PAOLA ITALIANO, La Stampa 29/1/2011, pagina 23, 29 gennaio 2011
“Questa è la casa per tutti” - Un gruppo di filippini prova danze popolari in una sala, in quella accanto stanno facendo le prove quelli dei balli di strada
“Questa è la casa per tutti” - Un gruppo di filippini prova danze popolari in una sala, in quella accanto stanno facendo le prove quelli dei balli di strada. I due gruppi non si conoscono, ma si incontrano e finisce con tutti che ballano insieme. Succede alla Casa del Quartiere di San Salvario, a Torino, dove cinquanta associazioni italiane e straniere, laiche e religiose, lavorano fianco a fianco e portano avanti progetti di integrazione. Emblema di una riqualificazione che fa già scuola nell’area accanto alla stazione di Porta Nuova, interessata fin dagli Anni 90 dai problemi legati a un’immigrazione massiccia. Inaugurata a settembre, la Casa ospita decine di gruppi di immigrati: la comunità filippina si ritrova nei fine settimana, gli ivoriani organizzano convegni, i maghrebini tengono corsi di arabo per i figli nati in Italia, si incontrano qui anche i rifugiati somali. Gli spazi sono studiati per favorire la socializzazione: sale polifunzionali, salone per convegni e laboratorio multimediale si sviluppano attorno a un cortile su cui si affaccia una caffetteria. Anche questa all’insegna della multietnicità, con menu tematici internazionali. A studiare quello che è ormai noto come il «modello San Salvario», una riqualificazione partecipata che coniuga l’impegno degli amministratori con progetti elaborati da associazioni e residenti - che solo una decina d’anni fa facevano fiaccolate in strada per protestare contro il degrado - arrivano alla Casa del Quartiere studiosi da tutto il mondo, dal Sudamerica alla Svizzera. Un modello anche di sostenibilità economica. La Casa è allestita in un edificio liberty che ospitava i bagni pubblici, ormai in condizioni di abbandono, che il Comune di Torino ha dato in concessione all’ Agenzia di Sviluppo locale di San Salvario: un ente privato che ha come soci comitati, parrocchie e associazioni del quartiere, che ha trovato il cospicuo finanziamento di fondazioni private per la ristrutturazione e copre la metà del bilancio con gli affitti e gli introiti della caffetteria.