serbatoio della GP10/11 è la prima cosa di cui si è parlato a Valencia. «Sulla moto devi sentirti a casa».
Ducati e Valentino come Mogol e Battisti. Stanno scrivendo la loro canzone per un Festival chiamato Mondiale. Due anni insieme poi si vedrà. Fuori già li aspetta l´inferno. Stoner subito in confidenza, Lorenzo campione. La Desmosedici GP11 è un concerto di amore e pistoni: 4 tempi raffreddato a liquido, 799 di cilindrata, 200 cavalli, velocità massima 310 km/h, telaio in carbonio, 150 chili da trascinare davanti a tutti.
L´ultimo padiglione aperto nel Museo Ducati è per la MotoGp. Rispetto ai leggendari trabiccoli dai colori inimmaginabili, è come aver messo in bacheca una cassa di frutta fresca. Non si può, ma tu prova a toccarla. Vivrai un´esperienza. Dopotutto «Ducati è tatto». E a quanto pare Valentino è un maestro. Sfiora, parla, tocca, vince.