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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

LA «SINDROME DA CORNETTA» DA CRAXI AL FALSO PERTINI

La «sindrome da cornetta» (intervenire in diretta in un programma tv con una telefonata a sorpresa di tono intimidatorio) sta contagiando molti. Ma dopo la figuraccia del direttore generale della Rai, Mauro Masi, impallinato l’altra sera da Michele Santoro, si comincia a ragionare su questa nuova strategia comunicativa. È efficace? O è un indiretto aiuto al programma? È segno di forza o di debolezza? Quali insidie nasconde il telefono, la tua voce? Si fa risalire a L’altra domenica (marzo 1976) l’inizio di una consuetudine che ha poi finito col dilagare: l’intervento del pubblico in trasmissione attraverso il telefono. Nel programma di Renzo Arbore bastava comporre un numero «che appare in sovrimpressione» e avere un po’ di fortuna per prendere la linea: «Indovina, indovinello, dove sta la caramello?» . Qualcuno, protetto dall’anonimato e dall’invisibilità, pronunciò anche la prima parolaccia («vaffa…» ), ma Arbore seppe rintuzzare con sangue freddo: «Da che fogna chiami?» . L’uso del telefono è stato definitivamente inflazionato da trasmissioni come Pronto, Raffaella? (1983): la telefonata ha cominciato così a «sganciarsi» dalla sua finalità (rispondere a un quiz in diretta) per diventare un pretesto per parlare con il conduttore, per salutare gli amici, per dire «esisto» . Da allora, il telefono ha iniziato a svolgere più funzioni: a) di carattere sociale: è il cordone ombelicale che trasforma gli ascoltatori in una sorta di comunità virtuale, fornendo loro la sensazione di essere in stretto rapporto con i conduttori: «Posso darti del tu?» ; b) di carattere mediatico: il telefono è l’interattività dei poveri, nel senso che è stata l’unica forma di feed back televisivo («le linee del centralino sono intasate» ) prima della convergenza e del suffragio telefonico (il famigerato televoto); c) di carattere linguistico: sull’esempio radiofonico di trasmissioni come Chiamate Roma 3131, i programmi tv prevedono l’intervento telefonico per «allargare il dibattito» fino a istituzionalizzarne l’uso come momento fondante della serata — Chi l’ha visto? Telefono giallo, Mi manda Lubrano— e marca stilistica della tv-verità. Dopo anni che il telefono aveva fornito a molti spettatori un’illusione di partecipazione, Silvio Berlusconi gli ha fatto fare un passo indietro, trasformandolo in un bastone di comando, al pari del videomessaggio. In passato, la telefonata in diretta era da considerarsi un evento del tutto eccezionale. E infatti i primi interventi dei politici si registrano con Portobello (1977), fornito di centralino telefonico. Celebre il «pronto!» di Bettino Craxi: mentre un’anziana signora si sta lamentando della sua condizione, squilla il telefono. Con aria ammiccante Enzo Tortora chiede silenzio in studio: «Sono l’onorevole Bettino Craxi, il segretario del Partito socialista...» . Quella sera nasce la modalità televisiva del «problem solving» (molto sfruttata poi da Maurizio Costanzo) che permette al conduttore, tramite una telefonata, di farsi garante del rapporto immediato tra Stato e cittadino. Per non parlare della telefonata di Sandro Pertini annunciata ad Arbore da una sconvolta Simona Marchini: «Signor Arbore… Dio mio, venga un po’ qua… senta chi c’è…» . Era il presidente della Repubblica che faceva i complimenti a Quelli della notte. Peccato che poco dopo si scoprì essere un meraviglioso falso confezionato da Paolo Guzzanti. Ma la telefonata più celebre della storia della tv italiana rimane quella di Papa Wojtyla a Bruno Vespa (ottobre 1998): «Vorrei ringraziarla per tutto quello che avete detto per celebrare questi anni di pontificato» . E Vespa, mormorando «santità, grazie» si commuove. Poi, rivolto a Letizia Moratti: «Anche i giornalisti hanno un’anima. È stata una vera sorpresa» . Lontani quei tempi! Ormai non c’è talk cui Silvio Berlusconi non abbia telefonato: per contestare, per insultare, per gigioneggiare, per correggere, per contraddire, per indignarsi. Hanno senso tutte queste telefonate? Nell’immediato forse sì, danno l’idea di un premier che tiene tutto sotto controllo. Alla lunga, però rischiano di ritorcerglisi contro: tratteggiano un uomo solo e risentito, ricordano Massimo Lopez, in un vecchio spot di Telecom. Come ultimo desiderio, telefonava nel chiuso del fortino della Legione straniera e il claim diceva: «Una telefonata allunga la vita» .
Aldo Grasso