Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2011  gennaio 29 Sabato calendario

GIORNALI SU INTERNET, ARRIVA ONGO


L’analisi del Washington post sull’apertura della sessione parlamentare in Afghanistan, l’analisi di Associated press sul discorso sullo stato dell’Unione del presidente Obama e altri articoli dal Guardian, Usa today, New York times, il sito Slate o dal Financial times, il tutto a portata di un solo clic dentro l’edicola virtuale di Ongo.

Senza dover comprare e sfogliare una moltitudine di pagine piene d’inchiostro. Costo dell’abbonamento mensile a Ongo: 6,99 dollari, ossia 5,10 euro. Per circa un dollaro, invece, circa 70 centesimi di euro, è possibile aggiungere altre testate e comporre così un portafoglio, o mazzetta di quotidiani in gergo giornalistico, a proprio piacimento.

Ongo è già online e rappresenta il primo esperimento di giornali concorrenti americani e britannici per unire le forze e trarre ricavi da internet. Ma non solo, visto che il chiosco telematico è disponibile anche su smartphone e tablet. Washington post, Usa today e New York times vi hanno investito già 12 milioni di dollari, pari a circa 8,7 milioni di euro. Adesso la sfida è promuoverlo tra gli internauti e, soprattutto, convincerli a pagare anche per alcuni di quei contenuti che possono trovare gratis su altri portali. Un esempio? Il sito free del Washington post.

La piattaforma di news punterà in particolare, secondo Alex Kazim, patron di Ongo ed ex manager di Apple e eBay, su quel 12% d’internauti americani che consultano più di sei siti d’informazione al giorno.

Secondo indagini dell’istituto di ricerca Pew center, il 65% dei navigatori online sarebbe anche disposto a pagare pur di aver contenuti informativi di qualità. Del resto, la strada per il successo in rete s’interrompe, per le case editrici, proprio allo snodo dei modelli di pagamento. Ne sa qualcosa il Times di Londra che ha registrato un vero e proprio fuggi-fuggi dei suoi lettori in rete, i dati esatti non sono mai stati resi noti, dopo che la testata ha introdotto l’ingresso a pagamento.

Adesso tocca al New York times che ha annunciato circa un anno fa il lancio della sua formula a pagamento e, il mese prossimo, dovrebbe finalmente inaugurarla. In un’ottica «freemium», parte degli articoli saranno disponibili gratuitamente, parte a pagamento. Solo il 15% dei lettori del Nyt però, secondo statistiche interne, sono grandi consumatori di news e il timore è subire un tracollo di contatti. Gli altri lettori arrivano, invece, agli articoli del Nyt tramite altri siti di cui Google è solo un esempio. E infatti con il motore di ricerca sono stati già aperti tavoli per stringere partnership commerciali e impedire uno sfruttamento abusivo dei contenuti del giornale.

Tra le soluzioni in tolda di lancio per attirare più pubblico c’è una buca delle lettere virtuale che s’ispira ad Al Jazeera. La tv del Qatar ha battezzato la sua Transparency unit, indirizzo cui il suo pubblico può inviare documenti riservati ma d’interesse generale, imitando un po’ Julian Assange e Wikileaks. Dalla sua, comunque, il New York times ha pur sempre un milione di lettori totali che lo rendono il quotidiano più letto di tutti gli Stati Uniti.