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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

LO SLAM DELLA PENNETTA CON L´AMICA GISELA È LA REGINA DEL DOPPIO - E´

probabilmente impresa superiore al dubbio talento dello Scriba conciliare la gioia per il successo dell´amata Pennetta che vince un titolo Slam, e la noia sofferta per più di due ore nell´assistere ad uno spettacolo quale la finale del doppio femminile. Una vicenda che, per la prima volta, ha spopolato la Rod Laver Arena degli spettatori che avevano, quest´anno, superato ogni record di affluenza, raggiungendo, tra sessione pomeridiana e quella serale un record di settantasettemila presenze.
La deliziosa Flavia, accoppiata alla non meno attraente argentina Gisela Dulko, aveva già incantato vincendo Master W.T.A (Women Tennis Association) e classifica finale dello scorso anno. Ma, con l´eccezione di Mara Santangelo a Roland Garros 2007 e Raffaella Reggi agli U.S. Open 1986, nessuna italiana era stata capace di imporsi in un torneo del Grand Slam. Anche oggi, in ritardo di un set e 1-4, palla per lo 1-5, con una Dulko scorata, Flavia ha trovato coraggio e solidarietà per non mollare e insieme motivare la partner alla riscossa.
Sia dunque lode alla nostra eroina, e siano vanificate tutte le proposte di abolizione dei doppi, ormai ridotti a connettivo tennistico, e soprattutto televisivo, per non isolare le gare che davvero contano, i singolari. In fondo, mentre tra gli uomini nessuno dei Primi Dieci si dedica più al doppio, ben cinque socie dell´élite, tra cui proprio l´Azarenka oggi vittima di Flavia e Gisela, insistono a cimentarsi in questa specialità, per qualche verso degradata, seppure non quanto l´omologa maschile. Il grande pubblico sarebbe ritornato, la sera, per un match che gli esperti bookmaker ritenevano scontato, offrendo la star Murray a 1,20, e la comparsa Ferrer addirittura a 4 e ½. Accadeva invece che, esaltato dalle luci dell´insolita ribalta, la comparsa giungesse a credersi improvvisamente un protagonista, che il copione della star non prevedeva. Ad un set sotto e set point avverso nel secondo, il presunto grande attore ha corso il rischio di uscir di scena, ma alla ammirevole comparsa è mancato un filo di immaginazione, di fiducia, di creatività, soprattutto nelle scene madri chiamate tie-break. Ed ha così finito per rientrare nel suo abituale personaggio, uno che in fondo aveva sperato nella finale senza davvero crederci. Murray contro Djokovic, dunque, un match che rivedremo spesso nel futuro, età di Federer e ginocchia di Nadal permettendo.