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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

«Se vincono gli integralisti diventerà un altro Iran» - Magdi Cristiano Allam è nato 58 anni fa nel quartiere popolare Bab el Shaarya de Il Cairo

«Se vincono gli integralisti diventerà un altro Iran» - Magdi Cristiano Allam è nato 58 anni fa nel quartiere popolare Bab el Shaarya de Il Cairo. Europarlamentare fon­datore del movimento «Io amo l’Italia», spiega a «Il Gior­nale » luci e ombre della san­guinosa rivolta di queste ore. Cosa sta accadendo in Egit­to dove ha vissuto per 20 an­ni? «La necessità dei ceti meno abbienti di garantirsi la so­pravvivenza economica e la frustrazione dei giovani più ac­culturati, che chiedono liber­tà e democrazia, si sono me­scolate esplodendo. Le borse, il commercio, l’economia so­no state globalizzate, ma non i diritti della persona, la demo­crazia, le libertà. Da una parte la globalizzazione ha accre­sciuto le difficoltà dei ceti me­no abbienti nel fronteggiare la crisi economica. Dall’altra ha accentuato la frustrazione dei giovani alfabetizzati, istruiti, laureati, che guardano la tv sa­tellitare, navigano su internet, usano Facebook e si rendono conto di essere cittadini del mondo. Al tempo stesso, pe­rò, non possono partecipare, nel loro Paese, alla libertà e al­la democrazia». E noi c’entriamo qualco­sa? «L’Europa ha le sue respon­sabilità. I dittatori di questi Pa­esi li abbiamo aiutati e soste­nuti noi. Per decenni in nazio­ni come l’Egitto è stata eserci­tata una democrazia solo for­male basata sul rituale delle elezioni, ma senza rispettare veramente i principi democra­tici ». Hosni Mubarak, che guida il Paese da tre decenni, ca­drà? «Parliamo di una persona che ha quasi 85 anni ed è mala­to. Mubarak viene sostenuto dall’esercito, la vera forza che regge il Paese. Oggi la doman­da da porsi è: chi sarà il candi­dato che le forze armate sce­glieranno per sostituire Muba­rak? ». É cominciato a scorrere del sangue. Quale ruolo gio­cheranno le forze armate? «L’esercito in Egitto è fonda­mentale, garante dell’unità del paese. I militari sono una classe privilegiata, l’unica for­za che può tenere insieme la nazione più popolosa dell’ area e con il maggior peso poli­tico della regione, nulla di comparabile con la Tunisia. Se gli estremisti islamici doves­sero assumere il potere in Egit­to l’effetto sarebbe ancora più devastante di quello che ci fu nel 1979 con l’ascesa di Kho­meini in Iran. Lui rappresenta­va la minoranza sciita, ma i Fratelli musulmani in Egitto sono invece la maggiorana sunnita diffusa in tutti i paesi islamici». Chi potrebbe prendere il potere? «La situazione è ancora con­fusa. Si parlava di Gamal, il fi­glio di Mubarak, ma non gode della fiducia dell’esercito. E poi è un civile. Bisogna capire quale sarà il ruolo di Moham­med El Baradei, che è stato a lungo presidente dell’Agenzia atomica e ha mantenuto rap­porti internazionali importan­ti. Bisogna capire se non si stia prestando a diventare la fac­cia accettabile dei Fratelli mu­sulmani ». I Fratelli musulmani sono scesi in piazza, ma anche i cri­stiani copti hanno deciso di unirsi alle proteste. É una ri­volta islamica o di tutti? «Al momento non ha forti connotati religiosi, almeno in apparenza, ma gli islamici so­no molto forti. Controllano le moschee e diverse associazio­ni di categoria come quella de­gli avvocati, degli insegnanti dei medici. Hanno un radica­mento soprattutto fra i ceti me­no abbienti. Al di là del fatto che oggi non siedono in parla­mento, il rischio che l’Egitto possa venir pesantemente condizionato dagli integrali­sti islamici è elevato. Loro so­no molto abili ad appiccare l’incendio e poi a proporsi co­me pompieri per spegnerlo. In cambio chiedono la com­partecipazione nella gestione del potere, fino a quando non lo monopolizzano del tutto». Esiste un pericolo Al Qai­da, tenendo conto che il suo numero due, Ayman al Zawahiri, è egiziano? «No, lo escluderei. Qualcu­no legato ad al Qaida potreb­be cercare di aizzare ulterior­mente gli animi, ma non riusci­rà mai a prevalere. Chi vincerà saranno i Fratelli musulmani, per certi aspetti ben più insi­diosi ». Nei prossimi giorni dobbia­mo prepararci ad un’escala­tion? «É stato imposto il coprifuo­co, ma il regime non è in grado di dare risposte soddisfacenti alle necessità economiche ed alla richiesta di democrazia da parte del popolo». L’effetto domino si espan­derà? «L’effetto domino c’è già. Ab­biamo visto l’Algeria, la Tuni­sia, l’Egitto, il Libano. E pure nello Yemen, il paese più pove­ro fra quelli citati, gli animi si stanno scaldando».