Fulvio Bufi, Corriere della Sera 29/01/2011, 29 gennaio 2011
2 articoli - RIFIUTI IN MARE, ARRESTATA L’EX VICE DI BERTOLASO — A guardarlo scorrere da un qualunque malandato camion della spazzatura si capisce immediatamente quanto il percolato faccia schifo
2 articoli - RIFIUTI IN MARE, ARRESTATA L’EX VICE DI BERTOLASO — A guardarlo scorrere da un qualunque malandato camion della spazzatura si capisce immediatamente quanto il percolato faccia schifo. È quel liquido dal colore indefinibile che viene prodotto ovunque ci sia un accumulo di rifiuti prolungato nel tempo. Negli autocompattatori utilizzati per la raccolta dell’immondizia. Nelle indecorose montagne puzzolenti sorte a ogni angolo di strada durante le innumerevoli emergenze napoletane. E nelle discariche, ovviamente. Dai camion il percolato gocciola, dai cumuli di sacchetti si allarga in pozzanghere. Nelle discariche, invece, riempie vere e proprie vasche, e poi viene raccolto per essere smaltito in appositi impianti. Ma secondo quanto è emerso da una indagine della Procura di Napoli che ieri ha portato all’arresto di quattordici persone (otto in carcere e sei ai domiciliari per reati che vanno dall’associazione per delinquere al disastro ambientale, al traffico illecito di rifiuti, alla truffa e al falso), tra il 2006 e il 2009 il percolato raccolto nelle discariche della Campania è finito in mare dopo essere passato 14 per impianti di depurazione già inadeguati a svolgere il proprio compito con le normali acque reflue, e completamente inadatti a trattare il liquido prodotto nelle discariche. Questo vorrebbe dire che chiunque abbia fatto i bagni sul litorale che va dalla provincia casertana fino alla costa Sud della Campania, probabilmente si è tuffato nello sporco peggiore che si possa immaginare. È un’altra perla che si aggiunge a tutte quelle già messe in fila da precedenti inchieste giudiziarie come conseguenze dell’emergenza rifiuti in Campania. Il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore, solitamente misurato e restio a commenti che esulino dall’illustrazione delle indagini, stavolta dice che «manca la volontà politica di risolvere il problema della spazzatura, altrimenti in tanti anni lo si sarebbe fatto» . E nella nuova inchiesta i politici ci sono, non tra gli arrestati, ma tra gli indagati. A cominciare dall’ex governatore della Campania Antonio Bassolino, dal suo assessore all’Ambiente Luigi Nocera, e da Gianfranco Nappi, che di Bassolino fu capo della segreteria. L’indagine nasce come stralcio di quella definita «rompiballe» , sull’utilizzo spregiudicato degli impianti di cdr (combustibile da rifiuti), che aveva già portato all’incriminazione di Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione civile. Lei segna la continuità tra l’inchiesta sui cdr e questa sul percolato, perché il suo nome figura tra quelli dei funzionari pubblici raggiunti dal provvedimento restrittivo firmato dal gip Bruno D’Urso. Per la Di Gennaro, come per il prefetto Corrado Catenacci, ex commissario straordinario per l’emergenza, il giudice ha deciso la custodia cautelare agli arresti domiciliari. Stesso provvedimento anche per Gianfranco Mascazzini, ex dirigente del ministero dell’Ambiente. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, poi, gestori degli impianti di depurazione campani, dirigenti della Fibe e anche del commissariato di governo. F. B. «NE ABBIAMO BUTTATI A TONNELLATE. SE ARRIVA UN PM CI FACCIAMO MALE» — C’è una parola che ricorre ripetutamente nelle intercettazioni telefoniche raccolte durante l’indagine condotta dai carabinieri del nucleo ecologico e dalla guardia di finanza. È la parolaccia m... La usano gli indagati quando parlano del percolato. Il 19 dicembre del 2007 Generoso Schiavone, uno degli arrestati, titolare della concessione per il ciclo di depurazione delle acque in Campania, parla al telefono con un collega e si rallegra che durante l’ultima stagione estiva dagli stabilimenti balneari non sono arrivate lamentele nonostante «fino a luglio foce Regi Lagni ha buttato a mare tonnellate di m... al giorno» . Ma lo sa, Schiavone, che la cosa è pericolosa, e prevede come andrà a finire: «Se su questa storia ci mette le mani un pm, ci faremo male tutti. Io al massimo mi farò qualche settimana a Poggioreale, ma qualcuno salta per aria» . La relazione taroccata Di come stanno le cose parla senza mezzi termini un altro degli arrestati, Enrico Foglia, capo dell’impianto di depurazione di Acerra, gestito dalla società Hydrogest. Evidentemente si sta rendendo conto di essere entrato in un giro pericoloso e si sfoga con un parente. Gli parla dei concessionari dei depuratori: «Ma chi credono di prendere in giro? Stanno pieni di fango, di m... Gli impianti hanno problemi e non stanno facendo nulla. Si scarica la m... a mare, non si levano i fanghi. Io mi vergogno» . La figura di Generoso Schiavone risulta centrale nell’inchiesta del pool Reati ambientali della Procura di Napoli. Lui conosce i meccanismi per far arrivare il percolato agli impianti di depurazione violando la legge. Conosce le scappatoie che — crede — gli possano evitare guai. Al telefono con il professor Giovanni Melluso, un altro degli arrestati, docente all’università Federico II e incaricato della sovrintendenza scientifica sugli impianti di depurazione, Schiavone parla tranquillamente di una relazione da inviare al prefetto «per buttare fumo sul percolato» , per nascondere gli imbrogli, insomma. La riunione dall’assessore Imbrogli che portavano la sua firma, perché fu lui a sottoscrivere, sulla base di tre delibere della Regione, il provvedimento che disponeva il conferimento del percolato negli impianti di depurazione. Il gip scrive che lo fece senza né una «istruttoria» , né una adeguata «verifica tecnica» . Ma tutto, secondo la deposizione di Gaetano De Bari (anche lui arrestato), ex amministratore della Hydrogest, cominciò su input politico dell’allora assessore regionale all’Ambiente Luigi Nocera: «Ci disse che vi era un’emergenza per lo smaltimento del percolato e che quindi noi avremmo dovuto ricevere, nei nostri impianti, questo rifiuto liquido. Subito si levò un forte vociare da parte dei vari gestori, ma l’assessore non mi parve sorpreso. Mostrandosi sul punto imperturbabile, ribadì quanto prima aveva detto circa la necessità di smaltire il percolato» . Quindi Schiavone diede il via alle operazioni, con una consapevolezza delle inevitabili e gravissime conseguenze che emerge con estrema chiarezza dalle intercettazioni. Ad Antonio Recano, funzionario del commissariato straordinario per le bonifiche (arrestato) ne parla accusando la Hydrogest e il suo amministratore: «De Bari non vuole fare un c..., perché De Bari non è nessuno, non ha il potere di spendere neanche una lira e noi stiamo rovinando gli impianti, con dei danni patrimoniali e con dei danni all’ambiente che sicuramente configurano il disastro ambientale» . Nella conversazione Schiavone sembra anche sinceramente preoccupato. «Adesso dimmi tu che sei una persona onesta — dice a Recano —. Ma tu te la sentiresti di andare avanti così?» . L’altro pare volerlo tranquillizzare: «Adesso appena mi arrivano le relazioni ufficiali dobbiamo prendere dei provvedimenti» . Ma Schiavone insiste: «Quello è disastro ambientale. Il trenta, quaranta per cento del fango viene buttato a mare. Hanno bypassato intere aree dell’impianto, buttano in atmosfera i gas biologici. Ma che c... dobbiamo fare più di questo? E poi domani ti dicono che tu eri il responsabile... Il responsabile di che?» . Anomalie nelle discariche Questa telefonata, scrive il gip D’Urso nell’ordinanza, «conferma che sin dall’inizio Schiavone e più in generale la parte pubblica, sapessero che gli impianti di depurazione erano inadeguati, eppure hanno consentito comunque i conferimenti di percolato» . Percolato che, secondo quanto è emerso dai rilievi tecnici svolti durante le indagini, veniva prodotto in maniera enorme dalle discariche campane, in alcuni casi anche ben oltre quanto sarebbe stato lecito attendersi da un impianto di sversamento. Lo dice, ascoltato come testimone, il dottor Antonio Pastena, chimico e in passato consulente del Cgs di Avellino, il consorzio di gestione dei servizi che ha in carico anche il depuratore del capoluogo irpino. Pastena riferisce ai pm di quando il Cgs ricevette il percolato dalle discariche di Villaricca e di Montesarchio: «I valori di Cod (il carico organico, ndr) si attestavano tra il 120.000 e il 140.000, in un range sconosciuto in letteratura per il percolato prodotto da discariche che recapitano rifiuti solidi urbani o rifiuti prodotti dal loro trattamento» . Fulvio Bufi