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 2011  gennaio 30 Domenica calendario

NOVEMBRE 2006-OTTOBRE 2007

(da lavorare)

2006
NOVEMBRE

I - I sottosegretari onorevoli Rinaldi, Sentinelli, Cento, Marchetti, Patta, Gianni sfilano a Roma con altre migliaia di persone per chiedere: l’abolizione della legge Biagi, la fine del precariato, l’assunzione a tempo indeterminato nelle amministrazioni pubbliche, la cancellazione della Bossi-Fini sull’immigrazione, la cancellazione della riforma Moratti della scuola (giorno 4). Possono sei membri del governo, come i suddetti sottosegretari, marciare contro il governo? Risposta dei sottosegretari, tutti appartenenti all’ala sinistra della maggioranza: «Gli alleati si abituino, siamo animali strani». Risposta di Prodi: «Non sfilavano contro il governo».

II - Pannella, nel congresso di Padova, fa eleggere segretario del partito radicale la sua fedele e adorante Rita Bernardini, fino a questo momento tesoriera (giorno 5). Butta anche fuori dalla segretaria Daniele Capezzone, reo di andar troppo in televisione e di metter troppo spesso in difficoltà Prodi. La radio trasmette lo scontro tra i due, avendo per sottofondo le bestemmie di Emma Bonino. La platea dei congressisti, per la prima volta nella storia, fischia Pannella.

III - Pippo Baudo a Domenica In prende in giro il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schippa. Lui, Montesano e il pubblico gridano tutti insieme: «Schioppa-Schioppa-Schioppa». Il Financial Times giudica Padoa-Schioppa il peggior ministro d’Europa.

IV - Essendo convocato a Napoli un consiglio comunale sulla gravissima situazione dell’ordine pubblico, si deve sospendere la seduta perché su 60 consiglieri non ne sono presenti che 22. Venti della maggioranza (centrosinistra) e due dell’opposizione. È in corso infatti l’incontro di calcio Napoli-Juventus. Il sindaco Rosa Russo Jervolino parla a un’aula vuota. Il regista napoletano Paolo Sorrentino (Le conseguenze dell’amore e, adesso, L’amico di famiglia) annuncia che si trasferirà in un’altra città (giorno 6).

V - In Molise (giorno 6) viene eletto governatore Roberto Iorio, candidato del centro-destra. Lo sconfitto è Michele Ruta, candidato del centro-sinistra. Risultato: 54 a 46. Prodi: «Sconfitta senza importanza, è solo un fatto locale». Avanzano Udc (Casini) e Di Pietro (consensi raddoppiati).

VI - Bush è talmente malvisto da perdere le elezioni di mezzo termine per il Congresso (giorno 7). Lo hanno mollato anche i gruppi evangelici. Lancet pubblica gli ultimi dati della guerra in Iraq: 650 mila vittime civili, un milione e mezzo di profughi (soprattutto verso la Siria), cento morti al giorno per attentati. Rumsfeld lascia la Difesa (sostituito da Robert Gates, ex direttore della Cia). Hillary Clinton rieletta senatore a New York, Schwarzenegger governatore in California. È sicuro che la Clinton correrà per la Casa Bianca. Nancy Pelosi, democratica, 66 anni, diventa presidente della Camera, cioè “portavoce” del Congresso. È la prima volta per una donna, e per un’italo-americana. Siccome Bush si congratula e la invita a brindare con lui, un giornalista gli domanda: «Signor presidente, Nancy Pelosi le ha dato dell’incompetente, del bugiardo e ancora ieri ha detto che lei è pericoloso. Come potete cooperare?» Bush: «Faccio politica da abbastanza tempo per capire quando finisce una campagna elettorale e quando comincia il governo».

VII - Prodi, avendo presentato una Finanziaria generalmente giudicata troppo dura (35 miliardi di euro), dice che il Paese è impazzito, perché non è capace di pensare al domani, ma solo all’oggi e si oppone «ferocemente» a tagli resi indispensabili dalla situazione generale, tagli di cui si capirà l’importanza fra tre o quattro anni. Ha poi aggiunto: «È ora che i politici governino anche scontentando, per il bene di tutti» (giorno 10).

VIII - Bertinotti e gli altri esponenti della sinistra radicale impongono la cancellazione della commemorazione nazionale per i diciannove soldati morti a Nassirya il 12 novembre 2003. Viene concessa una rievocazione in aula e un minuto di silenzio (giorno 12). Il giorno 18 diecimila persone sfilano a Roma chiedendo la pace in Medio Oriente. Tra questi un gruppetto che davanti al Milite Ignoto grida: «Dieci, cento, mille Nassirya», dando fuoco a tre soldati-fantoccio, uno vestito da marine, un altro da «nazi-sionista», un terzo col tricolore e il fascio littorio. Altro grido: «L’unico tricolore da guardare è quello disteso sulle vostre bare».

IX - Prodi fa passare la Finanziaria alla Camera col sistema di tramutarla in un testo di un solo articolo e 830 commi, e di metter la fiducia. S’è fatto il conto che le Commissioni parlamentari non hanno esaminato che 30 di questi commi, dunque è del tutto possibile che i deputati non sappiano letteralmente che cosa votano. Giannelli sul Corriere ha disegnato una vignetta in cui si vede Prodi in veste da cameriera sulla soglia di un appartamento. Napolitano vuole entrare e la cameriera lo blocca con queste parole: «Spiacente, ma la democrazia parlamentare è uscita. Io sono solo la governante di fiducia» (giorno 19).

X - Nicola Porro sulla Finanziaria 2006: «Nei settori dell’economia dove Cgil, Cisl e Uil sono forti vi è indulgenza fiscale. Dove sono deboli e poco rappresentati giù mazzate».

XI - Confusione nel centro-destra: l’Udc (Casini) non vuol più sentir parlare di Berlusconi leader e di Casa delle Libertà, Follini ha fondato un altro partito, Bossi ha dichiarato che se l’Unione gli darà il federalismo passerà col centro-sinistra, Fini ha buttato fuori dall’esecutivo Storace, che tra pochi mesi uscirà dal partito e darà vita a una nuova formazione, detta La Destra, nella quale entrerà Daniela Santanchè, ecc.

XII - Le alte gerarchie cattoliche fanno sapere attraverso un articolo dell’Avvenire di essersi seccate delle parodie di Benedetto XVI e del suo assistente padre Georg interpretate da Crozza e Fiorello e dalla disinvoltura con cui la Littizzetto, da Fazio, chiama Ruini “eminence”, una marca di mutande. Tutti e tre hanno risposto che andranno avanti lo stesso. Fiorello: «Invece di Don Georg, volevo fare Don Backy». Littizzetto: «Io ed Eminence ci vogliamo bene». Crozza: «Tutti ’sti attacchi, manco avessi scritto la Finanziaria». Crozza promette di prendere in giro, tra poco, il presidente iraniano Ahmadinejad. Farà l’imitazione solo un anno dopo (serata del 21 ottobre 2007, su La7). Giuliano Ferrara esorta la Rai a produrre un programma comico sui fondamentalisti islamici, in modo da ridurli alla nostra dimensione. Ma nessuno si azzarda. In America gira da due anni il pilota di un bellissimo serial comico, intitolato The Cell, che ha per protagonisti terroristi arabi pasticcioni. Finora tutti i direttori di rete si sono comportati nello stesso modo: lo hanno visto, lo hanno giudicato stupendo e lo hanno chiuso in un cassetto.

XIII - I giornali scoprono che la rete è piena di video in cui si vedono studenti che in classe si divertono a trasformarsi in teppisti. Gli insegnanti intimiditi fanno finta di non vedere. In particolare, un filmato mostra quattro ragazzi dell’Istituto Tecnico Steiner di Torino che sfottono un disabile, gli danno un calcio, gli tirano addosso degli oggetti, intanto la classe ride e l’insegnante non c’è. Sospensioni di un anno e bocciatura ai quattro (anche all’unico che s’è buttato in ginocchio a chiedere perdono), sospensione di 15 giorni al resto della classe, procedimento disciplinare contro l’insegnante assente. Problema dei cellulari che andrebbero lasciati a casa, provvedimento che nessuno osa prendere anche perché i primi ad adoperare i telefonini durante la lezione sono i professori.

XIV - La modella brasiliana Ana Carolina Reston muore a 21 anni di eccessiva magrezza, ossia di fame (giorno 18). Alla fine pesava meno di 40 chili, per un metro e 71 di altezza. Due giorni dopo ne muore un’altra, Carla Sobrado Casalle, 55 chili per un metro e 74. Gli stilisti, messi sotto accusa, dicono di non avere responsabilità, nonostante tutti vedano che fanno sfilare degli scheletri. La Melandri vuole far opera di persuasione sui vari Dolce & Gabbana e non vuol comportarsi come Zapatero, il cui ministro della Salute, Elena Salgado, ha intimato ai sarti di andarci piano con le taglie 38, essendo le spagnole di quella misura generalmente malate.

XV - In Libano, ammazzato il ministro dell’Industria Gemayel, certamente per volontà dei siriani (giorno 21).

XVI - Berlusconi, a una festa in casa della Santanchè, fa sapere di possedere duemila conti correnti, 13 case, 14 piscine (una è coperta), quattro jet di cui uno rotto, sei panfili, 56 mila collaboratori, una squadra di calcio, una di pallavolo (campioni d’Italia e d’Europa), una di hockey (idem). Finora ha prodotto 110 film. Sostiene di essersi fidanzato con il 60 per cento delle attrici ingaggiate. Dice di aver speso in avvocati, per la sola causa Mills, un miliardo e 600 milioni di lire.

XVII - Berlusconi, sentitosi male sul palco del Palazzetto dello Sport di Montecatini (giorno 26), ha sussurrato al dottor Giuseppe Papaccioli, che con il suo barbone lungo fino alla pancia s’era chinato a osservarlo: «Ma chi sei, Bin Laden?». La notizia del malore è risultata in quel momento la più cliccata della Terra (sui siti islamici i commenti consistevano in semplici esclamazioni di giubilo). Sky ha replicato per tutto il giorno le sequenze del malore, Mediaset non le ha mai trasmesse.

XVIII - Cazzullo sul Corriere: Berlusconi vive di «provitamine, antiossidanti, immunostimolanti, enzimi, amminoacidi, magnesio, selenio attivato; e poi un certo yogurt, la dieta vietnamita, l’olio di onfacio, le acque Lario», eccetera. Ceccarelli, su Repubblica, dice che d’inverno mette su otto chili. Ha 70 anni, è uscito da un cancro, s’è appena operato al menisco, s’è fatto trapiantare i capelli, appena può si tira la pelle, ecc.


DICEMBRE

XIX - Il centro-destra invade Roma con tre cortei di decine di migliaia di persone («Siamo un milione») che marciano contro il governo di centro-sinistra. Manca l’Udc che ha preferito manifestare nel Palazzetto dello Sport di Palermo (strapieno). Mastella propone a Casini di far liste comuni per le Europee. Casini risponde: «Tu prima esci dal centro-sinistra» (giorno 2).

XX - Chávez vince le elezioni in Venezuela (giorno 3). Sembra l’uomo nuovo della sinistra mondiale, destinato a sostituire nell’immaginario collettivo Castro o addirittura il Che. Ma, un anno dopo, sabato 10 novembre 2007, al vertice ibero-americano di Madrid, definisce l’ex primo ministro spagnolo Aznar “un fascista” e il re di Spagna in persona, Juan Carlos, lo zittisce con un por qué no te callas? («perché non t’azzitti?») che diventa subito tormentone su internet. Il presidente venezuelano non ha trovato parole per replicare, il primo ministro Zapatero (socialista) sta col suo re, il quale nei sondaggi sale all’84 per cento dei favori.
A Cuba, Raul, fratello di Castro (che sta male), apre agli Stati Uniti: «È ora di sedersi a un tavolo e negoziare». Gli Stati Uniti non gli hanno mai risposto.

XXI - Il Tesoro mette in vendita il 30 per cento di Alitalia, tredici sindacati, un milione di perdita al giorno. Epifani, segretario della Cgil: «Chi compra non deve farlo per soldi». Più in là Padoa-Schioppa si deciderà a mettere in vendita l’intero pacchetto in mano pubblica (49%). Invano: tutti i candidati, nei mesi successivi, rinunceranno. La questione è ancora aperta nel giorno in cui consegno questo libro.

XXII - La Cassazione annulla la condanna a Previti per l’affare Sme (cinque anni). Il processo non si doveva fare a Milano, ma a Perugia. Senonché la Boccassini e gli altri non hanno sentito ragioni. Nicola Marvulli, presidente della Cassazione fino a ottobre 2006: «I giudici di Milano hanno ostinatamente voluto tenersi il processo, nonostante la Cassazione li avesse avvertiti per tempo della loro incompetenza. Questa sentenza era assolutamente prevedibile».

XXIII - Al Motor Show di Bologna un gruppo di scalmanati grida «pezzo di merda» a Romano Prodi in visita (giorno 10). Su Raidue il giornalista Maurizio Martinelli grida «pezzo di merda» al signor Nicola De Martino che tenta di darsi fuoco in diretta (giorno 7).

XXIV - Epifani, Bonanni e Angeletti (segretari di Cgil, Cisl e Uil) vanno a parlare a Mirafiori dove mancano da 26 anni.

Epifani - «Sulla storia delle liquidazioni, che dal 1° gennaio le aziende dovranno versare all’Inps, è sbagliato parlare di scippo».
Voce operaia - «Se mancano i soldi, chi paga?»
Epifani - «L’Inps».
Voce - «E se i soldi non ce l’ha?»
Epifani - «Sull’Inps c’è la garanzia dello Stato».
Fischi da tutta la sala.
Epifani - «Non scherziamo».
Altro operaio - «Toccate i soldi vostri non quelli degli altri. Vogliamo il referendum».
Grida. Controdissenso di quelli che sono d’accordo col sindacato.
Operaio Vincenzo Tripodi - «Guglielmo, di’ la verità. Questa non può essere e non è la Finanziaria dei lavoratori. Non capisco più la Cgil. Se ci fanno venire qui sei giorni la settimana ci tolgono della vita. L’orario di lavoro non deve essere merce di scambio coi padroni».

Applausi. Fischi più intensi ai tre sindacalisti.

XXV - Titolo dell’Osservatore Romano: «Natale 2006: sradicare la famiglia è la priorità italiana» (giorno 9). Allude all’intenzione di Prodi di presentare una legge che regoli i rapporti di coppia non matrimoniali, inclusi quelli tra gay. Dalle finestre del quotidiano Il manifesto lanciano sulla macchina di Benedetto XVI, nel momento in cui passa per via Tomacelli, volantini con la scritta «Pastore tedesco», che era il titolo del giornale il giorno in cui Ratzinger fu fatto papa. È stata aggiunta l’esortazione: «Lasciaci in Pacs» essendo “Pacs”, per il momento, la sigla scelta per designare la legge (PAtto Civile di Solidarietà).

XXVI - Pinochet muore d’infarto a 91 anni. Esultanza a Santiago (giorno 10).

XXVII - I pompieri di Erba, provincia di Como, accorsi in via Diaz 25 a causa del fumo che esce dalle finestre di una cascina, scoprono in casa i corpi senza vita di tre donne e un bambino. Nomi delle donne: Raffaella Castagna, 31 anni (sei colpi alla testa, inferti con una sbarra di ferro, e dodici coltellate, cadavere sulla soglia di casa); sua madre Paola Galli, 57 anni (cinque colpi alla testa, cinque coltellate alla gola, cadavere a metà corridoio); suo figlio Youssef Marzouk, 2 anni (due coltellate alla gola, cadavere sul divano in salotto); la vicina Valeria Cherubini, 50 anni (otto colpi alla testa e undici coltellate, cadavere sulle scale, tra il primo piano e la mansarda). Sulle scale, però ancora vivo, anche il signor Mario Frigerio, 60 anni, marito della signora Cherubini. Il marito di Raffaella Castagna, e padre di Youssef, un piccolo spacciatore di nome Azouz Marzouk uscito in agosto per l’indulto e detestato dalla famiglia della moglie, non si trova. Nel fumo della cascina, che ha preso fuoco per un incendio appiccato alla camera matrimoniale e alla cameretta del bambino, è morto soffocato il cane dei Frigerio.

XXVIII - Abu Mazen indice nuove elezioni in Palestina (giorno 17).

XXIX - Blue dogs, cioè “cani blu”. In America i democratici di destra, molto vicini ai repubblicani.

XXX - Saddam Hussein, già dittatore dell’Iraq, viene impiccato il giorno 30 a Bagdad, nell’edificio della quinta sezione dell’ex direzione generale dell’intelligence a Kadhimiyah. Abito nero, cappotto nero, camicia bianca, Corano in mano, spaventato, rassegnato, in definitiva calmo. Pubblico di sei persone, tra cui il consigliere per la sicurezza nazionale Moaffaq al-Roubai («un attimo prima s’è girato a guardarmi come per dire: “Non ho paura”»). I sei hanno fatto tutto il tempo foto di nascosto, con i telefonini.


2007
GENNAIO

XXXI - La Merkel, appena insediata alla presidenza europea, propone a Bush la creazione di un mercato unico Usa-Europa: tra le due realtà politiche sarebbe abbattuta ogni barriera, le merci all’interno di quell’area potrebbero circolare liberamente.

XXXII - Tanzania, Kenya, Uganda, Rwanda, Burundi stanno progettando una federazione, sul modello dell’Unione europea e con sede ad Arusha, all’interno della quale circoli una moneta unica. Centoventicinque milioni di persone, un solo passaporto, due lingue (swahili e inglese).

XXXIII - Al Tikriti, fratello di Saddam, impiccato a Bagdad la notte tra il 14 e il 15. La corda gli ha segato il collo, la testa è rotolata per terra. Con lui è stato impiccato anche il giudice Al Bander. Anche qui il pubblico ha passato il tempo a far di nascosto fotografie con i telefonini.

XXXIV - Gli assassini di Erba sono i due coniugi del piano di sotto, Olindo Romano e Rosi Bazzi, di 45 e 44 anni, netturbino lui e domestica a ore lei, riservati, puliti, senza figli. Dopo il massacro sono andati a lavarsi in garage, denudandosi su un tappeto in modo da non macchiare né il pavimento né le pareti. Hanno poi avvolto nel tappeto i vestiti intrisi di sangue, hanno messo il fagotto in lavatrice e sono andati a cena sul lago di Como, sperando che questo bastasse come alibi. Nonostante Rosi sia «una colf come nessun’altra», alcune minuscole macchie di sangue le sono sfuggite. La polizia le ha analizzate e ha scoperto che appartenevano a Mario Frigerio, a cui i due avevano tagliato la gola, ma che aveva ciononostante salvato la pelle. È stato Frigerio, quando s’è ripreso dal coma, a fare per primo il nome di Olindo. La polizia ha fermato la coppia lunedì 8. Pino Corrias: «Dopo un giorno e mezzo di carcere e tre interrogatori confessano la strage tutti e due: “Sì, è vero, siamo stati noi”.
«La motivano: “Disturbavano, non ci facevano dormire”.
«La rivendicano: “Se lo meritavano, abbiamo fatto pulizia”.
«Si giustificano: “Siamo diventati assassini per colpa loro”.
«Nessun segnale della loro vita di superficie sembra collegarli agli abissi di odio svelati dal sangue di quella notte. Dopo la strage, fino all’arresto, le loro giornate al piano terra di via Diaz continuano a scorrere come prima: il lavoro, i pomeriggi davanti al televisore, il sonno alle nove di sera; delle 2.099 conversazioni registrate dalle microspie piazzate in casa dai carabinieri che sospettano di loro, solo una è dedicata al massacro, quando Rosa dice al marito: “Hai visto come si dorme bene, adesso?”» (Pino Corrias, Vicini da morire, Mondadori 2007).

XXXV - Hillary, 60 anni, s’è candidata alla Casa Bianca. Ha dato l’annuncio su Internet (giorno 20). Dovrà vedersela soprattutto con Barack Obama, senatore, 46 anni, nero. Lo sopravanzerà facilmente nei sondaggi dell’anno (già ad agosto, secondo la Gallup, stava 48 a 26). Per i repubblicani, il candidato in testa è l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani, dato nello stesso sondaggio 33 a 21 sull’attore-avvocato Fred Thompson (la serie Law and Order, Cape fear, Caccia a Ottobre rosso e soprattutto il film d’esordio, Una donna, una storia vera dove interpreta se stesso). I due candidati alla Casa Bianca verranno scelti, attraverso le primarie, nel primo semestre del 2008.

XXXVI - Il repubblicano americano mette, prima di certe libertà, la sicurezza nazionale, la lotta al terrorismo e la difesa della proprietà. Il democratico americano, l’inverso. Il repubblicano crede otto volte su dieci in Dio, e pensa che senza Dio non c’è morale. Il democratico, l’inverso.

XXXVII - A Liuzzi, provincia di Cosenza, al termine di una partita di terza categoria (l’ultima classe del nostro calcio) due giocatori hanno ammazzato a calci Ermanno Licursi, dirigente di 41 anni che s’era messo in mezzo a far da paciere durante una rissa scoppiata alla fine di Sammartinese-Cancellese. Un calcio sotto il mento, sferrato mentre Licursi giaceva a terra, gli ha rotto la carotide (giorno 27).

XXXVIII - Il giorno 31 Repubblica stampa in prima pagina la seguente lettera di Veronica Lario al direttore del giornale, Ezio Mauro.

«Egregio Direttore,
«con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere nel corso dei 27 anni trascorsi accanto ad un uomo pubblico, imprenditore prima e politico illustre poi, qual è mio marito. Ho ritenuto che il mio ruolo dovesse essere circoscritto prevalentemente alla dimensione privata, con lo scopo di portare serenità ed equilibrio nella mia famiglia. Ho affrontato gli inevitabili contrasti e i momenti più dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta con rispetto e discrezione. Ora scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni svolte da mio marito nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna dei Telegatti, dove, rivolgendosi ad alcune delle signore presenti, si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: “ ... se non fossi già sposato la sposerei subito”, “con te andrei ovunque”.
«Sono affermazioni che interpreto come lesive della mia dignità, affermazioni che per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare (due figli da un primo matrimonio e tre figli dal secondo) della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni. A mio marito ed all’uomo pubblico chiedo quindi pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente, e con l’occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi “La metà di niente”. Nel corso del rapporto con mio marito ho scelto di non lasciare spazio al conflitto coniugale, anche quando i suoi comportamenti ne hanno creato i presupposti. Questo per vari motivi: per la serietà e la convinzione con la quale mi sono accostata a un progetto familiare stabile, per la consapevolezza che, in parallelo alla modifica di alcuni equilibri di coppia che il tempo produce, è cresciuta la dimensione pubblica di mio marito, circostanza che ritengo debba incidere sulle scelte individuali, anche con il ridimensionamento, ove necessario, dei desideri personali. Ho sempre considerato le conseguenze che le mie eventuali prese di posizione avrebbero potuto generare a carico di mio marito nella sua dimensione extra familiare e le ricadute che avrebbero potuto esserci sui miei figli.
«Questa linea di condotta incontra un unico limite, la mia dignità di donna che deve costituire anche un esempio per i propri figli, diverso in ragione della loro età e del loro sesso. Oggi nei confronti delle mie figlie femmine, ormai adulte, l’esempio di donna capace di tutelare la propria dignità nei rapporti con gli uomini assume un’importanza particolarmente pregnante, almeno tanto quanto l´esempio di madre capace di amore materno che mi dicono rappresento per loro; la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati.
«RingraziandoLa per avermi consentito attraverso questo spazio di esprimere il mio pensiero, La saluto cordialmente. Veronica Berlusconi».

Silvio Berlusconi, dopo aver commissionato un sondaggio, stila, con l’aiuto degli avvocati, la seguente risposta, diffusa attraverso le agenzie nel pomeriggio:

«Cara Veronica, eccoti le mie scuse. Ero recalcitrante in privato, perché sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo insieme da una vita. Tre figli adorabili che hai preparato per l’esistenza con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati. Abbiamo fatto insieme più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere. Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sé, anche verso una moglie che si ama nella comprensione e nell’ incomprensione, verso tutti i figli, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente. Ma la tua dignità non c’ entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d’ amore. Uno tra tanti.
«Un grosso bacio, tuo Silvio».

La sera, durante la trasmissione televisiva Porta a porta, le giornaliste Ritanna Armeni, Antonella Boralevi e Silvia Giacobini discutono il caso con Bruno Vespa e un Maurizio Costanzo biascicante più del solito. Concordano tutti almeno su questo punto, che si tratta di una questione tutta amorosa, attinente ai rapporti uomo-donna, punte di machismo di là, significati femministi di qua ecc.
Risulta chiaro da molti elementi tuttavia che la faccenda ha poco a che fare con l’amore, e molto col patrimonio del Cavaliere e le sue intenzioni relativamente al trattamento da riservare ai figli di secondo letto, pressoché ignorati rispetto ai figli di primo letto, i quali risultano saldamente piantati una in testa alla Mondadori (Marina), l’altro in testa alle televisioni (Piersilvio). Berlusconi non tornava a casa da venti giorni e la domenica precedente la pubblicazione della lettera (uscita il 31, cioè di mercoledì) c’era stata una litigata tremenda tra lui e Veronica. Il mercoledì, letta la lettera su Repubblica, Berlusconi aveva mormorato: «Gliela farò pagare» e poi al suo avvocato, Nicola Ghedini: «Chiamala tu che è meglio». Per primo si fa vivo con Veronica Paolo Bonaiuti, il fido aiutante di Berlusconi: «Ci dica cosa dobbiamo fare». Veronica: «Dovevate pensarci prima». Subito dopo è arrivata la telefonata di Ghedini.

Ghedini - «Lei, signora, ha fatto una cosa gravissima. Ma come le è venuto in mente? Questi sono affari privati, non si mettono sui giornali. E poi abbiamo sempre trovato una soluzione, mi pare. Ne stavamo parlando, stavamo trattando, ma ora rischia di rovinare tutto. Lo lo dico anche nel suo interesse».
Veronica - «Qui non c’è niente da trattare».

Intanto, mentre 180 siti di tutto il mondo piazzano la notizia della lettera al primo posto (tra questi siti c’erano quello del New York Times e quello del Washington Post), i giornali lasciano perdere la questione dei figli - troppo delicata -, accreditano volentieri la versione gelosia (più popolare) e tentano di dare un volto alla donna segreta presunta rivale di Veronica. Secondo Oggi, la sera dei Telegatti Berlusconi s’è perso dietro una Benedetta Valanzano di 21 anni. Secondo La Stampa, Berlusconi è in preda a una crisi di giovanilismo, a «una smania di cambiamento, a una “voglia di innamorarsi”». A chiacchiere i giornalisti - senza permettersi di scriverlo - indirizzano i loro sospetti verso Michela Vittoria Brambilla, di lì a pochi mesi gratificata come possibile candidato premier.
Che la lite riguardi il destino dei figli non lo scrive nessuno. La settimana prima, forse nel tentativo di ammorbidire la consorte, Berlusconi aveva fatto entrare il più piccolo, Luigi, nel consiglio d’amministrazione della Holding Quattro, una delle otto finanziarie che controllano la Fininvest. In quel consiglio stavano già anche le sue due sorelle, Barbara (divenuta madre del bambino Alessandro il 30 ottobre 2007) ed Eleonora. Non una grande posizione: le otto Holding sono scatole vuote che non fanno nessuna attività. Oltre tutto, il patrimonio di Veronica non è neanche lontanamente paragonabile a quello del marito (i due vivono in regime di separazione dei beni). Veronica possiede il 38% per cento del Foglio (che non dà reddito) e il cento per cento della finanziaria Il Poggio, proprietaria di due appartamenti (uno a Porto Rotondo del valore di 600 mila euro e uno a Bologna da 177 mila) e di due uffici, uno in via Pontaccio a Milano (11,4 milioni) e un altro a Milano 2 (6,6 milioni). Le rendite, garantite soprattutto dai due uffici, hanno prodotto un utile (2005, ultimo disponibile) di 148 mila euro. Buono, ma imparagonabile a ciò che incassa il marito, che dalle sole holding proprietarie di Finivest ha ricavato nel 2006 215 milioni di euro.


FEBBRAIO

XXXIX - La sera del 2, in occasione della partita di calcio Catania-Palermo (finita 1 a 2), ultrà del Catania appostati in Curva Nord tirano oggetti in campo per tutto il secondo tempo, finita la partita vanno allo scontro con la polizia. Resta ucciso l’ispettore Filippo Raciti, 38 anni, due figli, in seguito medaglia d’oro al valor civile. Finisce in carcere un Antonino Filippo Speziale, di quasi 18 anni, alto un metro e novanta, giocatore di rugby, lottatore di karate. Costui in cella non fa che chiedere della mamma e gridare di gioia perché la tv si occupa di lui. Ammette di aver partecipato agli scontri, ma nega di aver ammazzato. La polizia dice invece che ha ucciso Raciti, colpendolo con un sottolavello pesante cinque chili. Agli scontri avrebbero partecipato anche tifosi napoletani, venuti apposta a Catania per fare a botte. Il giorno dopo il delitto appaiono in parecchie città italiane (Livorno, Piacenza, Bologna, ecc.) scritte inneggianti all’assassinio di Raciti. Diventa a un tratto celebre la sigla Acab, acronimo delle parole inglesi all cops are bastards («tutti i poliziotti sono dei bastardi»), che appare vergata su troppi muri, testimonia di un diffuso sentimento anti-Stato e imparenta così le frange dei tifosi con quelle dei camorristi. Il ministro dell’Interno sospende tutti i campionati, dispone che una serie di partite a rischio siano alla ripresa disputate a porte chiuse, impone a tutte le società di dotare gli ingressi di tornelli, che i biglietti siano venduti nominativamente, che sugli spalti siano presenti degli stewards, ecc. Il 30 novembre 2007 Speziale era ancora in carcere, essendo nel frattempo scoppiati nuovi disordini per l’uccisione del tifoso laziale Gabriele Sandri, colpito a morte dalla pallottola del poliziotto Luigi Spaccarotella. Costui, sull’autostrada del Sole, al casello di Badia al Pino (Arezzo), scambia una scazzottata tra laziali e juventini per un tentativo di rapina e mette sventuratamente mano alla pistola (domenica 11 novembre).

XL - Il disegno di legge sulle coppie non sposate - compresi i gay - non si chiama “Pacs”, ma “Dico” (DIritti e Doveri delle COppie conviventi). Lo hanno preparato il ministro della Famiglia, la cattolica Rosy Bindi (Margherita), e il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini (Ds). Per evitare anche la più lontana somiglianza con la cerimonia del matrimonio, la legge prevede che i due membri della coppia vadano separatamente all’Anagrafe e si scrivano una raccomandata con ricevuta di ritorno in cui ciascuno notifica al partner il fatto che stanno insieme. È anche possibile che solo uno dei due mandi la lettera, ed è anche possibile che la mandi all’insaputa dell’altro. Persino all’insaputa dell’altro? Persino all’insaputa dell’altro. Gli esperti di diritto criticano parecchi punti del disegno di legge e in particolare questo, fonte a loro parere di molti, futuri contenziosi inestricabili. In ogni caso, dopo tre anni di convivenza i due avranno titolo per subentrare nell’affitto di casa o riscuotere la pensione di reversibilità. Dopo nove anni potranno ereditare. La Chiesa è contrarissima, il Papa e la Cei parlano di «attentato all’identità della famiglia e al diritto naturale». In consiglio dei ministri il ministro della Giustizia, Clemente Mastella (Udeur), si rifiuta di votare.

XLI - La Stampa, ricevuti i testi che gareggeranno a Sanremo, nota che «non s’era mai visto, neppure ai bei tempi delle sorelle Bertè, un Festival con così tante parole sporche nelle canzoni. Tipo: “stronza”, “figlia di puttana”, “culo”, “affanculo”, “sederi”, “piscio”, “pisciare”, “me la faccio sotto”» (giorno 21).

XLII - Il 22 Prodi va sotto al Senato sulla politica estera e la sera presenta le dimissioni a Napolitano. L’hanno buttato giù soprattutto i voti contrari dei senatori Fernando Rossi (uscito da Rifondazione da qualche mese e fondatore di un nuovo partito di sinistra detto prima “Officina comunista” e poi “Movimento politico dei cittadini”) e Franco Turigliatto, sempre di Rifondazione, preso poi a schiaffi sul treno che lo riportava a casa e infine espulso dal partito (darà vita a “Sinistra critica”).
Le premesse della crisi sono queste:
- i tre partiti più a sinistra della maggioranza (Rifondazione, Pdci, Verdi) vogliono che tornino in patria i duemila soldati italiani in missione in Afghanistan. I tre partiti credono che questa missione, benché targata Nato, abbia in realtà la funzione di sostenere l’esercito Usa nella sua guerra ai Talebani. Nell’estate del 2006 il rifinanziamento della missione era passato in Parlamento solo grazie ai voti dell’opposizione di centro-destra;
- i tre partiti della sinistra non vogliono che sia concesso agli americani di allargare la base di Vicenza, come da loro richiesto. Su questo hanno organizzato una manifestazione, che s’è svolta in Vicenza sabato 17 e alla quale hanno partecipato anche i segretari dei tre partiti di sinistra che sostengono il governo. Prodi ha detto che la faccenda non lo riguarda, si tratta a suo dire di un problema locale. Il consiglio comunale di Vicenza ha approvato l’allargamento della base con un solo voto di maggioranza;
- i tre partiti della sinistra di governo vedono, nella permanenza in Afghanistan e nel sì a Vicenza, elementi di continuità con la politica estera di Berlusconi. Il ritiro dall’Iraq non conta - dicono - perché era già stato deliberato nella precedente legislatura.
Prendendo atto del fatto che tre segretari della maggioranza hanno partecipato a un corteo sostanzialmente antigovernativo, il presidente Napolitano ha chiesto poi a Prodi di verificare la tenuta della sua maggioranza sulla politica estera. D’Alema, ministro degli Esteri, incaricato di parlare in Senato, ha chiarito alla vigilia che un voto negativo avrebbe mandato il governo a casa. Pronunciato il discorso - nel quale si proclamavano: l’indispensabilità dell’alleanza con gli americani, e sia pure senza perdere la propria autonomia; la necessità di restare in Afghanistan anche per non trovarsi isolati nel consesso internazionale; l’impossibilità di negare Vicenza senza compiere un gesto inutilmente ostile verso gli Stati Uniti - s’è passati al voto e il governo ha raccolto 158 “sì” e 160 “no”, contando tra i “no”, come vuole la regola del Senato, anche le astensioni.
Prodi ha facilmente convinto il presidente Napolitano a rimandarlo alle Camere per chiedere una nuova fiducia. Ha poi imposto ai suoi un miniprogramma in 12 punti da cui erano spariti i Dico («il governo ha varato il disegno di legge, faccia ora il Parlamento quello che crede») e in cui erano stati introdotti un provvedimento sulle pensioni e la riapertura dei cantieri in Val di Susa, roba assai indigesta per i tre partiti di sinistra. S’è poi fatto promettere che nei mesi successivi avrebbe parlato con i giornalisti lui solo o il suo portavoce Sircana (promessa ampiamente disattesa). Napolitano ha preteso che la fiducia in Senato fosse ottenuta a prescindere dal voto dei senatori a vita. Impresa riuscita a Prodi quel giorno (28 febbraio) grazie alla decisione dell’ex segretario dell’Udc Marco Follini di passare alla maggioranza, e quasi mai ribadita nei mesi successivi. Nel discorso alla Camera del 2 marzo il segretario diessino Piero Fassino ha gridato a Berlusconi: «Sei finito, i tuoi non ti vogliono più!». Allusione al fatto che sia Fini sia soprattutto Casini vorrebbero sbarazzarsi del Cavaliere e prender loro la guida del centro-destra al posto suo.

XLIII - Alla vigilia del Festival di Sanremo (che comincia martedì 27) il presentatore Pippo Baudo, 71 anni, fa sapere che o le canzoni funzionano come suonerie di cellulari oppure la musica non si sarebbe ripagata dei costi.

MARZO

XLIV - Versi sentiti a Sanremo 2007: «E alza la sottana / E apri la persiana / Poi guarda che ruffiana / La femminilità»; «Prendimi stasera / Sono in piena in piena»; «E dammela la mela / Sai quanto mi fa gola»; «In amore è naturale / Liberare l’animale» (forte irritazione, su questo passaggio, di Alberto Maria Careggio, vescovo di Ventimiglia e Sanremo), «Nei momenti dell’amore / C’era il nostro buon odore», ecc.

XLV - A Sanremo, Ana dei Scissor Sisters annuncia ai giornalisti «che uno dei ragazzi s’è appena fatto operare e adesso ha una vagina tutta nuova».

XLVI - «Il mio brano è sensuale, ma in senso etico» (Amalia Grè, Sanremo).

XLVII - Durante Sanremo, l’attore Neri Marcorè va in onda alla radio con un programma intitolato Siamo se stessi.

XLVIII - Sanremo vinto poi da Simone Cristicchi, con una canzone sui matti (Ti regalerò una rosa), anche se il vero successo sarà il tormentone de La Paranza di Daniele Silvestri («La paranza è una danza / che si balla nella latitanza / con prudenza ed eleganza / e con un lento movimento de panza», video e canzone più scaricati su YouTube).

XLIX - Altri versi di Sanremo: «Dunque vedi che bisogna andare via / Ce lo chiede questa nuova economia», «L’hai capito o no, mi hanno mandato a casa / Senza dirmi una parola, né una scusa / Dimmi adesso cosa faccio a 50 anni», «In Italia ci sta il mare / Per nuotare e per pescare / In Italia si sta bene / In Italia ci sta il sole / Così ci si rilassa un po’».

L - Il giorno 4 i talebani rapiscono il giornalista di Repubblica Daniele Mastrogiacomo, 53 anni, sposato, due figli, sceso a Kandahar - nel sud dell’Afghanistan - perché attratto dalla possibilità di intervistare un capo guerrigliero. I sequestratori sono al comando del mullah Dadullah, spaventosa figura di combattente, fisico imponente, gran naso, barbone, una gamba sola a disposizione per via di una mina involontariamente schiacciata durante una battaglia. Omar, il crudelissimo capo dei talebani, lo ha degradato più di una volta per eccesso di crudeltà: dopo aver battuto gli hazara ne ha scuoiato i corpi, manda di continuo shahid a farsi saltar per aria in mezzo ai mercati, provocando troppe vittime civili, ecc. Durante la settimana in cui Mastrogiacomo è tenuto prigioniero, sgozza Sayed Agha, 25 anni, padre di quattro figli, autista del giornalista italiano, e, dopo aver restituito Mastrogiacomo, taglia la testa ad Adjmal Nashkbandi, che gli faceva da interprete. Mastrogiacomo torna a casa in cambio di cinque talebani che vengono scarcerati a Kabul (e tre dei quali saranno poi uccisi in battaglia dagli americani). All’accordo per la liberazione di Mastrogiacomo si arriva perché il presidente Karzai si dà molto da fare e gli americani, sempre contrari a trattare con i tagliagole, fingono stavolta di non vedere quello che sta succedendo: vogliono che la missione italiana in Afghanistan venga rifinanziata, a Roma si vota in quei giorni e la situazione è tale che la sinistra estrema non fa storie. A caso chiuso, però, viene mandato al governo italiano un messaggio molto chiaro: non ci saranno più trattative per liberare sequestrati nemmeno in Afghanistan. Per chiarirci il concetto fino in fondo, gli americani fanno dichiarare a Karzai che nessun talebano sarà più liberato in cambio di ostaggi e lo inducono quindi a imprigionare l’uomo che ha mediato con Dadullah per ottenere la liberazione di Mastrogiacomo. Costui è Rahmatullah Hanefi, capo dello staff del fondatore di Emergency, Gino Strada, liberato poi assai faticosamente molte settimane dopo. In Iraq gli americani, ammazzando per sbaglio Nicola Calipari nel giorno della liberazione di Giuliana Sgrena (4 marzo 2005), ci avevano già fatto capire di non gradire le trattative con i sequestratori. In Iraq dopo di allora non ci furono più rapimenti di italiani e neanche in Afghanistan ci sono stati più sequestri. Intorno al 12 maggio poi, durante uno scontro, gli americani ammazzeranno anche Dadullah.

LI - Un tentativo di sequestro, in realtà, vi fu il 22 settembre: due agenti del Sismi, che andavano a trovare i capitribù afgani per migliorare i rapporti tra le nostre truppe e i locali, vennero sequestrati e rinchiusi in una palazzina della provincia di Farah. Prodi e D’Alema - sapendo di non poter contare né sull’aiuto di Karzai né su quella degli Stati Uniti - mandarono un contingente a liberarli. Vi fu una sparatoria, i nove sequestratori furono tutti ammazzati, ma, forse colpito dagli stessi italiani, uno dei due ostaggi, Lorenzo D’Auria di 33 anni, fu ferito in modo molto grave. Riportato in Italia, ricoverato al Celio, venne sposato in articulo mortis alla sua compagna Francesca, da cui aveva avuto tre figli. Due giorni dopo spirò.

LII - Lunedì 12 è arrestato, nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto altre 15 persone, il fotografo Fabrizio Corona, specializzato nel mercato delle vallette, dei vip, delle feste, degli amorazzi e insomma del cosiddetto “gossip”. È il secondo atto dell’inchiesta che i giornali hanno battezzato “Vallettopoli” e le cui fila sono nelle mani del sostituto procuratore di Potenza, John Henry Woodcock. Il primo atto fu l’anno scorso, quando in margine all’indagine che portò in carcere il mancato re d’Italia Vittorio Emanuele, finì nel tritacarne anche il portavoce di Fini, Salvatore Sottile, accusato di aver tentato avances improprie con la stellina Elisabetta Gregoraci, divenuta poi famosa (con relativo spot a fianco di Pippo Baudo) proprio grazie a questo presunto scandalo. Adesso, totalmente scagionato Sottile, Corona viene accusato di aver fotografato divi, divetti e divette, dello spettacolo e dello sport, in atteggiamenti compromettenti, e di averli poi ricattati, chiedendo soldi e minacciando la pubblicazione delle immagini. Secondo Woodcock, con i denari incassati Corona avrebbe alimentato uno spaccio di cocaina tra i medesimi vip, a cui avrebbe fornito anche signorine disposte a farsi coricare pur di sfondare in tv. Tutta l’accusa si regge su intercettazioni telefoniche, parte delle quali è finita sui giornali. Tra queste, una in particolare, in cui un fotografo si vanta di aver immortalato un politico importante mentre sta rimorchiando un transessuale. Quale politico? Mentre tutti i giornali prudentemente tacciono, Il Giornale di Belpietro, la cui proprietà è di Paolo Berlusconi (il fratello), ha fatto il nome: si tratta di Silvio Sircana, portavoce di Prodi. Apriti cielo! Il dibattito che non è stato fatto per la Gregoraci (è giusto o no chiamare le cose per nome e cognome?) è divampato su Sircana, fino a che il Garante per la Privacy, professor Francesco Pizzetti, non ha emanato una disposizione che prevede la galera (fino a tre anni) per i giornalisti che pubblicano dati sulla vita privata dei personaggi. Alla inevitabile rivolta dei giornalisti - i quali negli ultimi anni si son visti limitare sempre di più il diritto di cronaca, e non hanno mai fiatato - il Pizzetti ha precipitosamente fatto marcia indietro, rilasciando un’intervista al Corriere della Sera e dicendo che la predetta disposizione deve intendersi limitata al caso in oggetto, cioè Vallettopoli. Nei giorni successivi Woodcock fa venire a Potenza una quantità impressionante di vip, cosa che gli garantisce una presenza costante sui giornali. I vip arrivano, rispondono per una ventina di minuti a domande che non si capisce bene dove vogliano parare, e poi se ne tornano a casa senza esser troppo sicuri di aver capito di che si tratta. Woodcock a un certo punto mette sotto inchiesta anche la Guardia di Finanza, perché certe foto di Anna Falchi nuda scattate dal marito in privato sono finite sul tavolo di Oggi e gli unici che potevano averle consegnate a quella redazione erano - secondo Woodcock - i finanzieri che avevano sequestrato i computer e i dischetti di Ricucci all’epoca delle indagini sui furbetti (anno 2005, scalate Bnl-Antonveneta-Rcs). Corona viene poi scarcerato il 29 maggio. Alle televisioni che lo aspettano fuori annuncia - in canottiera nera e ciondolone al collo - che per Woodcock da quel momento in poi saranno «cazzi amari».

LIII - Altro colpo fotografico, le foto di Luca Cordero di Montezemolo, presidente di Confindustria, della Fiat e della Ferrari, mentre si cambia dopo un bagno in mare. Le pubblica, sotto Ferragosto, Eva Tremila. Gli si vede bene l’uccello, di dimensioni notevoli. L’ufficio stampa di Confindustria fa sapere riservatamente ai giornali che sarebbe gradito il silenzio. I giornali, effettivamente, stanno zitti. Ma il sito Dagospia, il 23 agosto, riprende invece le foto, battezza Montezemolo “Montezemolone” e ospita un dibattito tra i suoi lettori su quello che le foto mostrano. Un anonimo che si firma Hahahaha: «Luca Cordero di Montezufolo!». Un Adriano Nardini, ignaro del fatto che di lì a poche settimane il ferrarista Raikkonen vincerà sorprendentemente il Mondiale di Formula 1: «Ma proprio a sei Gran Premi dalla fine Montezemolo doveva portarsi via un pistone dalla Ferrari di Raikkonen?». Un Simone, esperto della materia: «Mi incazzo tremendamente quando vedo l’italiano medio sopravvalutare le proprie o le altrui misure. A parole sembriamo tutti superdotati, in realtà (dati Studio Kinsey) circa un maschio su 100 può definirsi superdotato. Non mi pare proprio che questi soggetti (Siffredi compreso) si possano racchiudere in questo 1%. Allora, italiani, volete davvero vedere cosa significa un cazzo xxl? Cominciate a battere i tasti giusti su internet. Un sito che potrei consigliare è www.hugecockdudes.com, blog nel quale, con un po’ di pazienza, analizzando tutte le settimane dell’archivio, potrete trovare dei veri pezzi da 90 da far rizzare i capelli, altro che questi cazzetti da depressione estiva! [...) Sveglia, italiani! Non cadete nella morbosità dei luoghi comuni legati alle misure del pene, rischiate di condurre una tristissima vita da depressi cronici».

LIV - Umberto Pizzi da Zagarolo, fotografo di Dagospia, immortalò una volta Romano Mussolini che si portava a letto la suocera, cioè la madre di Sofia Loren. Beccò poi la medesima Sofia con un endocrinologo francese, documentò i rotoli di pancia di Liz Taylor, mostrò Onassis ubriaco fradicio, Ira Fürstenberg col principe Ranieri subito dopo la morte di Grace («foto di merda, rubate di notte con un teleobiettivo da 300 millimetri»), ecc.

LV - Pizzi fotografò Agnelli in compagnia di Ramona Ridge all’uscita del Jackie O’. La mattina dopo, alle 7, venne svegliato da Luca Cordero di Montezemolo, che gli chiese di comprare il servizio. Pizzi rispose: «Io vendo solo ai giornali». Montezemolo lo fece contattare da Illustratofiat, l’house organ della casa, che tolse gli scatti dalla circolazione.

LVI - Pizzi s’apposta tutte le sere davanti alle porte delle case dove si svolgono cene cosiddette importanti e fotografa tutti quelli che entrano o escono. Il ministero dei Beni Culturali gli ha notificato l’archivio di un milione e trecentomila immagini, in quanto «rappresenta testimonianza unica e particolare della vita politica e sociale del nostro Paese».

LVII - «Quali sono i salotti romani più importanti?
«I salotti romani esistono perché esiste Pizzi. Ci fosse uno che fa il mio stesso lavoro al Nord, esisterebbero anche i salotti milanesi. Ho voluto andare in trasferta alla prima della Scala, per vedere se le sciure meneghine erano diverse. È entrata una signora nel foyer, elegantissima nella sua gonna con spacco. Me faccia vede’ un pochetto le gambe, le ho chiesto. E quella s’è scoperta, esattamente come fanno le romane.
«Attendo risposta.
«Il salotto di Maria Angiolillo è il number one. Il secondo è quello di Marisela Federici, l’ex moglie di Roger Tamraz, il miliardario libanese proprietario della Tamoil. Sta sull’Appia Antica, ci puoi trovare dal re dello Swaziland in costume piumato, con codazzo di mogli, al presidente marxista Hugo Chavez, perché la signora è di origini venezuelane. Poi vengono quelli di Guya Sospisio, dov’è ospite fisso Bertinotti, e di Sandra Verusio, amica di Carlo De Benedetti, la musa dei radical-chic, o sciccosi come li chiamo io, dove si attovagliano abitualmente D’Alema e Fassino.
«Ma si divertiranno?
«Più che altro magnano. Le cene dalla Angiolillo e dalla Verusio devono esse du’ palle... A mezzanotte in punto scappano tutti, sembrano tante Cenerentole. La Federici e la Sospisio sono più frizzanti, a quell’ora aprono le danze.
«Perché il salotto della Angiolillo è così importante?
«Sarà perché è ristretto, solo 36 posti divisi in tre tavoli.
«È vero che neppure la guerra riuscì a fermare le feste nei salotti?
«Ma manco la morte del Papa! Le fanno solo più nascoste. Ne organizzarono una, con tanto di danza del ventre, all’Ultima luna, un locale libanese sulla Nomentana, mentre Giovanni Paolo II era ancora sul catafalco» (Umberto Pizzi a Stefano Lorenzetto).


APRILE

LVIII - Nel suo editoriale sul Corriere della Sera del giorno 2 Ernesto Galli Della Loggia riferisce il seguente dialogo tra un alunno e una professoressa:

Alunno - «Lei, professoressa, ha mai provato a mettersi un dito nel culo?»
Professoressa (imbarazzata e sussurrando) - «Ma che dici, via...»
Alunno - «Ma lei quanto guadagna?»
Professoressa - «Non molto, di certo...»
Alunno - «Pensa che guadagnerebbe di più facendo la puttana?»

La scena era normalmente scaricabile da YouTube.

LIX - Matteo Maritano, 16 anni, figlio di una filippina e di un contadino piemontese, si butta dalla finestra di casa sua, disgustato dalle prese in giro dei compagni, che lo accusano di essere gay. In Torino, mercoledì 4. La madre, per far studiare i tre figli, fa da vent’anni la cameriera. Benché nulla attesti che il ragazzo sia omosessuale, le associazioni che difendono i diritti dei gay non esitano a farne uno dei loro, agitandone il destino per far la guerra al cosiddetto Family Day, una manifestazione contro i Dico indetta dai cattolici per il 12 maggio.

LX - Marco Tronchetti Provera ha ricevuto una grossa offerta per vendere Telecom, 2,82 euro ad azione contro i 2,7 che erano disposte ad offrirgli, di malavoglia e solo perché spinte dal governo, le banche italiane. I 2,82 euro, però, sono stati messi sul tavolo dagli americani di At&t e dai messicani di América Móvil, cioè da due compagnie straniere. Il governo, saputa la cosa, è entrato in fibrillazione: può un asset strategico come la compagnia telefonica di bandiera finire in mani non italiane? Tanto più che sono straniere anche le altre compagnie che operano nel Paese? Di qui dichiarazioni di fuoco e invocazioni d’aiuto a Mediobanca, che è già azionista Telecom e ha in mano un diritto di prelazione da esercitare entro quindici giorni dopo l’offerta (che si perfezionerà in tutti i dettagli fra un mese). “Diritto di prelazione” significa che, allo stesso prezzo, Mediobanca può prender lei il pacchetto conteso e subentrare al concorrente. Siccome all’offerta va aggiunto il dividendo di prossima distribuzione, gli analisti hanno già valutato che il vero incasso per Tronchetti (cioè per Pirelli, che è l’azienda proprietaria del 18 per cento sufficiente a controllare Telecom) è superiore a 2,9 euro. Siamo quasi ai 3 euro che Tronchetti aveva chiesto fin dal primo momento, avendo pagato la compagnia - sei anni fa - più di quattro euro ad azione (adesso il titolo in Borsa è quotato 2,1). Il governo ha già impedito - manovrando - di far entrare in Telecom gli spagnoli di Telefonica. Potrebbe adesso, sfruttando una piccola quota dell’azienda che è ancora in possesso del ministero del Tesoro, esercitare la cosiddetta “golden share”, cioè il diritto di veto all’ingresso di un socio sgradito. Ma non arriverà fino a questo, glielo impedisce l’Unione europea.

LXI - Morte di Luigi Comencini, il grande regista della commedia all’italiana che avrebbe compiuto 91 anni il prossimo 8 giugno (giorno 6, venerdì di Pasqua). Film più famoso: Pane amore e fantasia, con la Lollo bersagliera e De Sica maresciallo, un successo tale (un miliardo e trecento milioni di incasso nel 1953) da costringerlo a fare i seguiti Pane amore e gelosia e Pane amore e... A parte il De Sica de I bambini ci guardano, è l’unico regista italiano che abbia lavorato per i bambini e con i bambini: dal primo Proibito rubare (1948, infanzia nei vicoli di Napoli) all’ultimo film, remake di Marcellino pane e vino. In mezzo il Pinocchio televisivo con Manfredi e la Lollo fata-turchina, il Cuore per la tv, l’inchiesta, sempre per la tv, I bambini e noi, ecc.

LXII - Marco Tronchetti Provera ha licenziato il presidente della Telecom, Guido Rossi, col sistema molto semplice di non inserirlo nella lista di candidati che dovranno essere eletti nel nuovo consiglio d’amministrazione. Così, venerdì 6 (il venerdì di Pasqua), Rossi ha preferito dimettersi. Guido Rossi è quel grande avvocato di 75 anni, grande esperto di diritto societario, grande amico della Procura milanese, testa d’uovo della sinistra più elegante, che aveva assistito gli olandesi di Abn Amro nella loro guerra contro i furbetti per la conquista di Antonveneta e che era poi stato chiamato a guidare la Federcalcio quando era scoppiato lo scandalo Moggi-Carraro. Vinto il titolo mondiale e nominato ct Donadoni, era stato chiamato a presiedere la Telecom nel settembre scorso, quando Tronchetti Provera aveva litigato con Prodi che non voleva fargli vendere i telefonini e anzi pretendeva di trasferire allo Stato (leggi: Cassa depositi e prestiti) la rete di cavi e ripetitori dell’azienda. In Telecom è opinione generale che Rossi abbia giocato in questi mesi contro Tronchetti e lavorato in segreto per Prodi, cioè per ridurre Tronchetti a una condizione dalla quale gli sarebbe stato difficile non vendere a chi era gradito al governo (Rossi nega e sembra in effetti impossibile che un presidente possa far la guerra al proprio azionista: eppure c’è chi lo accusa di avere addirittura manovrato per tenere il titolo depresso a 2,1). Alla fine, dopo che Guido Rossi aveva costretto Tronchetti a rinunciare a un’alleanza con gli spagnoli di Telefonica e quando sembrava ormai certo che avrebbe dovuto cedere l’azienda alle banche e a basso prezzo (come voleva Prodi), ecco arrivare gli americani di At&t e i messicani di Carlos Slim. Alle grida di indignazione di banche e governo, specialmente della sua ala sinistra e di Di Pietro, Tronchetti ha risposto con una dichiarazione di guerra assoluta: licenziando il più fidato dei fidati, cioè l’intoccabile Guido Rossi.

LXIII - Il giorno 12, un giovedì, la signora Ruowei Bu, che ha stipato di scatole di scarpe la sua automobile parcheggiata all’angolo tra via Sarpi e via Niccolini (Milano), si vede contestare dai vigili il “trasporto irregolare”, poi le viene chiesto il libretto, infine la piccola di tre anni che sta con lei si mette a piangere, si fa intorno all’auto un po’ di folla, i vigili caricano madre e figlia sulla loro auto, il marito - che era stato tutto il tempo a portar le scatole dalla macchina al negozio - si mette a gridare che non lo fanno lavorare, grida analoghe si levano dalla folla che adesso va facendosi sempre più numerosa, ecco il fatto apparentemente insignificante di una multa a Milano trasformarsi in una questione internazionale perché la signora Bu è cinese, cinese il marito, cinese il negozio, cinesi gli uomini e le donne che si sono accalcati intorno alla vettura e hanno poi preso a protestare a loro volta. Questi cinesi danno subito luogo a una manifestazione nella medesima Chinatown milanese (un quadrilatero tra Cimitero monumentale e corso Sempione), manifestazione compatta e affollata, affrontata dalla polizia e finita a botte. Botte di qua e botte di là, con feriti non gravi e contusi in ospedale sia tra i cinesi che tra i vigili. Si viene poi a sapere che questi cinesi - una comunità di 13-15 mila persone, che cominciò a insediarsi a Milano addirittura nel 1920 - si sentono perseguitati dalla nuova giunta Moratti e in particolare dal vicesindaco De Corato (An) il quale vuole pedonalizzare la zona e possibilmente trasferire almeno i grossisti da un’altra parte. I pochi italiani rimasti nel quartiere, infatti, protestano per un caos perenne, rumori, traffico ecc. I cinesi rispondono con un argomento molto semplice: perché, in un oceano di irregolarità, venite a prendervela proprio con noi? Si sa che appartamenti e negozi sono stati comprati dai cinesi senza badare a spese, proprio con l’obiettivo di creare, all’interno della città, un’altra città in cui vivere indisturbati. E infatti l’integrazione con questa comunità (160 mila persone in tutta Italia, la quinta per consistenza numerica ma forse la prima per ricchezze) è pressoché nulla: i cinesi - a Milano, Torino, Roma o Prato - non si fanno né sentire né vedere, lavorano a testa bassa per quattro anni (media) e poi se ne tornano in patria col gruzzoletto. Anche per questo la rivolta del giorno 12 fa sensazione. Pechino pretende informazioni e ci fa sapere che non tollererà discriminazioni nei confronti dei suoi cittadini: ce le farebbe pagare con ritorsioni contro le nostre aziende che vogliono andare a fare affari laggiù. La Moratti continua a dire che «non possono esserci zone franche».

LXIV - Dal 2000 a oggi le imprese cinesi in Italia sono cresciute al ritmo di quattromila l’anno. Specialisti nell’alimentare e nell’abbigliamento (a Roma, intorno all’Esquilino, su cinquemila imprese 4.500 sono cinesi). Più o meno lo stesso numero di maschi e di femmine (maschi 54, femmine 46). Età media: 33 anni e mezzo. Due anni fa grande indignazione con gli italiani che lasciavano morire i vecchi di caldo. I cinesi sostenevano che mai avrebbero lasciato i loro vecchi soli in casa per andarsene in vacanza.

LXV - La scena iniziale del Gomorra di Saviano (Mondadori), tra i libri più venduti anche nel 2007: «Il container dondolava mentre la gru lo spostava sulla nave. Come se stesse galleggiando nell’aria, lo sprider, il meccanismo che aggancia il container alla gru, non riusciva a domare il movimento. I portelloni mal chiusi si aprirono di scatto e iniziarono a piovere decine di corpi. Sembravano manichini. Ma a terra le teste si spaccavano come fossero crani veri. Ed erano crani. Uscivano dal container uomini e donne. Anche qualche ragazzo. Morti. Congelati, tutti raccolti, l’uno sull’altro. In fila, stipati come aringhe in scatola. Erano i cinesi che non muoiono mai. Gli eterni che si passano i documenti l’uno con l’altro. Ecco dove erano finiti. I corpi che le fantasie più spinte immaginavano cucinati nei ristoranti, sotterrati negli orti d’intorno alle fabbriche, gettati nella bocca del Vesuvio. Erano lì. Ne cadevano a decine dal container, con il nome appuntato su un cartellino annodato a un laccetto intorno al collo. Avevano tutti messo da parte i soldi per farsi seppellire nelle loro città in Cina. Si facevano trattenere una percentuale dal salario, in cambio avevano garantito un viaggio di ritorno, una volta morti. Uno spazio in un container e un buco in qualche pezzo di terra cinese. Quando il gruista del porto mi raccontò la cosa, si mise le mani in faccia e continuava a guardarmi attraverso lo spazio tra le dita. Come se quella maschera di mani gli concedesse più coraggio per raccontare. Aveva visto cadere corpi e non aveva avuto bisogno neanche di lanciare l’allarme, di avvertire qualcuno. Aveva soltanto fatto toccare terra al container, e decine di persone comparse dal nulla avevano rimesso dentro tutti e con una pompa ripulito i resti».

LXVI - Dal primo gennaio 2000 a oggi risultano morti in Italia 30 cinesi.

LXVII - In America la Wyeth ha inventato un farmaco che fa sparire il ciclo mestruale. In vendita tra un mese. Proteste di vari gruppi, compresa qualche associazione femminista. Alla Wyeth giurano che, in base a parecchi sondaggi, due terzi delle donne sarebbero interessate a eliminare le mestruazioni.

LXVIII - Lunedì 16, verso sera, gli americani della compagnia telefonica At&t annunciano il loro ritiro dalla partita per Telecom. Motivo: i politici italiani si mettono troppo in mezzo, hanno l’abitudine di cambiare le regole del gioco in corsa, non ci fidiamo e preferiamo andarcene. Segue una polemica politica molto forte: il governo Prodi viene accusato di mettere in fuga i capitali stranieri, si tirano fuori statistiche in base alle quali gli americani hanno investito 300 miliardi in Olanda, 80 in Lussemburgo e solo 33 da noi, l’ambasciatore americano Spogli scrive un’altra delle sue lettere in cui, con la cortesia tipica dei linguaggi diplomatici, dice che non ci si può fidare eccetera. Poche ore dopo questo smacco, il governo - o forse il Paese - deve incassare un’altra brutta figura: l’esecutivo Uefa, riunito a Cardiff, assegna gli Europei di calcio alla coppia Polonia-Ucraina invece che, come tutti credevano, all’Italia. Il presidente Napolitano spiegherà poi che abbiamo pagato i disordini negli stadi culminati con l’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti.

LXIX - Tra il 20 e il 22 si riuniscono a congresso, pressoché in contemporanea, i Ds e la Margherita. Devono deliberare la stessa cosa: sciogliersi e confluire nel nuovo Partito democratico, la cui costituente sarà convocata in autunno. Sabato 21 il segretario dei Ds, Fassino, dà l’annuncio finale e scoppia in lacrime: lo scioglimento coincide prevedibilmente con un suo ridimensionamento politico. Al compito di guidare la nuova formazione si candideranno, per i Ds, soprattutto Veltroni e la Finocchiaro, a quest’ultima anzi i congressisti riservano una standing ovation. D’Alema dovrebbe trasformarsi in una specie di padre del partito. Sul versante Margherita, i cavalli di razza potrebbero essere Dario Franceschini, Rutelli, Marini e, naturalmente, Prodi, il quale ha annunciato il suo ritiro per il 2011 (nel 2013, peraltro, bisognerà votare il dodicesimo presidente della Repubblica). Tre problemi: il quindici per cento dei diessini, guidato da Fabio Mussi, non ci sta e mostra di voler lavorare con Rifondazione e gli altri della sinistra per costruire «un nuovo soggetto politico» (il 5 maggio Mussi, Salvi e Angius daranno effettivamente vita a questo nuovo soggetto, marxista o postmarxista, detto “Sinistra democratica”, che Angius abbandonerà dopo pochi giorni per rifugiarsi tra i socialisti di Boselli); è in atto una polemica forte tra diessini e margheritini su quale debba essere la collocazione internazione del Pidì, se nel Partito socialista europeo (il che lo accrediterebbe come una formazione in un modo o nell’altro paramarxista) oppure no; mettere insieme denari e patrimoni delle due formazioni non sarà affatto semplice: la Margherita possiede un giornale (Europa) e i Ds no, sul marchio della Festa dell’Unità avanza qualche pretesa anche Mussi, ecc.

LXX - L’Inter, battendo il Siena per 2 a 1 fuori casa, vince il quindicesimo scudetto della sua storia, il secondo consecutivo, ma il primo conquistato sul campo dopo 18 anni. Grande festa a Milano la sera di domenica 22.

LXXI - I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino concedono le attenuanti generiche ad Annamaria Franzoni, e la condannano a sedici anni di carcere. La sentenza di primo grado aveva stabilito una reclusione di trent’anni. Si tratta, per la mamma di Cogne, di scontare una pena pressoché dimezzata. E tuttavia la famiglia Lorenzi e il nuovo difensore Paola Savio - subentrata a Carlo Taormina come semplice avvocato d’ufficio - annunciano il ricorso in Cassazione. Dunque Annamaria (che giudica ingiusta anche quest’ultima condanna) non finirà per ora in carcere, dato che la sentenza non è definitiva. Il fatto a cui ci si riferisce occupa da anni le cronache dei giornali e soprattutto televisive: il 30 gennaio 2002, in una villetta di Montroz, frazione di Cogne (Aosta), una mamma disperata chiamò la guardia medica, gridando: «Il bambino butta sangue dalla bocca». I soccorritori trovarono pochi minuti dopo il piccolo Samuele Lorenzi, di tre anni appena compiuti, con la testa fracassata da diciassette colpi inferti con un corpo contundente. Il cervello gli fuoriusciva dalle orecchie. La mamma che gridava era, appunto, Annamaria Franzoni.

LXXII - Tre del pomeriggio di giovedì 26. Vanessa Rossi, una ragazza di 22 anni che aveva appena trovato un piccolo lavoro in una gelateria di via dei Serpenti a Roma, viene uccisa alla stazione Termini da una donna che le infila la punta dell’ombrello nell’occhio sinistro e spinge il colpo fino a ledere il cervello. Stavano tutt’e due scendendo dalla metropolitana. La fermata giusta di Vanessa sarebbe stata quella successiva, ma la ragazza voleva fare l’ultimo tratto a piedi per tenersi in forma. Trasporto d’urgenza al Policlinico, due operazioni pressoché impossibili e, dopo qualche ora, la morte. Le telecamere hanno però filmato l’assassina, in compagnia di un’altra donna. Nel video si vedono perfettamente la folla che preme per uscire dal vagone, l’inizio dell’alterco, il colpo, Vanessa che giace a terra in un lago di sangue. Le due donne appaiono belle, eleganti, vestite di bianco, una con la coda di cavallo, l’altra con una t-shirt nera sotto la camicia, tutt’e due con un cappelletto in testa. Hanno lasciato l’ombrello sul posto, ci sono le impronte digitali, non sarà possibile farla franca. Le trova infatti un maresciallo dei carabinieri che si ricorda di una certa pensione di Tivoli dove si affittano camere, o letti, a prostitute. Catturate, vengono identificate: tutt’e due romene, la donna dell’ombrello, cioè l’assassina, si chiama Doina Matei, fa la prostituta, ha 21 anni e due figli piccoli rimasti in patria. La sua amica è una minorenne di nome Costantina, che viene rispedita in Romania. Doina dice che s’è trattato di un incidente, piange che l’esito del suo gesto è sproporzionato rispetto alle intenzioni. Una testimone - tra i tanti che dicono il contrario - sostiene che è stata piuttosto l’italiana ad inveire, perché non voleva esser spinta. Al funerale di Vanessa la folla ha gridato «No» quando il sacerdote ha ricordato il valore cristiano del perdono.

LXXIII - La Corte d’Appello di Milano assolve completamente Berlusconi dall’accusa di aver corrotto i giudici romani del caso Sme. Anche se la sentenza allude alla vecchia formula dell’“insufficienza di prove”, le parole sono inequivocabili: «per non aver commesso il fatto». La Procura di Milano - accusatrice - aveva chiesto una condanna a cinque anni.

LXXIV - Offerta definitiva per Telecom: Mediobanca, Generali, Intesa e San Paolo capeggiano una cordata, di cui fanno parte la spagnola Telefonica e i Benetton, per acquisire il cento per cento di Olimpia, la scatola che contiene il 18 per cento di Telecom. Il 60 per cento delle azioni di Olimpia sarà degli spagnoli, che, pur di entrare, hanno però rinunciato ad avere voce in capitolo: a nominare il consiglio d’amministrazione saranno le banche e i Benetton. Le azioni saranno pagate 2,82 euro, la stessa somma offerta da At&t e dai messicani di América Móvil (che si ritirano). Per Pirelli - che da tutta l’operazione Telecom esce con una perdita a saldo di almeno cinque miliardi - si tratta comunque di un incasso di tre miliardi, sufficienti per azzerare i debiti e far ripartire gli investimenti.


MAGGIO

LXXV - Il nuovo presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy, 52 anni, finora ministro dell’Interno, uomo di destra, modi spicci, slogan semplici («sto dalla parte di chi paga il biglietto», «sto dalla parte delle vittime contro i delinquenti»), aria in ogni caso da duro (chiamò racaille, cioè “feccia”, i francesi figli di immigrati che avevano messo a ferro e a fuoco la banlieue), piccolo di statura, figlio di un nobile scappato dall’Ungheria ai tempi di Stalin, sposato due volte, uomo sicuramente nuovo nel panorama europeo. È amico degli americani, vuole garantire il servizio minimo dei trasporti pubblici quando c’è uno sciopero, vuole premiare chi è disposto a lavorare più delle 35 ore previste dal contratto di lavoro francese, va a cavallo, va pazzo per la cioccolata, ha tre figli, la sua seconda moglie Cécilia vuole continuamente lasciarlo e infatti lo lascerà all’inizio di ottobre per starsene con l’uomo che ama dal 2005, cioè il pubblicitario Richard Attias, insieme al quale fu anche fotografata da Paris Match (il servizio costò il posto al direttore del giornale). La sera del 6, appena si seppe che Sarkozy aveva battuto la socialista Ségolène Royal, la racaille diede fuoco a 752 auto nella sola Parigi.

LXXVI - Il potere di Sarkozy rafforzato poi dalle successive elezioni politiche del 10 giugno, nelle quali il suo partito (Ump, Unione per un movimento popolare) prese il 40 per cento dei voti e la maggioranza assoluta dei seggi.

LXXVII - L’idea di Sarkozy, di ingraziarsi il ceto medio tagliando le tasse e chi se ne frega dell’Europa. Sarkozy: appena eletto comunica a Bruxelles che il rientro dal deficit, qualunque cosa la Francia abbia promesso in passato, è affare da 2011 o 2012, se va bene.

LXXVIII - Rutelli: «Tagliamo l’Ici e riconquistiamo il ceto medio». L’Ici è l’Imposta Comunale sugli Immobili, cioè una tassa sulla casa.

LXXIX - Le evoluzioni con scissione del vecchio Pci come tappe d’avvicinamento al ceto medio: Pci, poi Pds, poi Ds, poi Partito democratico. Nel frattempo, il ceto medio è forse scomparso.

LXXX - Secondo Gaggi e Narduzzi (La fine del ceto medio, Einaudi 2006) il ceto medio è effettivamente scomparso, sostituito da un’unica megaclasse, la «classe della massa», formata in sostanza dai consumatori, cioè dai frequentatori dei supermercati.

LXXXI - «...ormai la grande distribuzione, secondo marchi e storia, si è già divisa i consumatori in tre grandi fasce ben distinte: una più alta che è rappresentata da Rinascente ed Esselunga, una media di cui Coop e Carrefour sono esempi qualificanti, una bassa che ha nei discounts i protagonisti. A parte i discounts, la cui la politica commerciale è chiaramente identificata, per le altre due fasce il futuro prossimo è costituito da azioni di avvicinamento verso offerte di spesa in grado di raccogliere, per entrambi, il quasi fu ceto medio, per riservargli almeno in parte il suo ruolo di consumer di eccellenza. La mossa del re del lusso Arnault punta, con Carrefour, ad accelerare l’avvicinamento, ma non solo: egli sa bene che ogni prodotto, anche di lusso, esce con varie tipologie di qualità. In un ampliamento di produzioni le potenzialità cresceranno e avere una seconda enorme linea di diffusione, non solo farà comodo ma favorirà sensibilmente la gran festa della redditività...» (Bruno Villois, commentando l’ingresso di Arnault in Carrefour).

LXXXII - Secondo Hobsbawm il ceto medio è scomparso ed è stato sostituito dal ceto consumatore come conseguenza della progressiva - e ancora incompiuta - scomparsa dello Stato, sostituito dal Mercato. La decisione quotidiana di comprare quel prodotto al posto di questo risulta dotata di maggior carica politica rispetto al rozzo sistema delle elezioni, sistema saltuario, dagli esiti discutibili. Il mercato come elemento chiave delle scelte politiche prelude alla fine dell’integrità territoriale degli Stati, quando non fosse più conveniente o forse addirittura controproducente mantenerla. Ridefinizione, quindi, delle libertà classiche e dei poteri classici, irriconoscibili rispetto al passato, tutto ormai risultando frantumato, polverizzato, diffuso, invisibile, introvabile.

LXXXIII - Il caso italiano, del Nord che si separa dal Sud. In Belgio valloni da una parte, fiamminghi dall’altra. La vecchia Cecoslovacchia trasformata in Cechia e Slovacchia. L’unificazione tedesca pagata però a un prezzo fuori mercato (un euro dell’Ovest contro un euro dell’Est), resa cioè possibile dall’esistenza di uno stato tedesco-occidentale ancora dotato dei poteri classici e da una violazione delle regole di mercato.

LXXXIV - In Italia, Berlusconi profeta di tutto. Navigare giorno per giorno, fidandosi dei sondaggi e assecondando il mercato. Tra gli effetti più vistosi (già in atto, ma favoriti dalla nascita di Forza Italia): l’avvenenza dei parlamentari, maschi e femmine, e di tutti gli schieramenti. Confrontare una foto del Parlamento anni Sessanta o Settanta (onorevole Lupis, onorevoli Martini o Falcucci) con una del Parlamento attuale. Intreccio perverso fra televisione e suffragio universale: per farsi votare bisogna farsi conoscere, per farsi conoscere bisogna andare in tv. Quindi, per migliorare la classe politica: rinunciare alla tv oppure al suffragio universale.

LXXXV - Il nostro ceto medio - senza far troppe sottigliezze - potrebbe alla fine essere semplicemente formato da quelli che denunciano redditi fra i 15.500 e i 31 mila euro l’anno. Tredici milioni di italiani, che avrebbero sotto di sé circa 25 milioni di altri italiani compresi fra 0 e 15.500 euro di reddito. Sopra a questo ceto medio, un paio di milioni che prendono più di 31 mila euro, con una élite di poche centinaia di migliaia oltre i 70 mila.

LXXXVI - Blair annuncia la sua uscita di scena andando a parlare al Club laburista di Trimdon, frazione di Sedgefield, dove era cominciata la sua carriera politica: «C’è un solo governo dal 1945 che può dire quello che segue: più posti di lavoro, meno disoccupati, migliore sanità ed educazione, meno crimine e crescita economica ogni trimestre. Un solo governo: questo» (giorno 10). Il nuovo capo del partito laburista sarà Gordon Brown, oggi cancelliere dello Scacchiere (cioè ministro del Tesoro e delle Finanze). Siccome il sistema inglese prevede che il capo del partito di maggioranza sia anche premier - senza possibilità di fare altrimenti, come da noi - le dimissioni di Blair da capo del partito ne determinano automaticamente la caduta da primo ministro. Gordon Brown, in quanto eletto alla testa del Labour, avrà subito spalancate le porte di Downing Street. Tony Blair si dimetterà effettivamente il 27 giugno e Gordon Brown gli succederà il 2 luglio. Da quella data a questa di oggi, in cui consegno il libro, nulla di memorabile.

LXXXVII - I ministri Mastella e Fioroni sono andati alla grande manifestazione di San Giovanni indetta dai cattolici in difesa della famiglia e contro la legge sui Dico (sabato 12). Non un milione di persone, come è stato detto, ma 120-130 mila. Del resto la piazza non ne contiene di più. C’erano, tra le altre organizzazioni cattoliche: l’Associazione Roveto Ardente, gli Alpini Cristiani, le Famiglie Separate Cristiane, il Cammino Neocatecumenale, l’Associazione Misericordie d’Italia, l’Associazione Nazionale Santa Rita da Cascia, l’Associazione pro Sanctitate, il Comitato pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, la Fondazione Sorella Natura, la Gioventù Ardente Mariana, il Movimento dei Cursillos di Cristianità, i Giovani di Sant’Agnese, il Movimento Apostoli di Maria Sposa dello Spirito Santo, l’Associazione Sposi Subito. I ministri di Prodi si son trovati a manifestare insieme con i più importanti esponenti dell’opposizione, cioè Berlusconi, Fini e Casini. Intanto altri due ministri di Prodi, cioè Mussi e la Bonino, erano andati all’altra manifestazione, indetta in piazza Navona da Pannella, dai socialisti e dai Verdi per affermare il diritto di tutti - compresi i gay - a vivere liberamente i rapporti sentimentali. Poca gente, ma i manifestanti si son fatti beffe della Chiesa travestendosi da arcivescovi o da beghine e gridando slogan blasfemi.

LXXXVIII - Il Papa è in Brasile, nella chiesa di Santa Maria del Fiore 184 lettori hanno declamato all’unisono l’ultimo canto della Divina Commedia: «Vergine madre, figlia del tuo figlio...».

LXXXIX - Primo assaggio di elezioni amministrative in Sicilia domenica 13 e lunedì 14. Si votava tra l’altro a Palermo dove era tornato in campo, contro il sindaco uscente Diego Cammarata (centro-destra), il famoso Leoluca Orlando, sindaco nei due quinquenni 85-90 e 93-2001, prima democristiano, poi fondatore della Rete e adesso dipietrista: Orlando ha perso seccamente al primo turno (53 a 45) e ha gridato che il voto era stato truccato. Brutto risultato per il centro-sinistra anche nel resto dell’isola: il sindaco di Trapani, il presidente della provincia di Ragusa e il resto dei seggi a disposizione sono andati tutti a Berlusconi e ai suoi. Solo ad Agrigento (sindaco e consiglio comunale) è rimasta una possibilità per i prodiani: una strana alleanza tra Udc e Ds ha permesso infatti al centro-sinistra di andare al ballottaggio.

XC - Martedì 15 tre banditi albanesi, pieni di cocaina, sequestrano un autobus della linea Acqui-Alessandria e vengono neutralizzati dall’intervento di due poliziotti in borghese che si trovavano casualmente a bordo e da una successiva, gigantesca rete di posti di blocco. Finisce con un paio di feriti e l’autobus dato alle fiamme, ma l’episodio suscita una tale impressione che il sottosegretario Minniti deve riferirne alla Camera. Il giorno dopo, a Giugliano, una donna di 52 anni che tenta di impedire il furto della macchina, è ammazzata dal ladro che la mette sotto e la trascina per venti metri. Preso dopo ventiquattr’ore, l’uomo viene identificato per Franco Hadzovic, bosniaco clandestino, già arrestato sei volte e altrettante rimesso in libertà. Mentre il ministro Amato concorda con i sindaci di Roma, Milano e Torino un piano-sicurezza, e la parte moderata della sinistra grida che la legalità deve entrare nel suo codice genetico, Beppe Grillo, sul suo sito, grida: sono in arrivo altri 60 mila rumeni, che presto potrebbero diventare due milioni e mezzo, i campi nomadi in Italia sono cento e quelli abusivi 500, «Franco Hadzovic finirà in galera, mentre i nostri parlamentari sono sempre in libertà...», eccetera.

XCI - Domenica 20 i consigli d’amministrazione delle banche Unicredit e Capitalia deliberano di fondersi, operazione che sarà completata entro il prossimo primo ottobre e darà vita a un nuovo istituto chiamato Unicredit Group, cento miliardi di capitale, primo nella cosiddetta “area euro” (la zona dove circola l’euro), secondo in Europa (dove è battutto dagli inglesi della Hsbc) e sesto nel mondo. Insomma un colosso. Si tratta di una «fusione per incorporazione», cioè c’è un soggetto più grande (Unicredit) che incorpora un soggetto più piccolo (Capitalia). Il rapporto tra i due istituti, in termini di capitale, è infatti di 4 a 1. I protagonisti dell’operazione sono i due uomini-guida, cioè Alessandro Profumo (amministratore delegato di Unicredit) e Cesare Geronzi (presidente di Capitalia). Due circostanze hanno attratto l’attenzione degli osservatori: il prezzo di concambio molto favorevole a Capitalia e la velocità a cui si è arrivati all’accordo, in definitiva poco più di un mese. A Capitalia è stato riconosciuto un valore di 8,38 euro ad azione a fronte di un corso di Borsa - venerdì 18 - di 7,919, quotazione già drogata dalla notizia della fusione. Il motivo per cui Profumo ha sborsato senza esitare è lo stesso che ha consigliato a tutti e due i soggetti di far presto: se Unicredit non inglobasse Capitalia a tutta velocità, la banca romana potrebbe finire nelle mani di qualche grande istituto straniero. L’azionista principale di Capitalia, con il 9 per cento, è infatti l’olandese Abn Amro, che è destinata ad essere conquistata o dalla Barclay o dalla cordata Royal Bank of Scotland-Fortis-Santander (la lotta è in corso). L’ingresso degli inglesi o degli spagnoli determinerebbe probabilmente la messa sul mercato di quel 9 per cento e l’arrivo, magari, di un socio più aggressivo, capace di lanciare Offerte di pubblico acquisto e prendersi poi tutto.
La fusione ha anche, naturalmente, una sua dimensione politica. Il matrimonio precedente tra Banca Intesa e San Paolo aveva infatti dato luogo a un colosso che tutti gli osservatori collocano in area Prodi. Quest’altra fusione tra Unicredit e Capitalia sarebbe invece la contromossa degli antiprodiani di centrosinistra, cioè l’asse D’Alema-Marini, quelli che fin dal primo giorno premono discretamente per un governo di larghe intese, da mettere in piedi insieme con Forza Italia e An, un governo cioè che cambi la legge elettorale e rimandi il Paese alle urne. Il Sole 24 Ore ha sostenuto che il capo di Intesa - cioè il banchiere, cattolico e prodiano, Giovanni Bazoli - ha tentato in ogni modo di impedire l’operazione, promettendo fra l’altro a D’Alema la promozione interna di Pietro Modiano, marito del ministro diessino per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini. D’Alema, che s’era assicurato la neutralità di Berlusconi, avrebbe declinato l’offerta e preferito lasciar proseguire la fusione.

XCII - D’Alema, in un’intervista al Corriere della Sera dello stesso giorno 20, ha detto: «È in atto una crisi della politica che tornerà a travolgere il Paese con sentimenti come quelli che negli anni 90 segnarono la fine della prima Repubblica [...] Anche i sindacati hanno perso slancio, tutelano interessi particolari [...] È del tutto evidente che il nostro sistema politico corre dei rischi molto seri». Con queste parole D’Alema rispondeva soprattutto alle questioni sollevate dal saggio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella intitolato La Casta (Rizzoli) dove si raccontano i troppi privilegi di cui gode la pletora dei politici e dei parapolitici, i quali - mentre assegnano a se stessi i più alti stipendi, le più alte pensioni, migliaia di auto blu, centinaia di portaborse pagati quasi sempre in nero, milioni di euro di consulenze assegnate ad amici e amici degli amici - lanciano appelli alla moralità pubblica, allo spirito di sacrificio, al rigore civile che essi stessi negano quotidianamente con i loro comportamenti. Il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, ha detto che di questo passo gli italiani a un certo punto potrebbero decidere in massa di non pagare più le tasse. Luca Cordero di Montezemolo, parlando all’assemblea di Confindustria, riprende i dati del libro: «La politica è la prima azienda italiana con quasi 180 mila eletti. Il costo della rappresentanza politica nel suo complesso in Italia è pari a quello di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna messi insieme. Il solo sistema dei partiti costa al contribuente 200 milioni di euro l’anno, contro i 73 milioni della Francia. Stime recenti parlano di un costo complessivo della politica vicino ai 4 miliardi di euro». Il tutto all’interno di un attacco violento ai politici incapaci ormai di prendere qualunque decisione. Gelo di Prodi e attacchi anche da Berlusconi. Opinione generale, smentita seccamente dall’interessato: Montezemolo vuole fare il presidente del Consiglio.

XCIII - Mary, la figlia lesbica del vicepresidente americano Dick Cheney, ha dato alla luce un bambino, non si sa se facendosi donare il seme da un amico o da una banca specializzata. Cheney e la moglie Lynne si sono fatti fotografare col piccolo, ma nella foto non si vedono né Mary né la sua compagna Heather Poe. Attacchi sia da destra che da sinistra.

XCIV - Il Milan vince la Champions League (2-1 al Liverpool, giorno 23), Deschamp si dimette e non è più l’allenatore della Juve, intanto tornata in serie A col Napoli e il Genoa.


GIUGNO

XCV - Alle amministrative (domenica 3, lunedì 4) perde Rifondazione, perde l’Ulivo (cioè Ds + Margherita, cioè il prossimo Partito democratico), avanzano i piccoli, soprattutto Di Pietro, ma anche Udeur, Pdci e Verdi. Il centro-destra sta al 57,72%, il centro-sinistra al 38,28. In queste condizioni, si sono tenuti due vertici tra Prodi e i suoi alleati. Andamento tempestoso. Fassino e gli altri hanno fretta di fondare il Partito democratico e di metterlo sotto l’ala di un leader che sappia recuperare consensi. Prodi non vuole, perché un leader forte in quella posizione avrebbe un effetto destabilizzante sul governo e Prodi vuole che il governo duri il più possibile, non importa come. Ha sbattuto i pugni sul tavolo, ha gridato: se non vado più bene, torno a casa e si vota. Altro uomo politico che invoca le elezioni anticipate: Bossi. La Lega ha preso una valanga di voti, per esempio a Verona, dove è passata dal 6 al 28 per cento. La sensazione di sfascio del centro-sinistra deriva anche da questo: quando Prodi è stato costretto al secondo vertice, i due vice-presidenti del Consiglio non si sono fatti vedere, D’Alema ha preferito starsene a Valencia a godersi le regate di Luna Rossa, Rutelli non s’è mosso da Milano dove ha inaugurato la Triennale.

XCVI - Gli ultimi dati Istat, resi noti giovedì 5 giugno, fanno vedere che gli italiani sono adesso poco più di 59 milioni (saranno 60 milioni solo nel 2009) e che la popolazione residente è aumentata di 379.576 unità. Il merito di questa piccola ripresa (+0,6%) è delle donne immigrate che hanno un tasso di fecondità del 2,41 per cento contro l’1,35 delle indigene.

XCVII - Margherita Agnelli ha citato in giudizio Franzo Grande Stevens (avvocato di famiglia), Gianluigi Gabetti (presidente dell’Ifil) e Siegfried Maron (gnomo svizzero). Vuole che il tribunale li costringa a rivelare, fino all’ultimo dettaglio, la consistenza del patrimonio di suo padre Gianni Agnelli. Alla morte di Agnelli, Margherita ricevette 109 milioni di euro e dice di non aver mai capito se questo era un acconto o un saldo. Benché abbia precisato che non vuole far male a nessuno né chiedere danni o risarcimenti o restituzioni, ma solo «sapere», l’iniziativa ha suscitato un gran clamore e una dichiarazione «dispiaciuta» del figlio John, capo dell’impero Fiat. Molte interpretazioni. La più accreditata è questa: nel 2003 i 170 discendenti del senatore Agnelli fondatore della Fiat tirarono fuori di tasca loro 250 milioni di euro per ricapitalizzare l’azienda, in quel momento moribonda. Margherita si rifiutò, dicendo che non avrebbe assistito a un altro caso Parmalat. Sbagliò, perché da allora a oggi il titolo è passato da 6 a 21 euro e ha ampiamente ripagato i membri della famiglia che accettarono il rischio (quasi tutti). Forse Margherita è piccata per aver sbagliato analisi quattro anni fa e cerca il modo di rifarsi. C’è anche la questione dei cinque figli avuti dal secondo marito, il conte russo de Pahlen: sono tutti fuori dal mondo Fiat, a differenza degli altri parenti. In ogni caso, Margherita sta finanziariamente come sta (assai bene) in seguito a transazioni e carte firmate di sua volontà.

XCVIII - Lapo Elkann sulla madre: «Non la vedo e non la sento mai. Nella mia vita non c’è posto né spazio per lei» (Corriere della Sera, giorno 8).

XCIX - I giornali pubblicano pagine e pagine di intercettazioni telefoniche in cui si sente Giovanni Consorte, a quell’epoca presidente della Unipol, parlare confidenzialmente con Fassino, D’Alema e Latorre, cioè tre pezzi grossi dei Ds. Niente di penalmente rilevante e niente di decisivo nemmeno sul piano della ricostruzione storica relativa alla scalata della Bnl che Consorte tentò nell’estate 2005 (lato di sinistra del complotto dei furbetti). Quello che ha mandato in bestia D’Alema e Fassino, e che ha spinto D’Alema ad accusare in un’intervista al Tg5 la magistratura (con toni mai uditi, e mai uditi soprattutto quando vittima dello stesso trattamento erano i suoi avversari politici), è che le telefonate rivelano una grande dimestichezza tra il vertice diessino e i finanzieri. Cioè, dimestichezza e condivisione delle logiche di raider e speculatori (D’Alema a Consorte: «Facci sognare», ecc.). Roba impensabile per una generazione uscita dai lombi dell’austero moralista Enrico Berlinguer. Pochi giorni dopo la pubblicazione di queste intercettazioni, la Repubblica e, a ruota, gli altri giornali hanno stampato i verbali delle confessioni rese da Ricucci ai magistrati quando era in carcere. Ricucci ha raccontato sia il lato destro che il lato sinistro dell’azione dei furbetti, cioè ha detto di aver avuto, per tentare la scalata al Corriere della Sera, il via libera di Berlusconi e Gianni Letta, che lo avrebbero aiutato a far entrare nella partita la famiglia Lagardère (Hachette) e quella spagnola di Aznar. E di essersi sentito spiegare da Caltagirone, quando tirava sul prezzo di vendita delle azioni Bnl (che non voleva dar via a meno di tre euro), che quella era un’operazione di sistema, condivisa cioè da diessini e berlusconiani, in cui alla sinistra era stata assegnata la Bnl e alla destra l’Antonveneta, trovando entrambi gli schieramenti suggello alle loro operazioni nel controllo da conquistare del Corriere della Sera. Ricucci dice ai magistrati che quattro o cinque azionisti del Corriere erano ormai pronti a cedere, e tra questi fa i nomi di Ligresti e di Bazoli. La pubblicazione di queste confessioni ha provocato la smentita di Caltagirone e lo sdegno generale della casta, a cominciare da Berlusconi. E tuttavia che quell’operazione fosse bipartisan - come si dice - lo aveva spiegato Gnutti in una famosa telefonata mai smentita, e risultava così ovvio dalla semplice cronaca dei fatti di quel tempo che i giornali l’avevano spiegata ampiamente già allora senza incontrare obiezioni di qualche consistenza.

C - Il problema delle pensioni in Italia è questo. Le italiane hanno un tasso di fertilità uguale a 1,35, cioè fanno in media un figlio + un terzo di figlio a testa. Grazie ai processi della scienza la vita media s’allunga, la popolazione invecchia e in Italia, a causa della scarsa fertilità delle donne, invecchia più che altrove. Siamo stati il primo paese nella storia dell’umanità in cui a un certo punto i sessantenni sono risultati più numerosi dei ventenni (il sorpasso è avvenuto nel 1995, in Francia si verificherà nel 2015). In termini economici significa che i giovani su cui caricare il costo delle pensioni da versare ai vecchi sono sempre di meno, mentre i vecchi a cui pagare pensione, assistenza domestica e soccorso sanitario sono e saranno sempre di più. Basandosi su questi dati, il governo Dini (1995) varò una riforma che prevedeva di mandare in pensione più tardi gli italiani, però con un sistema gradualissimo, che sarebbe entrato a regime non prima del 2012 e in realtà pienamente a regime solo fra il 2035 e il 2040, quando la Natura avrebbe fatto piazza pulita dei troppi vecchi in circolazione, tagliato la popolazione di un quarto e dato inizio alla cancellazione degli italiani dalla faccia della Terra, che si prevedono scomparsi del tutto verso il 2100-2150 (però il Corriere della Sera del 28 settembre 2007 segnalò che alla Mangiagalli di Milano le sei camere destinate alle puerpere erano esaurite e i reparti maternità erano al completo, idem al Niguarda, alla Macedonio Melloni, al Buzzi, al San Paolo, pieni di italiane, in genere prossime ai quaranta, in procinto di fare un figlio, grazie a questo il mese di settembre risultò il più prolifico, almeno a Milano, e forse in Lombardia, degli ultimi quattro anni). Dieci anni dopo, cioè nel 2005, si vide che la vita media s’era allungata di altri due anni e mezzo rispetto ai tempi di Dini, e il ministro del Lavoro Maroni (governo Berlusconi) riformò la legge sulle pensioni accorciandone un minimo i passaggi. In particolare si poneva uno “scalone” al 31 dicembre 2007: fino a quella data sarebbero bastati 57 anni per andare in pensione. Dal giorno dopo, ce ne sarebbero voluti 60. Sindacati e sinistra di governo vogliono adesso che questo scalone sia abolito, e non ha nessuna importanza se questo comporta un costo insopportabile per lo Stato.

CI - Metodo retributivo, cioè quello che le riforme Dini-Maroni stanno progressivamente cancellando: si prendono tutti i contributi versati quel mese dai lavoratori e si distribuiscono tra i pensionati, con il criterio di calcolare l’assegno sulla base degli ultimi stipendi presi, cioè prescindendo dalle effettive disponibilità. I soldi infatti non bastano mai e lo Stato deve integrare le pensioni con denari presi dalla fiscalità generale (tasse).
Metodo contributivo, che subentra a poco a poco e sarà pienamente applicato fra il 2035 e il 2040: ti prendi solo i soldi che hai versato, cioè il calcolo è simile a quello che ti farebbe una qualunque assicurazione privata.

CII - In Italia il 60 per cento degli iscritti ai sindacati è formato da pensionati.

CIII - Il fastidio dei pensionati quando gli si spiega che il loro assegno, indipendentemente dall’importo, è tecnicamente una rendita.

CIV - In Italia nel 2005 si pagavano ancora 80.349 baby pensioni, cioè assegni destinati a italiani ritiratisi con meno di 50 anni. Ventimila di questi avevano ancora a quella data meno di 50 anni. Costo per lo Stato: un miliardo e 300 milioni l’anno.

CV - Tra i baby-pensionati, Antonio Di Pietro, messo a riposo a 45 anni.

CVI - Secondo Giavazzi, intorno alla questione delle pensioni si scontrano quattro partiti: quello del Nord, quello del Sud, quello di chi gode del sistema retributivo, quello di chi andrà in pensione tra venti-quarant’anni col contributivo. Partito del Nord: pensioni di anzianità (cioè anticipate per qualche ragione rispetto alle normali pensioni di vecchiaia), baby pensioni, eccetera. Partito del Sud: pensioni d’invalidità, distribuite nei decenni trascorsi a piene mani (ciechi che poi andavano in motorino, ecc.). Metodo retributivo: i privilegiati protetti da sindacati e formazioni di sinistra. Metodo contributivo: i giovani di adesso, che pagheranno per tutti.

CVII - «Non si riformano le pensioni con la calcolatrice» (Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, il 21 giugno 2007).

CVIII - «I problemi della Pubblica Amministrazione non si risolvono con la calcolatrice» (Renata Polverini, segretaria dell’Ugi, il 15 settembre 2007. L’Ugi è il sindacato che prima si chiamava Cisnal e aveva come riferimento il partito fascista del Msi. La Polverini, con la frase sulla calcolatrice, si diceva contraria al progetto del ministro Padoa-Schioppa di incentivare l’esodo di diecimila statali ultrasessantenni e di sostituirli con tremila giovani).

CIX - «Non riesco a capacitarmi di come la politica di Difesa sia definita dagli organi contabili» (Arturo Parisi, prodiano, ministro della Difesa, il 28 settembre 2007, dopo aver saputo che la Finanziaria tagliava del 25% le sue risorse).

CX - «Non è lecito al governo trincerarsi dietro le difficoltà finanziarie del sistema previdenziale» (Luigi Longo, segretario del Pci, opponendosi nel 1968 all’abolizione delle pensioni d’anzianità).

CXI - Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, dice che la questione dell’insostenibilità finanziaria del sistema pensionistico italiano non si pone dato che tra vent’anni «il sistema previdenziale sarà fondato totalmente sul contributivo».

CXII - Lo scontro sulle pensioni in Italia, «spettacolare battaglia a non perdere la faccia» (Giuseppe De Rita).

CXIII - In Germania, riformata nel marzo 2007 la riforma Riester del 2001, si va in pensione a 65 anni e dal 2012 al 2029 il termine verrà gradualmente innalzato fino a a raggiungere il limite dei 67 anni. Previsti aiuti per le imprese che assumono anziani. I tedeschi con più di 65 anni saranno nel 2035 il 30% (oggi il 18%).

CXIV - Colpito da ictus, domenica 17 muore il famoso stilista Gianfranco Ferré, alle nove di sera, ospedale San Raffaele di Milano. Non mancavano che sette giorni alla sua sfilata, programmata per domenica 24. Aveva 63 anni. Tre giorni prima, colpito da infarto, aveva cessato di vivere Kurt Waldheim, 88 anni, che era stato segretario generale dell’Onu dal 1971 al 1981, poi presidente austriaco dal 1986 al 1992. Aveva dovuto abbandonare ignominiosamente la politica per un suo passato nazista, nascosto per tutta la vita e venuto a un tratto alla luce.

CXV - Gianfranco Fini e Daniela Di Sotto si separano al termine di una lunga crisi cominciata con i pettegolezzi intorno a una storia di lui con Stefania Prestigiacomo. Idem Ségolène Royal, avversaria sconfitta del neopresidente francese Nicolas Sarkozy, e il suo compagno François Holland. Qui c’entra però la politica: i due sono in lotta per comandare nel Partito socialista francese.

CXVI - Fini sta da due anni con l’avvocato Elisabetta Tulliani, 35 anni (Fini ne ha 55), già fidanzata dell’ex padrone del Perugia calcio, Luciano Gaucci, ora latitante, del cui figlio Alessandro era stata compagna di scuola. È incinta di Fini da parecchi mesi. All’epoca di Gaucci aveva 28 anni e Gaucci 60.

CXVII - A Lucia Annunziata, che gli aveva chiesto come si spiega che il centro-destra - tanto per la Chiesa, tanto «per la famiglia» - sia poi incasinatissimo con separazioni, divorzi o sacre rote, figli nati fuori dal matrimonio eccetera, Pier Ferdinando Casini, cattolico conservatore, risponde: «Domanda stupida». Pochi giorni prima s’era sposato in seconde nozze con Azzurra Caltagirone, da cui aveva già avuto una bambina.

CXVIII - La prima moglie di Casini, Roberta Lubich, sta adesso con il regista e attore teatrale napoletano Geppy Gleijeses.

CXIX - Il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa, il Giornale - cioè quotidiani di ogni tendenza - pubblicano intercettazioni telefoniche o verbali d’interrogatorio che mettono in grande imbarazzo la classe politica, e la classe politica - di destra e di sinistra - sostiene che questo è vietato dalla legge (Berlusconi), che la magistratura è colpevole e la pagherà (D’Alema), che i poteri forti stanno lavorando per far saltare il sistema (Giordano di Rifondazione e Rovati, uomo di Prodi), intendendo per “sistema” non questo o quel partito o coalizione dei partiti, ma tutto lo schieramento nel suo insieme, da Alleanza Nazionale ai trotzkisti. Da quando è uscito il libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, che ha messo sotto accusa la classe politica italiana di destra e di sinistra definendola “una casta” e mostrando senza essere smentita che i politici italiani e i loro partiti sono, senza eccezioni, dei comitati d’affari dediti all’opera quasi esclusiva di succhiar denaro al popolo che rappresentano per comprar con quello il proprio benessere e il consenso degli elettori, la classe politica ha reagito, a destra e a sinistra, in modo compatto e con gli stessi argomenti: casta saremo noi, ma siete anche voi (giornalisti, magistrati, imprenditori ecc.); chi ci vuol far fuori ha come obiettivo di svendere il paese e fare quello che vuole; la democrazia siamo noi e solo noi, eccetera. Il governo, che potrebbe combattere la natura incontrovertibile della casta prendendo delle decisioni, è talmente debole che venerdì 15, nell’incontro con i sindacati per discutere delle pensioni, Prodi e Padoa-Schioppa non hanno detto, letteralmente, una sola parola. Questo silenzio lungo tre ore e stupefacente per tutti ha rafforzato la sensazione, espressa in molti articoli e dichiarazioni, che qualcosa debba succedere, qualcosa di grave che potrebbe perfino metter fine alla democrazia e di cui nessuno sa prevedere la natura.

CXX - La discesa in campo di Walter Veltroni, decisa martedì 19 e consacrata a Torino otto giorni dopo, potrebbe essere il fatto nuovo che tutti aspettavano, la finestra a un tratto aperta che ha spazzato via i miasmi della cosiddetta «antipolitica», ovvero quell’insieme di sensazioni che, scorrendo a un tratto nella società civile a causa di una nuova, acuta, amara consapevolezza della mediocrità morale della nostra classe politica, presagivano il crollo della cosiddetta casta e forse addirittura la fine della democrazia. Dal giorno dell’annuncio, invece, l’attenzione generale è concentrata su questo fatto nuovo: il Partito democratico ha messo in campo il leader del suo futuro, l’alternativa a Prodi è già pronta, Berlusconi e il centro-destra troveranno pane per i loro denti, si può ricominciare a discutere di politica, cioè di programmi, soluzioni, sistemi elettorali.
Lunedì 18, essendo riunito il comitato dei 45 saggi che deve stabilire come eleggere l’Assemblea costituente del Partito democratico, si decide finalmente che il 14 ottobre - data fissata per questa elezione - si sceglierà anche il segretario del partito, il quale sarà un leader forte, autorevole e adatto a candidarsi poi al governo del Paese. È la svolta: fino a quel momento si temeva infatti che un uomo forte alla testa del Pd avrebbe messo in difficoltà il governo, segnandone in pratica la fine. Adesso il forte calo di consensi per Prodi e l’insuccesso delle sinistre alle amministrative impongono quasi ai capi di Margherita e Ds di metter da parte le rivalità e i veti con cui da una decina di anni si bloccano l’uno con l’altro: è chiaro infatti che, persistendo in questo atteggiamento, consegneranno il Paese a Berlusconi. Segretario forte, dunque. Ma chi? Veltroni fa subito sapere che non intende candidarsi, perché non gli piace un sistema dove il presidente del consiglio è tanto debole. Ma tiene questa posizione di rifiuto per poche ore: martedì sera, nella trasmissione televisiva Ballarò, D’Alema dice che voterà per lui e, a ruota, gli altri leader del centro-sinistra - Rutelli, Fassino, la Finocchiaro - gli fanno sapere che, se si candiderà, loro staranno dalla sua parte. Era quello che Veltroni, maestro di ecumenismo, voleva: il prossimo 14 ottobre, anche se Bersani dovesse insistere a presentarsi con una lista sua, non si svolgeranno vere e proprie primarie, ma solo consultazioni di tipo bulgaro in cui Veltroni, opposto non ad avversari politici ma a sparring-partrners, piglierà i voti di tutti o quasi tutti. Il sindaco di Roma, che è maestro di comunicazione, si è già incamminato sulla via dell’incoronazione: invece di rispondere subito di sì ai maggiorenti della sua parte, ha annunciato che avrebbe sciolto la riserva a Torino mercoledì 27, s’è fatto intanto fotografare sulla tomba di don Milani insieme al suo prossimo vice, il margheritino Dario Franceschini, quindi è volato in Romania e, mentre i giornali continuavano a dedicargli pezzi su pezzi, ha mandato i suoi a decidere la location del discorso di accettazione-investitura, individuata poi nella Sala gialla del Lingotto, a Torino, dove già si svolse il congresso del 2000, quello in cui Veltroni ancora segretario dei Ds lanciò lo slogan kennediano “I care”, assai amato da don Milani. L’evento ha così avuto la massima risonanza, come il sindaco desiderava.
La storia dell’uomo nuovo della politica italiana è presto raccontata: 52 anni, ammogliato con Flavia, figlia di Franca Prisco, pezzo grosso del Pci romano, da cui ha avuto Martina e Vittoria. Consigliere comunale a 21 anni, deputato a 32, direttore dell’Unità a 37, vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni culturali con delega allo Sport e allo Spettacolo nel primo governo Prodi, segretario dei Ds dal 98 al 2000, poi sindaco di Roma dal 2001 a oggi. Ha puntato fin dall’inizio a occupare la posizione che ha raggiunto adesso, sostenendo prudentemente quasi qualunque tesi (atteggiamento che il comico Crozza ha centrato nel tormentone autunnale del “ma anche”: mi piace questo, “ma anche” quello, ecc.). Forte presa su direttori di giornali e capicronisti della Capitale, a cui arrivano di continuo suggerimenti, preghiere, diktat, sfoghi, minacce e telefonate del genere «fammi il favore, ’sta notizia non la mettere». Mega ufficio stampa di trenta persone. Notoriamente juventino, ha fatto sapere di discendere da un padre romanista e da una mamma laziale, caduto il Muro e benché sempre eletto nelle liste del Pci e dei suoi succedanei, ha sostenuto di non essere mai stato comunista, ha poi fortemente lavorato sulla gente di sport e di spettacolo, formidabili moltiplicatori di consenso, favorendola in ogni modo, perché ne cantasse le lodi sulla stampa (come effettivamente avviene da sempre), ha esaltato la “bella politica”, Kennedy, don Milani e parecchie altre icone del nostro tempo, ha promesso che finita la carriera di sindaco si sarebbe dedicato ai poveri africani, scritto romanzi, fatto il dee-jay, esaltato il basket, perseguito il glamour, badando bene a non confondersi con i politici politicanti, evitando Porta a porta, slittando via ogni volta che si trattava di prendere una qualche posizione netta, del tipo raccomandato dal Vangelo, e cioè se è sì, sì e se è no, no. S’è per esempio detto d’accordo con Mario Segni e gli altri che raccoglievano le firme per il referendum elettorale, ma non fino al punto di firmare a sua volta, «per non fare uno sgarbo a Prodi». Quello che si sa adesso sulle sue intenzioni politiche è che gli piace il sistema elettorale francese, che garantisce un potere forte all’esecutivo. Su tutto il resto, bisognerà vedere.

CXXI - Mercoledì 27, nella Sala Gialla del Lingotto (la folla è tale che viene preparata una seconda sala con maxi-schermo capace di ospitare altre duemila persone), Veltroni parla e dice quanto segue.
Il Partito democratico deve ispirarsi a: libertà, unità, giustizia sociale, pari opportunità di partenza per tutti, apertura alle donne, forte memoria dell’origine antifascista della Repubblica, niente ideologismi, niente derive moderate o estremiste, largo ai giovani e lotta alla precarietà («la vita non è un part-time»). I punti programmatici della piattaforma veltroniana sono quattro: Ambiente, Patto generazionale, Formazione, Sicurezza. Ambiente: accettazione totale del protocollo di Kyoto e delle ultime delibere anti-inquinamento della Ue. Patto generazionale: non lasciare ai nostri figli il debito pubblico di adesso, allentare la pressione fiscale mentre si combatte l’evasione, arrivare a un risultato tangibile in tre anni. Formazione: rilanciare la scuola, l’ignoranza è l’anticamera della povertà (citando il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi). Sicurezza: giustizia rigorosa e severa, aumentare magari i diritti degli immigrati, ma non concedere nulla alla malavita («la microcriminalità non esiste, esiste la criminalità»). In chiusura, rapidi excursus sui temi rimasti ancora fuori: riforma elettorale, riforma istituzionale, i Dico («i laici rispettino i cattolici, i cattolici si rassegnino all’idea che lo Stato laico possa far leggi in favore di chi si ama»). Chiusura emozionale con una quindicenne romana scomparsa, di nome Giulia, e con le sue parole di solidarietà verso i poveri di tutto il mondo. Il discorso è cominciato con lo slogan: «Fare un’Italia nuova». Sono stati citati, nell’ordine e quasi sempre con la pausa necessaria a permettere alla folla di applaudire: De Gasperi, Prodi, Fassino, Rutelli, Ciampi, Michele Salvati e Pietro Scoppola, Olof Palme, di nuovo Prodi, Vittorio Foa, Massimo D’Antona e Marco Biagi, Gustavo Zagrebelsky, Renzo Piano, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino (a cui ha fatto un gran sorriso e stretto la mano), di nuovo Fassino e Rutelli, Dario Franceschini, che gli farà da vice. Mario Draghi, tre volte. Niente Kennedy, niente Luther King, l’Africa solo il minimo indispensabile, nessun maestro del cinema.

LUGLIO

CXXII - La Fiat ha messo sul mercato la nuova 500 con un mega lancio a Torino, spot da tutte le parti, paginate sui giornali, ecc. Le prenotazioni hanno ampiamente superato i piani di produzione. Chi vuole la macchina dovrà aspettare parecchio (mercoledì 4, a cinquant’anni dal lancio della vecchia 500).

CXXIII - Il sudafricano Oscar Pistorius, 21 anni, biondo, bello, simpatico e senza gambe. Corre con due arti artificiali che costano 12 mila euro l’uno, ha vinto i 200 alle Paraolimpiadi di Atene 2004, ed è campione del mondo nei 100, 200 e 400 per disabili. Venerdì 13 è arrivato secondo al Golden Gala di Roma: ma stavolta correva, con le sue gambette in fibra di carbonio, contro atleti integri. Pistorius infatti vuole entrare nello sport cosiddetto normale e punta alle Olimpiadi di Pechino - che non spera di vincere - e soprattutto a quelle di Londra (2012), dove è certo di arrivare primo. La questione è: può essere ammesso allo sport normale un atleta che corre su gambe artificiali e che trae apparentemente vantaggio da questi arti posticci? Questione enorme, di cui Pistorius si libera con un sorriso. Se gli si chiede: «Cosa provi a correre con delle gambe finte?», risponde: «E tu cosa provi a correre con delle gambe vere?».

CXXIV - Peter Brueggemann, direttore del Dipartimento di Biomeccanica e Ortopedia di Colonia, sta studiando il caso Pistorio e sembra abbastanza convinto che le protesi siano un vantaggio e che l’atleta non debba essere ammesso alle competizioni normali.

CXXV - È andata a buon fine la raccolta di firme per il referendum sulla legge elettorale, cioè per una consultazione da tenere nel 2008 in cui si chieda agli elettori di tagliare certe parti dell’attuale legge elettorale in modo che: 1) il premio di maggioranza non vada più a una coalizione di partiti, ma a una singola lista, quella che prenderà più voti; 2) la stessa persona non possa candidarsi contemporaneamente in più collegi diventando arbitra di chi entrerà poi effettivamente in Parlamento (sistema delle rinunce); 3) non sia consentito l’ingresso alla Camera ai partiti che non ricevono almeno il 4 per cento dei voti e al Senato ai partiti che non prendono almeno l’8. Domenica 15 le adesioni avevano toccato quota 540 mila, il che rende pressoché certo il raggiungimento della quota di sicurezza di 600 mila (saranno poi addirittura 850 mila). Si dovrebbe votare nel maggio 2008, dopo la verifica della Cassazione e il nulla osta della Corte costituzionale. A meno che i partiti non si mettano d’accordo e non cambino la legge in modo tale da rendere inutile la consultazione. Ma è assai difficile: un’improvvisa apertura di Fassino al sistema tedesco ha subito provocato l’ira dei suoi alleati. Mastella ripete che, pur di evitare il referendum, è pronto a uscire dal governo e costringere il Paese a elezioni anticipate, cosa che farebbe rinviare il voto di un anno.

CXXVI - Il senatore Cesare Salvi ha preparato un nuovo testo di legge sulle convivenze che sostituisce i Dico. L’acronimo prescelto è stavolta “Cus”, che significa "Contratto di Unione Solidale". I conviventi, per regolarizzare la loro posizione, potranno andare dal giudice di pace o dal notaio e stipulare un contratto, procedura che imparenta il Cus al matrimonio islamico. Per ora la Chiesa tace. I cattolici della maggioranza mugugnano, ma le barricate che vennero riservate ai Dico non si sono viste. Del resto, nel giorno in cui consegno questo libro, il disegno di legge non ha fatto neanche un passo in avanti.

CXXVII - Secondo il giudice per l’indagine preliminare Clementina Forleo, D’Alema, Fassino e gli altri politici intercettati al telefono con Consorte «all’evidenza appaiono non passivi ricettori di informazioni pur penalmente rilevanti, né personaggi animati da sana tifoseria per opposte forze in campo, ma consapevoli complici di un disegno criminoso di ampia portata» in «una logica manipolazione e lottizzazione del sistema bancario e finanziario nazionale». Con queste parole chiede al Parlamento di adoperare quelle intercettazioni per sottoporre i sei personaggi in questione (i diessini Fassino, D’Alema, Latorre e i forzisti Grillo, Comincioli e Cicu) a indagine penale. Indignazione generale dei politici e violente accuse alla Forleo di aver oltrepassato le proprie competenze. Su D’Alema, i deputati schiveranno il colpo sostenendo che all’epoca delle intercettazioni era parlamentare europeo: tocca a Strasburgo decidere.

CXXVIII - La commovente vittoria dell’Iraq nella Coppa d’Asia di calcio (1 a 0 all’Arabia Saudita nella finale di Giacarta) e i successivi festeggiamenti per le vie di Bagdad mostrano che, se pure si dovrà dividere l’Iraq per tribù (un pezzo ai curdi, un altro agli sciiti, un terzo ai sunniti, ecc.), bisognerà anche «trovare uno spazio per quel popolo invisibile che si considera con tenacia prima di tutto iracheno» (Guido Rampoldi). Il gol della vittoria è nato da un cross scoccato da un’ala sciita e messo dentro da un turcomanno sunnita proveniente da Kirkuk, zona contesa dai curdi. L’allenatore della Nazionale, il brasiliano Jorvan Vieira, nelle dichiarazioni dopo la partita: «Ho visto i festeggiamenti in televisione, vorremmo tutti essere lì, ma non è possibile». Perché? «Se alcuni dei miei ragazzi tornassero a Bagdad sarebbero uccisi. Tre di loro hanno perso i genitori negli ultimi due mesi. Il nostro fisioterapista è stato ammazzato da una bomba il mese scorso: era una magnifica persona, ha lasciato una moglie e quattro figli piccoli». L’Iraq è arrivato alla finale sconfiggendo ai rigori la Corea. Pochi minuti dopo quella vittoria, profittando della folla che esultava per le strade della città, i terroristi hanno fatto saltare in aria due autobombe - piazzate apposta nei punti strategici - e hanno ammazzato 55 persone.

CXXIX - Alla pagina 8 del Corriere della Sera di lunedì 30 luglio c’è la foto dell’onorevole Cosimo Mele, 50 anni, sposato, tre figli, eletto a Brindisi nel cattolicissimo partito dell’Udc e beccato all’hotel Flora di via Veneto con due prostitute e alla fine di un festino a base di coca. Sul giornale l’onorevole appare come un uomo pelato, sorriso mesto, punte dei piedi all’infuori. Si è autodenunciato: una delle due ragazze - Francesca Zenobi, 29 anni - s’è sentita male, s’è presentata al pronto soccorso del San Giacomo e ha detto di esser stata costretta a prendere delle pasticche. In base a questa dichiarazione - poi ritrattata - i medici hanno chiamato la polizia. Nulla di penalmente rilevante, ma lo scandalo è grosso. I politici sono ormai «la casta», e uno dei membri di questa casta, un oscuro peon che di giorno si dà da fare per le “politiche della famiglia”, di notte spende almeno cinquecento euro per andare a puttane in uno dei più costosi alberghi della Capitale. Dopo qualche ora di incertezza, Mele ha deciso di fare “outing”, cioè ha spontaneamente dettato alle agenzie la frase: «Il politico di via Veneto sono io». Facendosi forte di questa presunta prova di coraggio, ha poi creduto di potersi dimettere dal partito, ma non dalla Camera, luogo che gli garantisce uno stipendio fuori misura e prebende di ogni tipo. Risulta tra i firmatari della legge - presentata dalla stessa Udc - che si proponeva di sottoporre a test anti-droga anche i parlamentari e che la commissione Affari costituzionali - in perfetto «spirito di casta» - ha cassato proprio su questo punto. Interrogato a proposito di questa firma, ha risposto: «Può essere, non mi ricordo». Un’inchiesta de Le iene rivelò - non molto tempo fa - che un parlamentare su tre sniffa.


AGOSTO

CXXX - La procura di Terni sta indagando su don Piero Gelmini, accusato da cinque suoi ex assistiti di molestie sessuali. Si tratta di un prete-star di 82 anni, famoso per aver fondato ad Amelia - in Umbria - la comunità Incontro, dove in quarant’anni sono stati salvati - secondo dati forniti da lui stesso - trecentomila ragazzi. Interrogato dai magistrati in maggio e intervistato dai giornalisti adesso che la storia è uscita fuori, ha detto che i cinque erano stati sorpresi a rubare nella comunità e allontanati: «Non è che una vendetta». Il mondo politico, specialmente nei suoi esponenti di centro-destra, ha avuto un moto di indignazione alla notizia dell’inchiesta, manifestando a don Gelmini una solidarietà totale e accusando i giornali di voler esporre il sacerdote alla solita, non meglio definita, gogna mediatica. In un primo momento Mastella, ministro della Giustizia, ha addirittura manifestato l’intenzione di mandare a Terni gli ispettori. Reso forse troppo sicuro da queste espressioni di solidarietà, don Gelmini se ne è uscito, durante un’altra intervista, in un’accusa ai “circoli ebraico-radical chic”, ispiratori a suo dire della persecuzione. Naturalmente la comunità ebraica, subito insorta, ha costretto il sacerdote a rimangiarsi l’infelice espressione: «Volevo dire massoneria radical-chic». Intanto, il quotidiano La Stampa, primo a dare la notizia dell’inchiesta, raccontava «la storia di don Gelmini prima di don Gelmini»: tra il 69 e il 77, il prete, che girava in jaguar, è stato inquisito per bancarotta fraudolenta, emissione di assegni a vuoto e truffa, ed è finito in carcere per quattro anni nel 1971 (scontati per intero). A quell’epoca era ancora “il fratello di”, cioè il fratello di padre Eligio, confessore di calciatori e amico fraterno di Gianni Rivera, star molto prima di lui. La Chiesa lo ha invitato a farsi da parte, lui ha risposto sgarbatamente.

CXXXI - Inizio dei crolli in Borsa, dovuti ai mutui subprime (giorno 9).

CXXXII - Valentino Rossi possiede otto automobili (due Porsche, una Bmw M5, una Bmw M3, una Mini Cooper, una Mitsubishi, un Mercedes Sprinter e una Fiat), quattro case (una a Tavullia, una a Londra, una a Ibiza, una a Milano), un marchio di moda (Imatra), uno yacht (un Pershing 50 battezzato Titilla e ribattezzato poi col suo numero di gara 46+4: non è intestato a lui, ma è «riconducibile a lui»). Ha inoltre guadagnato - nel solo periodo 2000-2004 - 58 milioni 950.311 euro. Su tutto questo ha pagato poco o niente di tasse col sistema piuttosto recente di dichiararsi residente a Londra, ma non cittadino inglese. In questo modo ha accontentato la regina Elisabetta con qualche milione e ha lasciato a bocca asciutta lo Stato italiano. Il nostro fisco però se n’è accorto e ha cominciato la contestazione, che è anche penale. Il famoso campione rischia fino a tre anni di galera e il versamento - tra sanzioni, imponibile Irpef evaso, Iva e Irap non pagata - di 112 milioni di euro. Ma non è affatto detto che il fisco italiano la spunti: Valentino non ha usato un paradiso fiscale, ma le leggi di uno stato dell’Unione europea. Se il campione ha formalmente adempiuto a tutto quello che è previsto, sarà difficile metterlo all’angolo. Anzi, il caso rischia di sollevare un contenzioso internazionale tra l’Inghilterra e l’Italia, che insistendo metterebbe in mora la legge di un paese con cui esistono convenzioni e accordi. Anche l’altro nostro campione di motociclismo, Loris Capirossi, ha ricevuto da quelli delle tasse una contestazione analoga, per un milione e 300 mila euro. Qui però il contenzioso risale al 1995, anno dal quale il fisco e Capirossi (residente a Montecarlo) disputano intorno a dodici milioni di entrate. Nella lite in corso, le commissioni tributarie hanno finora dato torto a Capirossi.

CXXXIII - Corrado Avaro, che il 15 luglio uccise a Pinerolo una ragazza di 16 anni guidando ubriaco (gli avevano ritirato la patente due volte), è stato scarcerato dal giudice, che l’ha mandato ai domiciliari. Luca Delfino, da Genova, sospettato di aver sgozzato la sua ex Luciana Biggi, è stato lasciato in circolazione e ha così ammazzato a coltellate Maria Antonietta Multari, che intendeva congedarlo.

CXXXIV - L’ultima ragazza ammazzata in casa si chiama Chiara Poggi, 26 anni, da Garlasco in provincia di Pavia, fresca laurea in Economia e commercio, figlia di un operaio e di una dipendente comunale, perfettamente fidanzata con lo studente Alberto Stasi di 24 anni, biondissimo, occhi azzurri, in lacrime per giorni e giorni, e innocente a detta di tutti. La mattina di lunedì 13, intorno alle 11.30, Chiara ha aperto la porta della villetta di famiglia a qualcuno con cui aveva confidenza: non ha avuto pudore a lasciarsi il pigiama addosso. Costui, o costei, l’ha colpita quasi subito con qualcosa di ferro, un martello o un batticarne. Tre colpi, mentre la poveretta fuggiva verso una scala che portava in cantina. L’assassino (o l’assassina) l’ha raggiunta, l’ha spinta a terra e l’ha finita con un quarto colpo, di eccezionale violenza. Vita, per quanto se ne sa, priva di misteri. Genitori in vacanza in Trentino. Fidanzato impossibile da accusare, che gli inquirenti riescono a metter dentro per poche ore, ma che poi devono subito rilasciare. Indagini senza risultato fino al 30 novembre.

CXXXV - Le sorelle Cappa, che a Garlasco andarono in cerca di notorietà realizzando un fotomontaggio in cui le si vedeva ridere felici insieme alla defunta. Immagine finita su tutti i giornali. Vendita successiva di un memoriale a Oggi e, alla fine, arrivo sul posto del famoso fotografo Fabrizio Corona. Talmente esposte che per qualche giorno circolò la voce che ad ammazzare Chiara fossero state loro.

CXXXVI - Alle prime ore di Ferragosto, cioè tra le due e le tre di notte, killer giunti in limousine attendono nel buio che finisca la festa nel ristorante Da Bruno, a pochi passi dalla stazione di Duisburg, in Germania. Quando il gruppo di calabresi esce e s’attarda a chiacchierare nel vicolo, i killer (due in un commando di una decina) aprono il fuoco con i mitra, lasciando sul terreno sei uomini. Si allontanano poi con relativa calma, mentre una passante ferma un’auto della polizia. I morti sono il cuoco e comproprietario del ristorante “Da Bruno”, Sebastiano Strangio, di 39 anni, il più vecchio di tutti; i due fratelli Francesco e Marco Pergola, figli di un poliziotto, di 22 e 20 anni; un ragazzino di 16 anni, Francesco Giorgi; Tommasi Venturi, che compiva quella sera 18 anni ed era stato festeggiato nel locale; Marco Marmo, di 25 anni, forse l’obiettivo vero degli assassini. L’eccidio ha riportato alla ribalta la cosiddetta faida di San Luca, un ammazzamento tra famiglie del reggino che dura dal 1991, cominciato - secondo la leggenda - a causa di un lancio di uova nel Carnevale di quell’anno. Le vere ragioni dell’agguato stanno però nel traffico di cocaina, di cui le famiglie calabresi della ’ndrangheta sono padrone. È la prima volta nella storia della malavita che un regolamento di conti apparentemente tutto italiano, o calabrese, avviene all’estero. La ’ndrangheta non è più questione solo italiana, ma ormai europea o mondiale.

CXXXVII - La malavita organizzata (’ndrangheta + camorra + mafia + sacra corona unita) è la prima industria del Paese con 90,5 miliardi di fatturato. Questo denaro viene regolarmente conteggiato nel Pil, dunque, in astratto, se lo Stato a un certo punto vincesse, usciremmo dai parametri di Maastricht. 90,5 miliardi equivalgono a 6 punti di Pil. L’Eni ne fattura 86, le Generali 65, la Fiat 52, Telecom 38,5.

CXXXVIII - Venerdì 24 s’è scoperto che il boom delle entrate fiscali continua: nei primi otto mesi del 2007 lo Stato ha incassato 7,8 miliardi inattesi, il 21 per cento in più rispetto al 2006. Visco dice che è il risultato della lotta all’evasione, affermazione smentita da qualunque analisi. Dovrebbe trattarsi degli effetti del punto e mezza di crescita. Anzi i dati del fisco - comparati alla crescita stentata del Paese - hanno rilanciato le accuse sugli effetti recessivi della Finanziaria 2006-2007 e lo slogan berlusconiano secondo il quale le tasse vanno abbassate. Montezemolo: non siamo disposti a versare neanche un euro in più al fisco, accusiamo questo governo, accusiamo pure Berlusconi che le tasse non le ha tagliate ecc.

CXXXIX - A proposito di Berlusconi: ha fatto fondare alla sua fan Michela Vittoria Brambilla una nuova formazione politica, detta Partito della Libertà. Se si voterà col sistema attuale, questo guscio vuoto servirà a raggranellare un 3-4 per cento di scontenti moderati che non vogliono appiattirsi su Forza Italia. Se si voterà col sistema previsto dal referendum, sarà la nave su cui imbarcare tutti i candidati della destra, in modo da presentarsi al voto con un solo simbolo e pigliare - se primi - il 54 per cento dei seggi.

CXL - La Brambilla, quarant’anni compiuti il 26 ottobre 2007, già finalista di miss Italia, autrice di libretti sugli animali, giornalista tv per Mediaset, modella per le calze Omsa, presidente dei giovani della Confcommercio fino al 30 novembre 2007, leader nazionale nella vendita del salmone norvegese affumicato, a capo di altre aziende che si occupano della distribuzione di pesce fresco, di cibo per animali, ecc, detta per questo dai suoi nemici “la pescivendola”. Alta uno e settantadue, 55 chili di peso, capelli lunghi rossi, seconda perfetta di seno, gambe meravigliose e sempre accavallate, a suo tempo manichino vivente, «mi cucivano addosso slip e reggipetto», ecc. Un figlio piccolo col dottor Eros Maggioni, insieme al quale ha aperto il Centro medico lombardo di Cernusco Lombardone, poliambulatorio medico chirurgico e odontoiatrico che ha come bacino d’utenza l’intera provincia di Lecco. Venerdì 4 maggio 2007 Il Foglio rivelò «l’intenzione del Cav. di puntare sulla Michela Vittoria Brambilla seriamente, come punta d’attacco di Forza Italia [...] le punte d’attacco finiscono per essere candidate alla guida del governo». Il 17 luglio 2007 il Foglio riferì che, a tavola con certi industriali di un certo capoluogo italiano, Berlusconi chiese a un tratto: «Ma voi, sinceramente, cosa ne direste se indicassi in Michela Vittoria Brambilla il mio successore al Partito delle Libertà che stiamo per realizzare?». Ferrara: «La Brambilla a Palazzo Chigi, un’immagine di una potenza suggestiva spaventosa». Lunedì 11 giugno apparve sul canale 862 di Sky la sigla di una nuova rete tv, detta “La tv della libertà”, «con videografica anticata che vuol sembrare clonata dallo spot del rotolone infinito di carta igienica, un nastro tricolore che si sciorina a tempo di musica e si avvinghia alla statua della libertà in plexiglass» (Gianluca Nicoletti). Poche parole iniziali per spiegare che la nuova testata si occuperà dei problemi della gente e arriva la telefonata di Berlusconi: «Quella che avete creato oggi mi appare come una televisione diversa, speciale, invece di far sapere alla gente quello che si vuole, questa televisione è nata per dire ai cittadini quello che pensano». Alla fine dell’anno, Berlusconi, constatato che la televisione ha già perso in pochi mesi otto milioni e mezzo, disporrà di chiuderla. Nel giorno in cui consegno questo libro, la Brambilla (avversatissima da Dell’Utri e da altri pezzi grossi del partito) risulta già abbastanza dimenticata e forse abbandonata, nonostante la vittoria della sua lista nelle comunali di Courmayeur.

CXLI - «...ultima arrivata “La tv della libertà” di Michela Vittoria Brambilla (canale Sky 862, in chiaro), che ha subito dato il via a un frenetico tambureggiamento contro il governo. Sempre nel bouquet di Sky, al canale 888 si trova “Italiani nel mondo channel”, la tv di Sergio De Gregorio, il senatore transfuga dell’Italia dei valori, dedicata agli emigranti e alla promozione del made in Italy con un taglio polemico verso l’esecutivo. Sul canale 890 c’è “Nessuno Tv”, orientata invece a sinistra: feste dell’Unità, tribune politiche, ecc. Farsi una tv satellitare non costa molto perché Sky si limita a inserire il canale nel proprio bouquet, obbligata da una direttiva Ue secondo la quale tutte le tv in chiaro, cioè gratuite, debbono essere trasmesse dalla piattaforma. Si paga invece la trasmissione del segnale sul satellite francese Eutelsat (quello verso cui sono orientate tutte le parabole italiane): tra i 350 e i 400 mila euro l’anno...» (Piero Degli Antoni, 3 luglio 2007).

CXLII - L’assessore fiorentino Graziano Cioni - già comunista d’un pezzo, oggi diessino - è diventato molto popolare per aver varato una normativa che prevede multa di 206 euro e/o arresto di tre mesi per i lavavetri (tutti romeni) sorpresi a infastidire gli automobilisti con secchio, spugna e paletta. C’è chi dice che non si può fare, perché provvedimenti di questa natura dovrebbero essere decisi - almeno in Italia - dal potere centrale. Ma intanto, la mattina di martedì 28, una decina di macchine dei vigili urbani, aiutati da qualche pattuglia di polizia, si mette all’opera e, dopo il quindicesimo fermo con denuncia, i lavavetri spariscono dalla città. A quanto si sa, non sono più ricomparsi. Mentre infuria la polemica, i sindaci di molte altre città si dicono decisi a far lo stesso e tre sondaggi in rete organizzati - ognuno per proprio conto - da Corriere della Sera, Repubblica e Stampa dànno lo stesso risultato: l’88 per cento dei lettori di quei quotidiani è d’accordo con Cioni. Nonostante questo, le prese di posizione contrarie sono molte: il sottosegretario all’Economia, Paolo Cento (Verdi), si fa fotografare ai semafori con spatola e straccio in mano, Bertinotti, Pecoraro Scanio, Rosy Bindi, il ministro Ferrero («è incostituzionale»), il vicepresidente del Consiglio Rutelli («non mi pare una priorità») spiegano che i lavavetri sono gli ultimi di una catena di sfruttamento che va invece colpita al livello più alto, Il Foglio scrive che battere il racket di strada è difficilissimo e quindi tanto vale lasciar perdere, la Chiesa è perplessa e Alberto Asor Rosa si fa intervistare dal Corriere della Sera per annunciare le sue dimissioni da «intellettuale di sinistra». Lunedì 3 settembre parla poi il sindaco della città, Leonardo Domenici, in vacanza fino a quel momento, e annuncia al Corriere della Sera l’intenzione di colpire anche parcheggiatori abusivi, graffitari, venditori di merci contraffatte, locali notturni che tengono svegli i cittadini con la musica, ubriachi, prostitute ecc. Ha dalla sua il ministro dell’Interno Giuliano Amato. Il centro-destra, a parte la Lega che s’è complimentata, sta piuttosto zitto.


SETTEMBRE

CXLIII - «Penso che una vita per la musica sia una vita spesa bene ed è a questo che mi sono dedicato». Con questa frase, pubblicata sul sito ufficiale accanto a una sua foto, Pavarotti se n’è andato all’altro mondo, mercoledì 5. Combatteva da oltre un anno con un cancro al pancreas, era stato appena dimesso dall’ospedale pochi giorni prima della fine, e sapeva - lo aveva detto agli amici - che stavolta non ce l’avrebbe fatta. È morto a Modena, cioè a casa sua, il luogo dove tornava sempre e dove aveva inventato una manifestazione pop di grande successo, il Pavarotti & Friends. Eco enorme in tutto il mondo: appena le agenzie hanno battuto la notizia, Bush lo ha ricordato a Sidney, dove era in visita ufficiale, chiamandolo semplicemente “Luciano”, Putin ha mandato un telegramma di condoglianze al presidente Napolitano, a Londra - al momento del cambio della guardia davanti a Buckingham Palace - è stato suonato il “Nessun dorma”, l’Opera di Vienna ha messo la bandiera a lutto, Al Jazeera lo ha commemorato alludendo perfino alla sua grande barba nera - che forse, agli occhi di quel mondo, lo rendeva un po’ islamico -, in Cina migliaia di persone hanno intasato con i loro messaggi il sito Tianya, poi la voce del nostro tenore con il suo celebre “Vincerò” è risuonata in tutti i telegiornali a tutte le latitudini - India, Bulgaria, Israele, Corea del Nord e del Sud -, perfino la sera della partita Italia-Francia a San Siro. Negli Stati Uniti, sfilate di personaggi in tutti i programmi tv ricordi di tutti i tipi, centralino del Metropolitan intasato. Lo Spiegel, il grande settimanale tedesco, ha fatto in tempo a titolare: «È ammutolita la voce del secolo...», che è poi un’iperbole, perché il secolo ha avuto Caruso, Beniamino Gigli, Di Stefano (che è vivo) e soprattutto Tito Schipa. Folla enorme nel Duomo di Modena dove è stata allestita la camera ardente. Il tenore è stato sepolto, secondo le sue volontà, con lo smoking di scena, il foulard bianco latte adagiato sul petto, bara d’acero fatta su misura a Brescia, zincata a Treviso, imbottita ad Asti. Funerali in diretta tv.

CXLIV - Da segnalare che la morte del grande cantante ha avuto uno strascico polemico relativo alle sue qualità canore. Agli elogi iperbolici di tutti s’è contrapposto Paolo Isotta, il critico musicale del Corriere della Sera: con un articolo stampato in prima pagina, dopo aver riconosciuto la bellezza della voce e la pulizia della dizione (che nell’opera è una virtù di fondo), Isotta ha scritto che Pavarotti «era un analfabeta musicale, nel senso che non aveva mai appreso a leggere la notazione musicale: le opere doveva imparare a fatica nota per nota con un tapeur paziente [...] Egli era aritmico per natura, non era possibile inculcargli se non in modo vago la nozione della durata delle note e dei rapporti di durata. L’Opera lirica non è il canto del muezzin, è prodotto di accompagnamento orchestrale e richiede voci che s’accordino fra loro...». Non solo Isotta, ma anche altri hanno ricordato che qualche volta, in questi ultimi anni, Pavarotti ha cantato con l’aiuto di un piccolo microfono nascosto. E, del resto, dopo la serata dei tre tenori, alla fine dei Mondiali di calcio del 90 - quella che lo trasformò in una star pop di livello mondiale - la stessa Sutherland gli aveva consigliato di ritirarsi.

CXLV - Ventiquattr’ore prima di Pavarotti, è morto Gigi Sabani, presentatore, soprattutto imitatore, l’unico concorrente nella storia della Corrida (a quell’epoca ancora solo radiofonica) a esser diventato un professionista. Avrebbe compiuto 55 anni il prossimo 5 ottobre. Drammatiche le circostanze della fine. Sabani stava a Roma, in casa della sorella Isabella, nel quartiere Prenestino, e non si sentiva bene: un dolore al petto, impossibile da rimuovere. È stato chiamato, invece del 118, il medico di famiglia, che è arrivato alle otto di sera e ha tranquillizzato tutti sostenendo che non era niente di grave. Così l’infarto in essere ha avuto il suo corso e alle dieci e mezza Sabani è spirato. Una vita sfortunata: all’apice della carriera, nel 1996, il popolare presentatore era stato coinvolto in una Vallettopoli che gli era costata tredici giorni di carcere. Scagionato totalmente, non s’era però più ripreso dal punto di vista professionale.

CXLVI - Sabato 8 Beppe Grillo ha radunato i fan del suo blog in duecento città diverse, e soprattutto a Bologna, dove una folla ha riempito piazza Maggiore. A parte il solito balletto di numeri (30 mila, 50 mila o 200 mila), la ressa era comunque impressionante e impressionanti le adesioni arrivate alla manifestazione, battezzata “V-Day”, sigla che sta per “Vaffanculo Day”, dove i personaggi da mandare in quel posto erano i politici con tutti i loro partiti, senza distinzioni. Grillo si proponeva in concreto di raccogliere le firme per una legge di iniziativa popolare che sancisse: l’ineleggibilità al Parlamento di chi sia stato condannato in via definitiva, il limite di due legislature per chiunque, l’elezione diretta di deputati e senatori. Subisso di critiche dalla politica - a parte Di Pietro e Pecoraro Scanio -, prudenza nei commenti giornalistici, plauso da parte di tutti gli altri. Grillo però, che ha scritto anche un libro sul precariato, ha insultato la legge Biagi, passaggio del suo show bolognese che gli ha reso avversi parecchi simpatizzanti naturali. Sulla Biagi e sul precariato, il giuslavorista Pietro Ichino - difensore tenace della legge - lo ha sfidato a un dibattito pubblico, a cui il comico s’è sottratto. Grillo ha poi invitato i suoi fans a formare liste civiche e a partecipare con quelle alle prossime elezioni comunali. Promette di fare l’esame del sangue a liste e candidati e di rilasciare bollini di garanzia a chi non fosse sotto processo o condannato o iscritto ad altro partito.

CXLVII - Stupore in Italia quando si seppe che Mike Bongiorno, di anni 83, avrebbe condotto miss Italia.

CXLVIII - Mike Bongiorno condusse sul serio Miss Italia (Salsomaggiore, dal 20 al 24), avendo al suo fianco Loretta Goggi, di anni 57, un tempo star tv rinomata per verve e imitazioni, da molto tempo dedita solo al teatro. Costei provocò un’impennata dello share entrando in scena come una furia e prendendosela in diretta con Bongiorno perché era stata chiamata alla ribalta con mezz’ora di ritardo («Sono stata trattata come una valletta, domani entro prima io e ti faccio arrivare mezz’ora dopo...», eccetera). Ridotta a più miti consigli dal marito Gianni Brezza, che la informò sulla penale che le sarebbe toccata se avesse dato seguito alla minaccia di abbandonare.

CXLIX - Sabato 22 il giurato di Miss Italia Guillermo Mariotto, stilista argentino, chiese che si riprendesse in primo piano anche il fondoschiena delle ragazze, detto Lato B. «Al casting vedo le ragazze anche da dietro, se mi manca questa parte non posso giudicare». Poi: «Vogliono assomigliare alle americane e dimagriscono troppo, gli viene il sedere floscio e le smagliature, invece una miss Italia deve avere un bel culo, un bel seno e un bel sorriso, su 50 finaliste, solo dieci hanno un bel sedere».

CL - Veltroni, intervistato da Daria Bignardi per la nuova serie de Le invasioni barbariche, ha detto che la partecipazione di un milione di persone al voto del 14 ottobre «sarebbe un successo straordinario». Alle primarie precedenti, in vista delle politiche del 2006, Prodi fu votato leader del centro-sinistra da quattro milioni di persone. Adesso, per incoraggiare la partecipazione al voto è stato anche abbassato il contributo in denaro chiesto ad ogni partecipante: non più cinque euro, ma uno.


OTTOBRE

CLI - Craig Venter, l’uomo che ha mappato per primo il genoma umano, dice di aver costruito un cromosoma artificiale, primo passo per scrivere nuovi codici genetici e creare una vita sintetica (qualunque cosa voglia dire). Implicazioni enormi, e critiche da parte dei colleghi genetisti perché Venter, invece di illustrare la sua scoperta attraverso una rivista scientifica, l’ha raccontata al quotidiano inglese Guardian. Prudenti le prime dichiarazioni della Chiesa, preoccupata soltanto che qualcuno pensi di farsi Dio.

CLII - Padoa-Schioppa, oltre a dire che le tasse sono bellissime, ha spiegato che i mille euro di aiuti a chi vive in affitto e ha un reddito basso (previsti in finanziaria) sono un modo per incoraggiare all’indipendenza i «bamboccioni» che a trenta e passa anni vivono ancora con mamma e papà. Sulla testa del ministro si rovesciano allora le critiche di tutti, ma i dati dicono che, effettivamente, il 59 per cento degli italiani sotto i 35 anni vive ancora in casa, percentuale molto lontana da quella che si registra in altri paesi. Il ministro dà molte colpe ai genitori. Ma anche i figli c’entrano qualcosa, specialmente se maschi: la percentuale di femmine ultratrentenni che non sono ancora indipendenti è infatti del 18,1%, la metà esatta degli ultratrentenni maschi che insistono a vivere con i genitori (36%).

CLIII - «Gli individui a basso reddito, disoccupati o con un impiego mal retribuito, si trovano ora in grande difficoltà. Mentre i grandi calciatori sono multimilionari, i ragazzi e le ragazze, che magari sono cresciuti ammirandoli e che hanno lavori malpagati e non riescono a trovare di meglio, ora vedono i loro stipendi scendere o rimanere bloccati, in parte per la concorrenza degli immigrati dell’Europa orientale, in parte perché la tecnologia ha eliminato molti dei lavori meno pagati, in parte perché i lavori ben pagati nell’industria manifatturiera sono scomparsi.
«Questa categoria di poveri è difficile da ridurre, e le loro aspirazioni a vivere una vita soddisfacente sul piano materiale, come quella che vedono intorno a sé, li spinge a indebitarsi e ad affogare nei debiti. Li si può aiutare – sono loro, in Gran Bretagna, che hanno beneficiato dell’introduzione di un salario minimo – ma fino a un certo punto. Sono i punti deboli del sistema finanziario: la principale causa di turbolenze nel mercato, uno dei più grandi problemi sociali che ci troviamo di fronte nel mondo industrializzato» (John Lloyd).

CLIV - Domenica 14 ottobre nasce, intorno alle otto di sera, il Partito democratico, risultato della volontà di Ds e Margherita di sciogliersi e fondersi. Non si ha notizia di formazioni politiche venute al mondo - almeno in Europa - con la stessa procedura: tre milioni e quattrocentomila italiani sono andati a votare e hanno eletto un segretario nazionale (Walter Veltroni), tanti segretari regionali e un’Assemblea costituente che dovrà scrivere statuto e regole interne del partito. Veltroni è stato eletto col 75,6% dei voti. Dietro di lui: Rosy Bindi (14,4), Enrico Letta (10,1), Mario Adinolfi e Piergiorgo Gawronski (0,1%). Anche se in campagna elettorale la Bindi aveva parecchio pizzicato Veltroni, subito dopo il voto ha dichiarato: «Se non fossi stata candidata, avrei votato per lui». Franceschini: «Adesso facciamo squadra». Fassino: «Al seggio di Torino dove sono andato a votare, gli altri elettori mi hanno riconosciuto e circondato. Chiedevano una sola cosa: “Smettetela di litigare”». Prodi: «Lavoreremo bene insieme. Siamo nati insieme». A mezzanotte, sul palco di piazza Santi Apostoli a Roma, Veltroni e Prodi si son quasi giurati amore eterno. Veltroni ha detto scherzando alla folla: «Volete che litighiamo? Allora, se è per farvi contenti, lo facciamo subito». E poi: «Otto mesi per le riforme e se Prodi vorrà ridurre i ministri lo sosterremo». Il nuovo segretario, come chiarirà alla prima Assemblea costituente di Milano, pensa a un partito senza tessere, a un partito dei mille club, formato da cittadini-elettori, liberi di entrare e uscire dal partito e di portarvi anche interessi particolarissimi (la lotta alle centrali eoliche, la diffusione degli scacchi nelle scuole, ecc.). Modo semplice anche per liberarsi della vecchia nomenklatura diessina e margheritina. Forte avversione di Parisi e della Bindi, che lo accusano di voler formare un partito personale, privo di democrazia interna, non troppo diverso da Forza Italia. Giuliano Ferrara entusiasta invece del partito “leggero” o “liquido”, a suo dire simile a un partito americano.

CLV - Studiando una quota dei tre milioni e mezzo che hanno eletto Veltroni segretario, Giuseppe De Rita ha scoperto che il Partito democratico è «fortissimo nell’attirare gli elettori del Sud, con punte forse inaspettate per quel che riguarda la Campania (438 mila votanti), la Puglia (247 mila), la Calabria (208 mila) e la Sicilia (183 mila)». È «forte nelle regioni ad antico modello comunista (Toscana, Emilia, Umbria)». Risulta «molto flebile nelle regioni del Nord: dal Piemonte (dove ha votato praticamente un terzo dei votanti campani); al Veneto (dove hanno votato due terzi delle persone che hanno votato in Puglia); alla Liguria (dove gli elettori sono stati un terzo di quelli calabresi); e alla stessa Lombardia dove hanno votato 100 mila elettori in meno che in Campania». Inoltre solo il 19% dei votanti è sotto i 34 anni, mentre la metà di essi ne ha più di 54 (Corriere della Sera, 23 ottobre 2007).

CLVI - Il cameriere Maurizio Pusceddu, cagliaritano, emigrato a Buckeburg (Hannover), padre di una bambina avuta da una ragazza polacca, poi fidanzato con una lituana: convinto di esser tradito da quest’ultima, l’ha segregata per tre settimane, picchiata, violentata, ferita col coltello, ustionata con la sigaretta accesa, ceduta agli amici. Arrestato e processato, ha ottenuto una pena di sei anni, più mite di quella che meritava perché il barone Bürries von Hammerstein - giudice della causa - ha ritenuto un’attenuante l’esser sardo, cioè condizionato in partenza - secondo lui - da una concezione della donna come essere inferiore. Proteste da tutte le parti, dichiarazioni che anzi la Sardegna è una società matriarcale, ecc.

CLVII - La Ferrari e il suo pilota finlandese Kimi Raikkonen hanno vinto la Formula 1, laureandosi campioni del mondo. Vittoria del tutto inaspettata: Lewis Hamilton, giovane debuttante della McLaren, è stato in testa per tutto il campionato e s’è fatto superare proprio all’ultima corsa, il GP del Brasile. Ai più, la vittoria della Ferrari è apparsa come un giusto risarcimento dopo le rivelazioni sullo spionaggio esercitato a suo danno dalla McLaren. Provato, ma molto blandamente sanzionato dagli organizzatori del campionato.

CLVIII - La Cassazione ha definitivamente assolto Berlusconi dall’accusa di corruzione nel processo Sme.

CLIX - Laura Antonelli riceverà dallo Stato un risarcimento di 108 mila euro, motivato della «irragionevole durata» del suo processo. Così la Cassazione, valutando l’«eccedenza» della fase processuale in sei anni. In realtà il calvario dell’attrice è durato nove anni, dal 27 aprile 1991 - quando fu trovata in possesso di 36 grammi di cocaina e accusata di essere una spacciatrice - fino al 2000, quando in appello fu assolta perché riconosciuta semplicemente tossicomane. Come si sa, adesso la Antonelli conduce vita ritiratissima, non vuole vedere nessuno, maledice gli eccessi della sua vita passata e i molti errori commessi.
In Italia una causa civile dura mediamente 2.276 giorni fino alla sentenza di secondo grado. Una causa penale 1.424 giorni fino all’appello, più un altro anno per la Cassazione. Se alla lunghezza del procedimento si aggiungono i tempi dimezzati delle prescrizioni, si arriva alla conclusione che quasi tutta la macchina della giustizia gira inutilmente. L’indulto ha reso superflui i processi con condanne inferiori ai tre anni (che bisogna celebrare lo stesso, ma alla fine dei quali il reo va liberato), le legittime astuzie dei difensori prolungano quasi sempre i tempi in modo che si superi il periodo della prescrizione. I rimedi sarebbero: abolizione di qualche grado di giudizio e soprattutto possibilità di appellarsi solo in presenza di elementi davvero nuovi e non considerati nella prima fase. La prescrizione è stata inventata per non continuare a cercare colpevoli di delitti di cui s’è persa memoria. Quando ci sono i rinvii a giudizio, o addirittura le condanne, non ha più senso. Aiuterebbe anche - e fortemente - una magistratura meno impreparata, meno chiacchierona, meno vogliosa di andare sui giornali, meno politicizzata. Infine: la lentezza del processo conviene grandemente agli avvocati e il nucleo più forte di deputati e senatori è costituito proprio dagli avvocati. Gli avvocati, mentre ci rappresentano in Parlamento, continuano a esercitare.

CLX - Tra il 1980 e oggi sono scomparse almeno cento specie di rane e rospi. Ma forse di più, dato che battendo il territorio si scoprono di continuo specie sconosciute. Si procede analizzando in laboratorio 500 sequenze di Dna e in questo modo nella sola Guiana sono saltate fuori prima 60 specie, poi 129, adesso 460. Gli studiosi dicono di essersi messi in corsa contro il tempo: le specie scompaiono a grande velocità, si tratta di scovarle e inserirle nella classificazione prima che si estinguano.

CLXI - Scesa dal trenino Roma-Viterbo, preso per rientrare dopo aver fatto compere in centro, Giovanna Ruggeri - 47 anni, minuta, religiosa, catechista della chiesa valdese, priva di figli, sposata a un ufficiale di Marina in servizio a La Spezia e in procinto di raggiungerlo non appena l’appartamento fosse stato pronto - s’è avviata verso casa, percorrendo una strada buia che ha sempre messo i brividi a lei e agli altri abitanti dell’elegante quartiere romano di Tor di Quinto. Erano più o meno le sette di sera. Giovanna camminava svelta, e a un tratto, sbucando da un angolo nero, un uomo le è saltato addosso, ha tentato di strapparle la borsetta, le ha dato un pugno e l’ha trascinata nella sua baracca. Qui ha finito di massacrarle la testa, l’ha finalmente derubata e ha forse pensato di violentarla. Vedendola giacere senza sensi, l’uomo ha poi cambiato idea, se l’è caricata in spalla e s’è avviato verso il burrone adoperato dai baraccati come discarica. Ma un’altra baraccata, un’Emilia di poco meno di 50 anni, l’ha visto e s’è messa a gridare: ha fermato l’autobus numero 31 gettandosi quasi sotto le ruote, ha balbettato disperata le cose che aveva visto, e l’autista ha chiamato la polizia. Gli agenti sono arrivati in due minuti, hanno trovato Giovanna in fondo al fosso, col maglione tirato su, i pantaloni abbassati e senza slip, l’hanno fatta portare all’ospedale Sant’Andrea e intanto sono andati a pescare l’energumeno autore dell’aggressione, trovandolo tranquillamente al suo posto e anzi stupito d’esser stato individuato così presto. Intorno a lui cartacce, bottiglie vuote. Portato in galera, è stato identificato per Nicolae Romulus Mailat, 24 anni, zingaro, piccoli precedenti per furto in Romania, in Italia ancora niente da segnalare: era arrivato da pochi mesi, campava con lavoretti di poco conto. Il procuratore aggiunto Italo Ormanni lo ha incriminato subito di omicidio volontario, benché Giovanna fosse ancora viva. Una premonizione: la povera donna spirerà poche ore dopo, con accanto il marito in lacrime, tornato di corsa a Roma.
Il delitto suscita un’eco enorme e ha conseguenze politiche di grande importanza. L’aggressione è avvenuta martedì 30 e proprio quel giorno il governo aveva varato cinque disegni di legge per affrontare l’emergenza malavita, detti “pacchetto sicurezza”. Uno di questi disegni di legge dava ai prefetti la facoltà di espellere cittadini stranieri semplicemente per «motivi imperativi di pubblica sicurezza», cioè senza bisogno che vi fosse un reato. Pressato dall’opinione pubblica e soprattutto dall’attivissimo sindaco di Roma-segretario del Pidì Walter Veltroni (ansioso di allontanare da sé ogni accusa per le condizioni di degrado in cui era maturato il delitto e di porre al più presto tutta la faccenda in carico all’intero Paese e non alla sola città), Prodi trasformava questo disegno di legge in decreto, cioè in una norma immediatamemente valida e da convertire in legge entro 60 giorni. Una mossa ingoiata di malavoglia dagli alleati di sinistra: Piero Sansonetti, direttore del quotidiano di Rifondazione, Liberazione, la bollava con il titolo: «Perché restiamo in questo governo?». L’opposizione, ma anche fior di costituzionalisti vicini al centro-sinistra (per esempio Stefano Rodotà), mettevano in evidenza che trasformare in 24 ore un disegno di legge in decreto per via di un singolo, e sia pur gravissimo, episodio era segno di mano incerta e di cedimento alle emozioni, un cattivo modo di governare. Russo Spena, di Rifondazione, sosteneva che i poteri ai prefetti preparavano addirittura un’epoca di deportazioni.
È poi accaduto che la sera successiva alla morte di Giovanna - mercoledì 31 - una squadra di picchiatori del quartiere periferico di Tor Bella Monaca sia andata - i volti coperti da passamontagna, in pugno mazze e bastoni - a pestare tre romeni colpevoli di star fermi contro un muro nei pressi di un supermercato. I tre sono finiti all’ospedale, il quartiere è parso troppo comprensivo verso gli squadristi, intanto Bucarest ha protestato ufficialmente e i nostri ministri, mentre piangevano Giovanna partecipando alle sue esequie, si son trovati a dover giustamente stigmatizzare ed esecrare. Si aveva a quel punto la percezione di un razzismo incrociato e montante a livello europeo: mentre le televisioni di Bucarest mandavano la diretta dei funerali di Roma e romeni di tutte le classi sociali partecipavano nelle loro città al lutto romano portando fiori e firmando lettere di cordoglio, sui siti i blogger romeni e italiani si prendevano a parolacce, loro chiamando noi «macaronari» e «mafiosi», noi chiamandoli «sporchi assassini» eccetera. Del provvedimento d’emergenza adottato a Roma (e criticato ufficialmente dalle autorità romene) s’occupavano intanto ampiamente i giornali inglesi, francesi, tedeschi dove si discuteva sul che fare con questi stranieri, prevalendo gli argomenti forti contro la pretesa «invasione», vista a questo punto come un pericolo generale.
I romeni sono la nostra comunità straniera più grande: mezzo milione di persone compresi i clandestini secondo le statistiche della Caritas, 270.845 se si sta solo ai regolari e secondo i numeri dell’Istat, in ogni caso il 12 per cento di tutti gli immigrati, i primi - in base ai dati - nella classifica degli omicidi volontari, dei furti con destrezza, delle violenze sessuali, delle rapine in casa, dei furti d’auto.

CLXII - «L’idea di vivere in città sicure al cento per cento è semplicemente inconcepibile» (Cofer Black, agente della Cia).