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 2011  gennaio 28 Venerdì calendario

Clark Michael

• Aberdeen (Gran Bretagna) 2 giugno 1962. Coreografo • «[...] un ballerino e coreografo che ha sottratto il balletto classico a ogni rassicurante banalità, lo ha strapazzato, frullato e attraversato con la sua natura: punk, eversiva e distruttiva [...] a 12 anni, ragazzino timido, mammone e con un padre dolce e ubriacone, entra a far parte della prestigiosa Royal Ballet School, lo scoprono a sniffarsi colla, a 18 anni fugge, va nel Ballet Rambert, a 20 fonda una sua compagnia, diventa una stella dell’underground londinese, a 26 anni è tossicodipendente e a 30 depresso, si dice, per la morte d’Aids del compagno Leigh Bowery. Caduto e redento molte volte [...] dottor Jeckyll e Mr. Hyde della danza contemporanea, è un maestro della scena internazionale. [...] “[...] volevo sperimentare tutto. All’inizio era la voglia di trascendere me stesso, in realtà ero solo indulgenza, che per un artista non è mai buono. Ero ingenuo. Pensavo che l’unico modo di fare belle coreografie non fosse solo provare l’eroina, ma diventarne dipendente. Non sapevo che ci vogliono anni per uscirne [...] Avevo perso i contatti con la gente che amavo. Amavo il ballo e la coreografia ma non avevo più sensazioni. [...]”» (Anna Bandettini, “la Repubblica” 20/6/2009) • «A metà degli anni 80, nella plumbea Inghilterra della signora Thatcher, Michael Clark era un lampo di irriverenza, uno sberleffo al perbenismo british con le sue danze creative che si facevano gioco dello stile Royal Ballet, [...] con costumi oltraggiosi e musiche dirompenti. Era diventato in poco tempo il fenomeno che bisognava aver visto. Con molta indulgenza nei confronti della sua vita spericolata. Ma poi le cose si son messe male e lui si è tanto avviluppato in una spirale di droga da teorizzare la dipendenza come unica via alla coreografia. Mentre le signore gauche caviar cominciavano a dire: “Il ragazzo ha esagerato” [...] per fortuna alla fine ne è venuto fuori bene. [...]» (Sergio Trombetta, “La Stampa” 1/7/2009).