STEFANO SEMERARO, La Stampa 28/1/2011, pagina 51, 28 gennaio 2011
Na Li, la lunga marcia È la prima cinese da Slam - Gli uomini non servono granché, nel tennis cinese
Na Li, la lunga marcia È la prima cinese da Slam - Gli uomini non servono granché, nel tennis cinese. «Mio marito ieri notte non faceva che russare, io ero nervosissima, mi svegliavo ogni ora e gli chiedevo: cosa devo fare? Lui mi rispondeva: “rilassati”, e si girava dall’altra parte. Stanotte mi sa che dorme in bagno». La mogliettina indispettita si chiama Na Li, ha trent’anni, e passerà alla storia dello sport come la prima cinese capace di arrivare ad una finale Slam in singolare. Un evento, ma tutto al femminile. Na Li lo ha partorito battendo in semifinale la n˚ 1 del mondo (per il computer) Caroline Wozniacki in tre set, 3-6 7-5 6-3, un matchpoint salvato sul 5-4 e molto sense of humour dopo la partita. «Se vincerò la finale l’anno prossimo mi ritirerò, perché non potrei fare di meglio», ha bluffato la peperina. Nel big match si troverà di fronte la numero 1 (morale) delle ragazze, la mamma belga Kim Clijsters, che ha fatto fuori in due set Vera Zvonareva e che, udite udite, con Na ha perso una finale giusto prima degli Open, a Sydney. «Battere qui Kim sarebbe un grande traguardo per tutto il tennis cinese - ha aggiunto sgherra -. Ma quello che mi dà veramente la spinta è il prizemoney». Il grano, i dollari, gli yen. L’exploit della Li è il rettilineo d’arrivo di una Lunga Marcia, tutta rosa, iniziata in una riunione di partito e finita in banca. Dopo le volée decadenti dell’Ultimo Imperatore il tennis, sport degenerato e borghese, era stato bandito sotto Mao, è rinato grazie ai Giochi di Pechino. Investimenti colossali, piccole atlete sottoposte ad allenamenti massacranti, persino a matrimoni pianificati con i coach statali. In dieci anni i praticanti sono arrivati a 14 milioni (su una popolazione di 1,4 miliardi), i campi a 30 mila, le academy a 4000, gli agonisti a oltre 400 mila. Risultati: zero fra i maschi. Ancora oggi il migliore, Zhang Ze, è appena numero 317 del mondo. «Non è che non hanno il fisico, è che non sono forti mentalmente come noi donne - spiega Na -. Non sanno pensare in grande». Le ragazze invece, i «fiori dorati» come le chiamano, sono sbocciate con furore vegetale: nel 2004 primo oro olimpico in doppio ad Atene (Sun Tiantian e Li Ting), primo titolo Wta (Na Li a Guangzhou), nel 2006 primo Slam in doppio agli Australian Open (Zheng Jie e Yan Zi) e prima finale Wta tutta cinese a Estoril (vinta dalla Zheng su Na Li), nel 2008 prima semifinale Slam a Wimbledon (Zheng) e bronzo olimpico in doppio (Zheng e Yan). L’anno scorso Na Li è stata la prima a entrare fra le top-ten (e se vincerà sabato salirà al n˚ 5), lei e la Zheng erano arrivate entrambe in semifinale qui a Melbourne. E a forza di risultati e litigi si sono conquistate anche il diritto a trattenere il 45 per cento dei montepremi e a gestirsi autonomamente. Na Li, spostata per volontà statale dal badminton al tennis a 9 anni, nel 2002 si era ritirata per darsi agli studi di comunicazione. Ha fama di pigrona, ma è rientrata alla grande e l’anno scorso ha licenziato il coach occidentale, Thomas Hogsted, che le era stato imposto, per farsi allenare dal marito Jiang Shan, «quello che quando sparisce lo capisco subito, perché sparisce anche la carta di credito», ridacchia Na, che ha già guadagnato 3,4 milioni di dollari ed è gestita dalla Img. Sua madre, che non guarda mai le sue partite, ha rifiutato di seguirla a Melbourne. «Mi ha detto che ha una vita sua, e non ha tempo per il tennis. Io però mi auguro che in Cina tanti giovani mi seguano in tv e seguano le mie orme». Magari, sperano a Pechino, anche qualche maschietto.