Franco Bechis, Libero 30/1/2011, 30 gennaio 2011
ANNO 2011: MUORE LA LOTTERIA ANCHE LA DEA BENDATA COSTA TROPPO
Ne resterà soltanto una: la lotteria Italia che è troppo complicato smontare. Non fosse per lei il 2011 sarebbe passato alla storia come l’anno della scomparsa delle lotterie. Evento forse non così denso di significati come quella scomparsa delle lucciole che raccontò Pier Paolo Pasolini in un suo celebre scritto corsaro sul Corriere della Sera. Però segno di una storia del costume degli italiani che è cambiato radicalmente. Quel biglietto della lotteria acquistato insieme a tutta la famiglia in tabaccheria o magari in autogrill perché la fortuna bussava più facilmente lì, è stato tradizione e sogno per milioni di italiani. E non lo sarà più. Per un a ragione semplicissima: il ministero dell’Economia ha deciso di eliminare per la prima volta quest’anno tutte le lotterie a premi organizzate dai Monopoli dello Stato. Perché come non può accadere mai nel gioco d’azzardo ci si è resi conto l’anno scorso che ormai il banco perde. I premi pagati, le percentuali ai venditori e i costi pubblicitari sostenuti per lanciare questa o quella lotteria (le più famose furono quella di Agnano, quella del Carnevale di Viareggio, di Merano, dei gran premi di Monza e di Imola, del Festival di Sanremo, di Miss Italia) erano ormai superiori ai ricavi delle vendite dei biglietti. E non aveva più senso riempire gli autogrill di carta inutile solo per un ‘operazione nostalgia. Resterà in piedi la Lotteria Italia non perché con quella lo Stato faccia soldi a palate. Ma perché eliminarla era operazione burocraticamente complicata (c’era anche un contratto che coinvolgeva la Rai) e in fondo al ministero è restata la speranza che togliendo tutte le altre almeno quel biglietto unico possa fare gola ai giocatori italiani. In una lettera inviata alle commissioni parlamentari competenti dai Monopoli di Stato si è sancita la fine di un’epoca spiegandone le ragioni in quattro punti: «1) consolidata disaffezione dei giocatori nei confronti del prodotto; 2) assenza di utili significativi per l’erario; 3) sostanziale mancanza di ritorno economico per gli enti organizzatori; 4) difficoltà operative per l’amministrazione dei Monopoli che non ha più la rete dei magazzini vendita che svolgevano il ruolo di centri di distribuzione».
Quel biglietto non è più evidentemente nemmeno un traino per gli enti locali che organizzavano la loro manifestazione e che fino a qualche anno or sono facevano la fila al ministero per essere abbinati a qualche lotteria, organizzando addirittura lobbies parlamentari per inserire nel decreto ministeriale annuale il loro evento. Quest’anno erano restate solo cinque domande pluriennali degli anni precedenti, fra cui quella del comune di Venezia per la Regata storica e quella dei comuni di Ascoli Piceno e di Foligno per la loro “Giostra
della Quintana”. Tutte le altre domande scadute non sono nemmeno state rinnovate. E una sola nuova richiesta è giunta: quella di Gino Strada che ha proposto una lotteria dedicata alla sua Emergency per raccogliere fondi destinati al “Programma Sierra Leone”. Ma sarebbe stata utopia accontentare Strada: almeno un milione di euro in premi ai giocatori bisognava destinarlo e nella migliore delle ipotesi per la Sierra Leone sarebbe arrivato qualche migliaio di euro. Con il rischio di provocare polemiche e perfino scandalo. Così a Strada si è detto di no, e pare che lui ci sia rimasto male.
L’esperienza del 2010 è stata però disastrosa. Si è provato ad unire tutte le lotterie dei Carnevali a quella del Festival di Sanremo, legando il biglietto a un progetto di solidarietà (“La casa viaggiante dei sogni”). Si è investito massicciamente in una campagna pubblicitaria spendendo più di un milione di euro. Aumentati i costi di stampa e distribuzione consentendo la vendita per 5 mesi. Sono stati venduti 576.480 biglietti, con un ricavo lordo di 2,8 milioni di euro. In premi se ne sono andati 1,255 milioni. Al progetto di solidarietà sono andati 18 mila euro. Al comune di Sanremo 5 mila euro. A quelli che organizzavano i carnevali abbinati da 2 mila (Gallipoli e Capua) a 3 mila euro (Viareggio). E tutti si sono arrabbiati. Provocando così la fine di un’epoca.