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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

ILDA PROMOSSA SE FA CONDANNARE IL CAVALIERE"

"Un quarto d´ora" con la Boccassini formato fascicolo. Ha dato giusto una sbirciatina però poi ha richiuso, il tempo minimo di approfondire una questione di diritto. Così ha spiegato.
Matteo Brigandì, è un leghista di Messina, parecchio sotto Gemonio. La sua fede è però doppia. Trasferitosi in Piemonte, ha fatto l´avvocato, è stato deputato e ora consigliere del Csm.
Brigandì non trafuga e non briga. Ha un pizzetto garibaldino, identico piglio guerresco e un´unica devozione.
«Un solo capo, Bossi Umberto»
Un solo nemico: Boccassini Ilda.
«A lei non dico una parola. Tanto vi devo querelare. Sulla Boccassini nessun pregiudizio comunque. Se riesce a mandare a processo Berlusconi e a vincerlo giuro che voto per la sua promozione».
Ruvido, ma sincero.
«A me non è che interessasse stare al Csm».
Ama essere nel vivo dello scontro.
«Ancora giovane e ancora in forze. Dopo questo mandato è difficile rientrare in politica. Però così ha voluto Lui».
E´ comunque una bella posizione di potere.
«Si lavora il doppio che in Parlamento».
Ma si giudica. Ed è assai più gradevole giudicare che essere giudicato.
«La sua è una considerazione del cavolo».
In effetti è piuttosto banale.
«E io perdo tempo così. Comunque se cade la linea è perché sono in treno e da una cella si passa all´altra».
Intanto che cambiamo cella banalmente riflettevo: lei si trova ora a giudicare i giudici dai quali però è stato anche giudicato. Condanna per diffamazione, confermata in appello.
«Aspettiamo che il cadavere sia freddo. Ci sarà una sentenza definitiva, e allora tiriamo le somme».
Molto corretto.
«I giudici sono novemila in tutto. Cinque-seimila fanno il proprio lavoro senza alcun interesse alla carriera. Entrano ed escono dall´ufficio, producono il tot e poi a casa».
I primi seimila assolti.
«Togliamo duecento ai restanti».
Quindi focalizziamoci su 3800 giudici.
«Hanno la carriera in testa, quello è l´obiettivo».
Restano però duecento magistrati a piede libero. Che son tanti.
«La responsabilità della mala giustizia è della politica. Mancano le riforme e mancano le nuove regole».
Si indaga persino il bunga bunga. Una barbarie.
«Che paga di tasca sua, diciamolo».