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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

CLINTON: "LE PAROLE NON BASTANO SPERO NASCA UNA DEMOCRAZIA VERA"

Sulla crisi egiziana, ieri pomeriggio il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha rilasciato un´intervista al network americano Cbs.
Signora Clinton, sembra che poco fa alcuni caccia dell´aeronautica militare egiziana abbiano sorvolato a bassa quota i manifestanti nella zona centrale del Cairo. È a conoscenza di quello che sta accadendo?
«No. Ma vorrei ribadire quello che il presidente Obama e io abbiamo già detto: le forze di sicurezza egiziana devono saper agire con moderazione, astenendosi da qualsiasi ricorso alla violenza o all´intimidazione. Non devono attaccare i manifestanti che chiedono pacificamente che le loro istanze siano ascoltate. Fino a questo momento dai nostri rapporti risulta che l´esercito si sta trattenendo dall´uso della forza. Noi auspichiamo caldamente che continui a essere così.
Il popolo egiziano sta protestando al Cairo e in tutto l´Egitto per il diritto a partecipare al governo della propria nazione, ad avere opportunità economiche, affinché i diritti umani siano rispettati. Siamo stati molto chiari in merito: sia ufficialmente sia in via riservata abbiamo domandato ai dirigenti egiziani di rispondere alle loro richieste, di dare inizio a quel processo di dialogo nazionale che porterà a una transizione verso la democrazia. E ci aspettiamo, di conseguenza, che ciò di cui il presidente Mubarak ha parlato l´altro giorno – dare il via ai primi passi concreti per una riforma in senso democratico ed economico – si traduca in realtà».
Ritiene che tutto ciò sia possibile se resterà in carica Mubarak? O crede che debba andarsene?
«Non intendo fare congetture. Ora come ora ci sta a cuore una transizione che soddisfi le esigenze del popolo egiziano e instauri sul serio la democrazia, non che ci siano delle elezioni seguite da nessuna altra consultazione alle urne per anni, né che i radicali, gli estremisti o soggetti violenti prevalgano e abbiano la meglio. Vogliamo che diventi realtà il nocciolo di ciò che sta dietro a queste proteste, ovvero le esigenze di una popolazione che pensa di meritarsi una vita migliore e che i propri bisogni siano affrontati e soddisfatti come si deve. Questo è quanto stiamo facendo capire, quello che continueremo a ripetere molto chiaramente, quello che sosterremo al meglio».
La preoccupa il fatto che la Fratellanza Musulmana potrebbe in qualche modo avere l´opportunità di andare al potere?
«Non voglio fare ipotesi su chi resterà e chi se ne andrà. Né sono disposta a fare commenti su quale tipo di processo democratico il popolo egiziano stia per portare alla luce. Naturalmente, vorremmo vedere qualcuno veramente impegnato a costruire la democrazia, non a imporre un´ideologia agli egiziani, a prescindere da quale essa sia. Siamo tutti consapevoli che l´Egitto è un Paese molto importante, che ha una grande influenza nella regione e un grande peso nel mondo arabo. Vogliamo che quelle che sono iniziate come proteste pacifiche portino a una vera democrazia. Non a una democrazia fasulla, come quella che abbiamo visto nascere dalle elezioni in Iran. E non a un gruppo ristretto di persone al governo che non rappresenta le molteplici diversità della società egiziana».
Ritiene utile la nomina del nuovo vicepresidente?
«È una cosa che il governo americano ha chiesto per 30 anni. Ci sono soggetti nuovi che si stanno assumendo responsabilità di governo. Noi auspichiamo che possano contribuire a quel tipo di riforme economiche e democratiche che il popolo egiziano si merita».
Finora, però, non sembra che sia servito a calmare le proteste. Anzi, le cose paiono andare di male in peggio.
«Stanno accadendo varie cose simultaneamente. Una cosa è evidente, in ogni caso: le parole da sole non bastano. Ci devono essere anche i fatti».
(copyright Cbs. Traduzione di Anna Bissanti)