Anna Guaita, Il Messaggero 30/1/2011, 30 gennaio 2011
UN "CLUB DEI MILIARDARI" PER SCONFIGGERE OBAMA
Duecento miliardari si riuniscono oggi nell’esclusivo Rancho Mirage di Palm Springs, in California. Fra piscine, campi da golf e da tennis, e lussureggianti giardini, i duecento esponenti del mondo industriale e di Wall Street parleranno di politica. O meglio: di come influenzare la politica. Con i loro soldi.
L’appuntamento semestrale è una creazione dei fratelli David e Charles Koch, proprietari della seconda azienda privata degli Usa, con un patrimonio di oltre 35 miliardi di dollari. I due non hanno mai fatto mistero delle loro idee conservatrici, ma solo dallo scorso gennaio, grazie a una sentenza liberatoria della Corte Suprema, possono apertamente cercare di metterle in pratica finanziando le campagne elettorali. La sentenza concede alle aziende di contribuire a idee e movimenti, ma non di dare soldi a un candidato. E infatti i fratelli Koch hanno fondato il gruppo ”Americans for Prosperity” che ha fiancheggiato il Tea Party. E nell’invito mandato per oggi hanno chiarito il loro scopo per i mesi a venire: sconfiggere Barack Obama e il suo governo che a loro giudizio conduce ”una politica a briglia sciolta contro i ricchi e la libera impresa”.
Freschi del successo elettorale di novembre, che ha strappato ai democratici la Camera e ne ha ridotto la maggioranza al Senato, il ”club dei miliardari” ha nel mirino le presidenziali del 2012, la cui campagna comincia a prender forma. Le elezioni di novembre sono costate tre volte quelle del 2006, oltre 300 milioni. E nessuno osa immaginare quanto costerà rieleggere il presidente.
E forse proprio per questo timore, il campo repubblicano rimane risicato. Nelle passate elezioni a questo punto già si poteva contare su un folto gruppetto di nomi, sia fra i repubblicani che fra i democratici. E se quest’anno si dà per scontato che in casa democratica non ci saranno delle primarie (nonostante sia corsa voce che qualche esponente della sinistra del partito potrebbe voler sfidare Obama) in casa repubblicana i nomi dei papabili sono tanti, ma solo Rudy Giuliani ha detto con sicurezza di volersi candidare. L’ex sindaco di New York, sconfitto alle primarie repubblicane del 2008, dice di aver imparato la lezione e si sente pronto a sfidare Obama. Altri volti già noti, come quello dell’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney e dell’ex governatore dell’Arkansas Mike Huckabee, anch’essi veterani delle primarie del 2008, sembrano interessati, ma finora non hanno preso posizione apertamente.
Si fa naturalmente anche il nome di Sarah Palin, soprattutto perché l’ex governatrice dell’Alaska ed ex candidata alla vicepresidenza con John McCain continua a cercare appuntamenti che le diano lustro e autorevolezza. Per esempio, qualche settimana fa, in attesa del discorso del presidente Obama dopo il massacro di Tucson, Palin ha fatto un lungo intervento tv, nell’ovvio tentativo di elevarsi alla stessa statura del presidente. Purtroppo ha fatto la grave gaffe di paragonare le critiche che le erano state mosse per i suoi toni agguerriti alla persecuzione che nei secoli è stata compiuta contro gli ebrei. Ma Sarah non si scoraggia: sarà lei a tenere il discorso di apertura delle celebrazioni per il centesimo anniversario della nascita di Ronald Reagan, venerdì prossimo. Questo suo tentativo di accostarsi a una figura venerata nel campo repubblicano ha però scatenato l’irritazione di una sua possibile rivale, la deputata Michele Bachmann, del Tea Party, la quale ha seguito la stessa tattica di Sarah nel concorrere con Obama: Michele ha disubbidito alle direttive del partito e ha pronunciato anche lei una risposta al discorso sullo stato dell’Unione che Obama ha tenuto lo scorso martedì. Anche lei cioé ha tentato di ”elevarsi” a concorrente di Obama, senza però grande successo.
Sarah e Michele sono dunque in competizione, e tutte e due sperano di essere sostenute dal ”club dei miliardari”. Ma i super-ricchi hanno perso un vantaggio di cui hanno goduto a lungo: il loro gruppo non è più segreto e le loro riunioni fanno notizia. Anzi, quest’anno hanno anche attirato una folta opposizione, con un gruppo di liberal calato a Palm Springs al solo scopo di raccontare al mondo cosa stia succedendo dietro i discreti muri di Rancho Mirage.