Luca Cardinalini, il venerdì di Repubblica 28/1/2011, 28 gennaio 2011
PUGNI, TRUFFE E BOMBE: SCENE DA UN CALCIO MINORE
Nella grande retrovia del calcio milionario e pallonaro traspare un’altra realtà, che va in scena ogni settimana nei campi più spelacchiati delle periferie italiane. Incomincia con una sosta perentoria, quella dell’arbitro - giudice unico (meglio, solo) in campo - che annota sul taccuino, in gran segreto ma sotto gli occhi di tutti, ciò che è accaduto. In un secondo, mette nero su bianco l’esegesi del fallo e l’esigenza punitiva. Quella breve relazione in tempo realissimo - qualcuna occhiuta, qualcuna squinternata - diventerà un referto, che poi diventerà una sentenza, che poi sarà pubblicata in un comunicato ufficiale.
Visto da questa angolazione, il calcio minore racconta molto di questo Paese. Una normale partita di pallone può trasformarsi in un delirio collettivo. E a prendere di mira il giudice unico non
sono solamente i calciatori, assaliti dal furore agonistico che annebbia la vista eccetera eccetera, ma anche i presidenti, gli allenatori, il custode del campo, il medico sociale, il guardalinee, il dirigente, perfino l’infermiere dell’ambulanza entrato in campo a soccorrere un giocatore infortunato. E che, già che c’era, ha mollato uno schiaffone al direttore di gara, per un fuorigioco non fischiato (è successo qualche anno fa, in
Toscana). Insomma, contro l’arbitro ci siamo tutti. E tra quei tutti, ovviamente, ci siamo anche noi.
Ma ecco un florilegio di queste decisioni che, ogni settimana, sanzionano e narrano il calcio minore italiano nei verdetti dei giudici regionali.
Il già espulso Pier Francesco Mastrovito, campionato giovanissimi pugliese, al triplice fischio finale - fa sapere il giudice sportivo - è sbucato in campo da un cancelletto laterale e, «correndo all’impazzata» verso un avversario, lo ha colpito con un calcio alla gamba e con un pugno al petto. Segue rissa. Il nome della squadra, da solo, vale come aggravante: Cristo Re.
Premio «educatore dell’anno» a mister Angelo Caputo, istruttore del Capo Palinuro (Campania) che, nella sfida contro il Celle, categoria esordienti, ha prima colpito con uno schiaffo al volto e un calcio alla schiena il piccolo avversario Davide Guida, undici anni, poi l’ha sollevato come Polifemo e sbattuto su una panca, causandogli lesioni guaribili in dieci giorni.
Un coro genericamente offensivo verso le istituzioni tout court costa 1500 euro a Cremona; uno che insulta Maroni vale 750 euro a Salerno, ma arriva a 2500 a Carrara. Anche il prezzo di quelli razzisti varia con la latitudine: duemila euro a Chioggia, mille a Sansepolcro.
Si gioca Fortis Trani-Liberty Terlizzi (Puglia). A parte quattro bombe carta, lo scoppio del bulbo oculare per un tifoso colpito con un tubo di ferro, la caccia all’auto della terna arbitrale «con la conseguenza di costringere il guidatore a manovre spericolate, fra cui passare con il rosso a un semaforo, per disperdere gli inseguitori», un trauma acustico acuto per un maresciallo dei carabinieri per l’esplosione di un grosso petardo e la frattura della base del quinto metacarpo della mano destra per un appuntato, a parte tutto questo, ecco, è stato un derby tranquillo.
L’Acciaroli calcio (Campania) doveva giocare a porte chiuse, ma larbitro ha contato «almeno sessanta spettatori sugli spalti. Un sostenitore del Sant’Erasmo (Campania) ha cercato ripetutamente di colpire l’arbitro con un manico
di scopa, «sporgendosi dalla rete ogni volta che gli passava vicino». I tifosi della Juve Stabia hanno lanciato in campo, a mo’ di giavellotto, un’asta di una bandiera che ha colpito alla testa un’innocente fotografa a bordo campo, costretta a ricorrere alle cure dei medici.
Il collega di Moratti e Agnelli, il presidente della Nuova Rizziconese (Calabria), Francesco Papasidero, è entrato
nello spogliatoio arbitrale prima dell’inizio della gara «e, con il dito puntato contro il petto dell’arbitro, gli intimava di far vincere la propria squadra, previa la concessione di un rigore al primo minuto di gioco». Poi, pensava a un catenaccio per i restanti 89 minuti.
Luca Cappelli, difensore della Poggese (Marche) e soprattutto fan di Bud Spencer, ha colpito con un pugno alla tempia l’arbitro, «stordendolo per due minuti». Il subdolo Luigi Marciano, della Valdarnia calcio a 5 (Toscana), espulso per proteste, ha invece finto di lasciare il campo con rassegnazione, poi d’improv- viso si è girato colpendo alla nuca, «con
un potente cazzotto», uno degli arbitri, «provocandogli forti giramenti di testa, intenso dolore e acufeni che persistevano anche successivamente».
E solo la sfortuna ha negato la soddisfazione a Daniele Cutini, della Real Cerretese (Toscana): voleva colpire un avversario con un violento pugno, quello invece si è abbassato e così ha steso un compagno di squadra, portato via in ambulanza.
I tifosi dell’Isola Capo Rizzuto (Calabria) hanno accolto «a sassate« il medico sociale del Soverato. Salvatore De Lorenzis, dirigente del Racale (Puglia), si è seduto sopra la rete di recinzione, come il terribile serbo Ivan il Nero nello stadio Marassi di Genova, scagliando il proprio telefonino contro l’arbitro, «mancandolo per un paio di metri», e commentando:
«Peccato». Big match lucano, tra Foggiano Melfi e Rionero. All’ottavo del secondo tempo, dopo il terzo gol degli ospiti, una
riserva del Foggiano, Teodoro Simonetti, reagisce alla sua espulsione come se ci fosse in palio la corona dei superwelter:
due pugni allo stomaco e uno schiaffo al volto del direttore di gara. Il disgraziato arbitro, dolorante a terra, alza un occhio e
vede avvicinarsi due persone. Verranno a soccorrermi, pensa. Niente affatto: uno era l’allenatore del Foggiano, già espulso
in precedenza; l’altro, con indosso la tuta della società, senza proferir parola gli sferra due calci al ginocchio. A quel punto
l’arbitro, sanguinante e rammaricato di non aver coltivato la passione della pesca o degli scacchi, con molta fatica si rialza e
si avvia verso lo spogliatoio, sotto una fitta sassaiola di ingiurie, a quel punto acqua fresca. Ignorava l’happy end: ad attenderlo sulla porta - sorpresa! - un altro calciatore locale, Roberto Marrone, che gli rifila due schiaffoni al viso.
Mille sono invece gli euro che dovrà sborsare il Monserra (Marche) perché alcuni sostenitori hanno riversato in campo «un bidone dei rifiuti pieno di materiale organico e non».
Finale rovente quello tra Porta Romana e Ponte d’Arli (Marche), terminata 2-2. Mentre l’arbitro, con il pallone in mano, sta rientrando, viene colpito da uno sputo in testa e da un terribile calcio al bacino. Mezzo morto, da terra, chiede: «Chi • stato?». La risposta, san-ta innocenza, arriva con un sussurro:
«Nessuno». Così, aspettando che il reo si consegni, è stato condannato il capitano della squadra di casa.
Chi sostiene che il calcio dilettantistico è puro divertimento è un pazzo scatenato.
Veneto: gara di coppa regionale Montebaldini Consolina-Garda. Gli ospiti stanno vincendo per 1-0. Al 94° l’arbitro estrae il
secondo cartellino giallo per un difensore del Montebaldini, il fortissimo Loris Gia-cometti. Dopodiché, si dimentica di tirar
fuori il cartellino rosso, permettendogli di rimanere in campo per il minuto rimanente. Con encomiabile lealtà sportiva, il
Montebaldini - che ovviamente ha perso la partita sul campo - presenta ricorso sostenendo che la gara sarebbe stata falsata per la mancata espulsione del suo calciatore. E i giudici sportivi dispongono la ripetizione della gara.
Antonio La Serra, mister del Gaeta (Lazio), ha insultato e colpito con uno schiaffo alla nuca l’arbitro, durante la
cerimonia del fair play. Non ha dimestichezza con l’inglese...
Mesi di squalifica e parecchie centinaia di euro di multe hanno avuto quattro società toscane che, in un quadrangolare della categoria Piccoli amici, a fine partita hanno fatto tirare i calci di rigore per stabilire vincitori e piazzati. A quell’età, sei o sette anni, l’attività è puramente didattica ed è vietato «qualsiasi tipo di eliminazione diretta come ottavi di finale, quarti di finale, semifinali e finali».
Squalifica ridotta (da un anno a otto mesi) per il promettente Marco Graci, ala destra del Valmadonna (Piemonte), reo di aver centrato con una pallonata l’arbitro alla testa. L’attenuante: «é giovane ed era nel mezzo di una crisi sentimentale».
Rosario Rizzuto, dirigente dello Scandale (Calabria), ha scritto su un blog accuse e offese alla classe arbitrale e al presidente
del comitato regionale. Segnalato a chi di dovere, Rizzuto è finito sotto le grinfie della giustizia sportiva. Così ha presentato, insieme con il ricorso, un referto medico che testimonia - udite udite - di essere affetto «da disturbi che hanno come caratteristica predominante un’alterazione dell’umore, con fasi depressive alternate a fasi di eccitamento maniacale». Sanzione ridotta, anche per lui.
Cinquecento euro di multa sono toccati al Nuova Santa Maria di Mole (Lazio) per l’esposizione «di una bandiera con simboli di propaganda ideologica vietata dalla legge». E passi per Mario Andolfi, centrocampista dell’Atletico Bosco (Campania), che ha avuto sei giornate di squalifica «perché, a seguito di una decisione del direttore di gara, bestemmiava i morti a voce elevata». Ma ci vorrebbe un esorcista per l’intera squadra juniores del Fontanelle (Veneto), che ha visto il dirigente Stefano Baccega, i calciatori Vittorino Baccega, Nicola Visentin, Mattia Paludetto e Martino Gerotto, tutti squalificati per «ripetute bestemmie». «In quel contesto» la bestemmia sarebbe un peccato anche per monsignor Rino Fisichella.