LUCA CASTELLI, La Stampa 29/1/2011, pagina 4, 29 gennaio 2011
“Togliete la spina al Web” Così si oscura un Paese - A mezzanotte di venerdì, l’Egitto è uscito da Internet
“Togliete la spina al Web” Così si oscura un Paese - A mezzanotte di venerdì, l’Egitto è uscito da Internet. Da un minuto all’altro, in un gigantesco blackout informatico, tutte le connessioni che tenevano collegato il Paese al Web sono state staccate. Le autorità hanno ordinato ai quattro principali provider di disattivare le proprie reti, compresa la connettività tramite telefonini, e di bloccare qualsiasi contatto con l’esterno. «Abbiamo registrato la chiusura praticamente simultanea delle 3.500 “porte” che abitualmente mantengono in contatto l’Egitto con la rete Internet», spiega James Cowie della Renesys, società americana specializzata nel monitoraggio delle attività sul Web. Risultato: non solo gli egiziani si sono trovati senza Internet, ma tutti i siti locali sono diventati inaccessibili dall’esterno. Irraggiungibili il sito ufficiale del governo, quello del museo di antichità del Cairo, quello della federazione calcistica nazionale. Introvabile il quotidiano Al-Ahram. Un Paese intero scomparso dalle mappe della comunicazione globale. «Imprese, banche, scuole, ambasciate, uffici governativi. Tutti i siti che per la propria connettività facevano riferimento ai quattro principali provider egiziani si sono ritrovati tagliati fuori dal resto del mondo», spiega Cowie. «Link Egypt, Vodafone/Raya, Telecom Egypt, Etisalat Misr, i loro clienti e partner: tutti fuori servizio». L’intervento era nell’aria. Da qualche giorno rimbalzavano voci di un rallentamento di Twitter, Facebook e degli altri social network sui quali gli oppositori di Mubarak stavano organizzando la protesta. Tra i quattro maggiori provider, Vodafone è stato il primo ad ammettere di aver ricevuto l’ordine di sospendere il suo servizio in determinate aree del Paese. «Secondo la legge egiziana - ha spiegato l’azienda in un comunicato - le autorità hanno il diritto di emettere un simile ordine e noi abbiamo l’obbligo di seguirlo». L’Egitto non è il primo Paese che per far fronte a tensioni sociali interviene in modo repressivo su Internet. Ma è finora l’unico ad aver completamente «staccato» il servizio. Nel recente passato si sono avuti altri pesanti interventi. In Iran, in occasione della “rivoluzione verde” del 2009, la Rete fu rallentata e molti siti bloccati, anche se grazie a Twitter il racconto di quanto stava avvenendo nei giorni seguenti le elezioni presidenziali raggiunse il mondo. In Cina esiste un nomignolo («Great firewall») per indicare la grande muraglia virtuale che filtra il traffico Internet locale, impedendo l’accesso a numerosi siti e servizi stranieri. Su questioni di censura, il governo di Pechino è più volte venuto ai ferri corti con realtà internazionali operanti in Cina, da Bbc World a Google. L’occasione più eclatante in occasione delle Olimpiadi di Pechino e più di recente con l’assegnazione del Nobel al dissidente Liu Xiaobo. L’anno scorso «Reporters senza frontiere» ha stilato una lista dei 12 Paesi «nemici» di Internet, che comprende Arabia Saudita, Burma, Cina, Corea del Nord, Cuba, Egitto, Iran, Siria, Tunisia, Turkmenistan, Uzbekistan e Vietnam. «Ma rispetto al modesto intervento che ha avuto luogo in Tunisia, dove l’accesso è stato limitato solo in modo parziale, e in Iran, dove le autorità hanno di fatto rallentato le connessioni, questa volta, in Egitto, stiamo assistendo a qualcosa di completamente differente», afferma Cowie. «È la prima volta che accade un blocco di questo tipo», conferma Raoul Chiesa dell’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (Enisa) e del comitato direttivo dell’Associazione italiana per la sicurezza informatica (Clusit). È possibile che qualcosa del genere accada anche in Italia? «Tecnicamente sì», risponde Enzo Quintarelli, esperto di networking e fondatore nel 1994 del primo Internet provider italiano per il mercato business (I.Net). «Nel senso che i cavi che collegano l’Italia all’estero sono un numero limitato, qualche decina di collegamenti in fibra ottica: basterebbe andare da chi li gestisce e dirgli di spegnere tutto. In pratica, però, potrebbe forse succedere solo in presenza di eventi sociali come quelli di cui siamo testimoni oggi in Egitto, il che mi sembra decisamente poco probabile”. Comunque, per evitare il blackout da Internet i cittadini italiani avrebbero un grande vantaggio: la vicinanza alle frontiere con gli altri Paesi. E alle loro reti. «Basterebbe fare 40 chilometri da Milano e agganciarsi con un telefonino a un ripetitore svizzero».