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 2011  gennaio 29 Sabato calendario

Salviamo i bambini obesi - Anziché «allarmante» la situazione la si può definire «preoccupante», così non ci si sente sotto assedio

Salviamo i bambini obesi - Anziché «allarmante» la situazione la si può definire «preoccupante», così non ci si sente sotto assedio. Resta il fatto che per i bambini la conseguenza di scorpacciate di patatine e di ore passate davanti alla tv, è disastrosa. Basta osservare ciò che accade Oltreoceano: l’obesità ha ridotto le aspettative di vita degli americani. E l’Italia rischia di seguire a ruota. Secondo il nostro ministero della Salute più di un milione di bimbi tra i 6 e gli 11 anni è sovrappeso, cioè oltre uno su tre accumula più grassi di quanto dovrebbe. Tradotto: ha il 75% di probabilità di diventare un adulto obeso. Ma visto che molto si può fare per evitare una situazione «preoccupante» la Sip, società italiana di pediatria, ha deciso di puntare su un decalogo: regole che i genitori di bambini tra gli zero e i 5 anni dovrebbero seguire per non trasformare gli italiani di domani in un popolo di obesi. Dice Alberto Ugazio, presidente della Sip che per diffondere i 10 consigli, ha siglato un protocollo d’intesa col ministero: «Il peso, come altri aspetti del carattere, è espressione del patrimonio genetico che è fortemente condizionato dall’ambiente fin dai primi giorni di vita». Come dire: certo,se a parità di cibo la ciccia accumulata non è uguale per tutti la spiegazione è nel Dna, ma la predisposizione è contenibile se mamma e papà fanno meno errori quando ancora i figli stanno in culla. Perciò prima regola: fino ai 6 mesi meglio nutrire con l’allattamento al seno: «Il latte materno - dice Antonio Marra della società di Neonatologia - è stupefacente: cresce bimbi che all’inizio prendono molto peso, sono paffutelli, belli in carne, e poi mano a mano perdono il grasso immagazzinato». Seconda regola: lo svezzamento. Poche settimane fa ha fatto discutere il risultato di una ricerca inglese che, per non esporre i figli al rischio di allergie, sosteneva l’importanza di nutrirli prestissimo con cibi solidi. La maggior parte degli esperti italiani resta convinto che lo svezzamento debba avvenire non prima dei sei mesi, ma mettendolo in pratica con un’accortezza: limitare le dosi. «Ancora oggi - continua Ugazio che è anche direttore del dipartimento di medicina pediatrica del “Bambino Gesù” di Roma - molte mamme hanno la stravagante abitudine di tirar su i bimbi con un approccio da post-guerra: più i figli straripano di ciccia e più stanno bene». Per nutrire senza ingrassare meglio limitare l’apporto di proteine - sì ai legumi al posto della carne già a sei mesi -, eliminare le bevande zuccherate, e sospendere il biberon entro i due anni: «Perché l’alimentazione - dice - è anche una crescita relazionale: il biberon ha senso finché non ci sono i denti, spuntati quelli il senso non c’è più. I bimbi finiscono per sentirsi più piccoli dell’età che hanno, incapaci di farcela da soli, di muoversi». Infatti: muoversi. Il decalogo, sulla sedentarietà, non nasconde nulla. «All’asilo e a scuola - dice Ugazio - non ci vanno più a piedi, ma accompagnati in macchina. I loro passatempi sono tv e playstation e al salto con la corda preferiscono le motorette elettriche. Un disastro». *** Dieci regole in una: prima di educare i figli bisogna addestrare i genitori». Lucia Rizzi, la tata per antonomasia, conduce su Sky una trasmissione di successo e, su come allevare i figli, ha scritto quattro libri. L’ultimo, edito da Rizzoli, s’intitola: «Fate i bravi 10 - 15 anni». Addestrare gli adulti? «Sì, le mamme in particolare: allevano i bambini dando loro certe abitudini e poi si stupiscono quando i figli le pretendono». Un esempio? «Ricordo la telefonata di una signora agitatissima: "tata Lucia, non so più che fare, mio figlio ha tre anni, non beve acqua vuole solo tè zuccherato". Ma benedetta donna, risposi io, ma chi gliel’ha mai dato quel tè a suo figlio, mica se lo sarà preso da solo!». Il discorso è chiaro: servono regole fin da principio. Ma come si convincono i bambini a seguirle? «Con più fatti e meno parole. Un altro esempio: alla festicciola di compleanno il bimbo ha mangiato caramelle e pretende di averle anche a casa? Semplice a casa le caramelle non ci sono e quindi non si mangiano». Ma i bimbi piangono, strillano, pretendono... «Perciò bisogna educare gli adulti: oggi sembrano terrorizzati dai capricci. Cercano di sedarli donando ai figli tutto ciò che vogliono, compreso cioccolato, patatine, merendine. E senza rendersene conto danneggiano la loro salute». Ma ci sono piccole pesti che se non ottengono ciò che vogliono, la torta anzichè il minestrone, incrociano le braccia davanti al piatto e minacciano il digiuno. Come ci si comporta in questo caso? «Il pediatra delle mie due figlie, circa quarant’anni fa, mi diceva: "Se la bimba non mangia o mangiò o mangerà". Quando lo sviluppo è equilibrato, i bimbi possono intestardirsi quanto vogliono: prima o poi si adegueranno alla decisione della mamma che ha un solo compito». Quale? «Essere felice, serena quando serve in tavola. Non deve portare il piatto pregando il piccolo di mangiare. I bimbi si accorgono della minima espressione di supplica: così tengono in pugno i genitori». Ma l’alimentazione è davvero determinante anche in età tanto tenere? «È fondamentale: già a un anno i bambini devono cimentarsi e provare a nutrirsi da soli. Ma le mamme devono offrire piccole, piccolissime porzioni, altrimenti si perde il valore educativo dell’alimentazione» Quale: il cibo è prezioso? «Anche. Ma soprattutto finire ciò che c’è nel piatto dà al bambino l’emozione positiva di sapersela cavare da solo. È una conquista che aumenta la sua autostima. Certo, se la mamma pretende che mangi dosi da cavallo, lui al piatto nemmeno si avvicinerà».