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 2011  gennaio 28 Venerdì calendario

SANTORO ZITTISCE MASI IN DIRETTA: LA RAI SONO IO

Michele Santoro si è concesso un salto nel passato, un ritorno ai tempi d’oro in cui il critico televisivo di Repubblica Beniamino Placido lo chiamava «Gigi er bullo», perché minacciava tutti senza spaventare nessuno. Solo che ieri Michele qualcuno è riuscito a spaventarlo almeno un po’. Per la precisione - con un’arroganza tagliente e difficilmente rintracciabile in altri conduttori - ha fatto il contropelo al direttore generale della Rai Mauro Masi. Il quale ha assunto l’incauta iniziativa di telefonare in diretta ad Annozero per lamentarsi della piega che il programma stava prendendo, fra intercettazioni delle ragazze in gita ad Arcore scandite parola per parola, con soddisfazione, e indagini nel meraviglioso mondo di Ruby Rubacuori.
Dalla regia annunciano che il telefono ha squillato, Michele alza la cornetta ed ecco Masi: «Non sono mai intervenuto », attacca, «anche quando mi ha citato in diretta. Ma stavolta faccio un’eccezione. A tutela dell’azienda di cui sono direttore generale e che è anche la sua azienda, mi debbo dissociare nella maniera più chiara dal tipo di trasmissione che lei sta impostando, ad avviso mio e dei nostri legali in base al codice di autoregolamentazione sulla rappresentazione dei processi in tivù, tema sollevato non più tardi di venerdì scorso anche dal presidente della Repubblica Napolitano». Il fatto è che se si chiama in diretta un conduttore militante bisogna aspettarsi il peggiore dei trattamenti, come ben sa il presidente del Consiglio (si è visto pochi giorni fa da Gad Lerner). E a Masi la berlusconata non è riuscita benissimo.
Appena udite le prime sillabe del direttore generale, Santoro ha sfoderato un ghigno di pietra, gli occhi gli si sono ghiacciati in un attimo, il tono di voce era d’acciaio: «Mi sta dicendo di chiudere la trasmissione? Siassume questa responsabilità? ». E poi, con ostilità crescente: «Mi ha detto che violo le regole, devo terminare la trasmissione?».
Masi vacilla: «Le sto dicendo che ritiro me stesso e l’azienda dal tipo di trasmissione che sta facendo». Michele fa partire l’uppercut: «Se ritira se stesso mi pare anche buono».
Masi prosegue in tono conciliante, la gentilezza e la civiltà gli vanno riconosciute: «Ho sempre garantito che la trasmissione andasse in onda. Non sono io che debbo stabilire se le regole vengono violate o no. Dico che potrebbe violarle...». Su quel “potrebbe” il conduttore di Annozero non ci ha visto più. «Ah, si contraddice. Prima dice che violo le regole e poi che potrei violarle. Anche lei magari potrebbe violare qualcosa». Per Gigi er bullo la conversazione è finita: «Buonanotte », intima secco. Masi incassa: «Buonanotte». Poco dopo, il dg invierà una nota ufficiale: «Non potevo fare altrimenti, perché avevo il dovere di difendere l’azienda. Stasera, dopo aver preso visione della scaletta della trasmissione, avevo ribadito per iscritto al conduttore di Annozero la preoccupazione per un taglio del programma che metteva a rischio l’azienda». Il pericolo, fra l’altro, era quello «di ricevere nuove sanzioni, anche economiche.
È arrivato il momento in cui ognuno deve assumersi le proprie responsabilità ed io mi sono assunto le mie». Santoro dichiara di «non volere lo scontro»,ma secondo Masi, è stato violato è il principio in base al quale «le trasmissioni che si occupano di vicende giudiziarie in corso devono rispettare i principi costituzionali e legislativi in tema di pluralismo, garanzia del contraddittorio, confronto tra tesi accusatorie e quelle difensive distinguendo tra la fase indagini preliminari e quella del giudizio».
Che Santoro avrebbe organizzato un linciaggio catodico dei migliori, tuttavia, lo si sapeva già alla vigilia della messa in onda o per lo meno ce lo si aspettava. Tanto che i politici del PdL al bunga-bunga hanno preferito il fuggi-fuggi, dileguandosi.
In studio, infatti, l’unico ospite riconducibile al campo del centrodestra era il nostro direttore Maurizio Belpietro, il quale però fa il giornalista e non il rappresentante di partito. Michele non perde occasione per far notare le assenze.
Aveva invitato Fabrizio Cicchitto, spiega, precisando che quest’ultimo si è comportato molto correttamente. Alla fine, però, per decisione del partito ha dovuto declinare.
Sembrava poi che dovesse subentrare Angelino Alfano, ma pure lui ha scelto di non intervenire.
All’ultimo momento, dalle file del PdL è spuntato l’onorevole Paolo Sisto, il quale si è presentato in studio di sua volontà, dimostrando di aver del fegato. Ma sebbene Papa Paolo Sisto fosse già pronto a fari martirizzare, sacrificandosi per il bene del suo schieramento, Santoro non ha gradito. Non l’aveva invitato e non l’ha mandato in video (legittimo). Che volete: il mattatore del video rivendica la possibilità di fare quello che gli pare in quanto a ospiti e pubblico (anche se Masi aveva invitato a limitare la bolgia sugli spalti); si permette di spernacchiare il suo direttore generale di fronte all’universo mondo, figuriamoci se e si commuove davanti a un Sisto qualsiasi.
L’assalto al Cav, allora, si è scatenato con furia ancora maggiore. E, guarda un po’, è riapparsa Nadia Macrì, la escort che sette giorni fa si era fatta un bello spot facendosi intervistare da Sandro Ruotolo e sparando balle a ripetizione. Questa volta, il baffuto inviato prova a correggere il tiro, dà la parola anche al fidanzato della Macrì, che la sbugiarda.
Maintanto alla signorina è concesso il diritto di replicare alle osservazioni oltre a quello di ripetere le sue argomentazioni peregrine.
Chissà, magari è una ricompensa per aver diffuso urbi et orbi, nella puntata precedente, il numero di cellulare di Berlusconi, operazione che il riccioluto boss di Annozero difende con le unghie e i denti: secondo lui si tratta di una notizia di interesse nazionale, non si poteva non mostrarlo.
A casa di Gigi er bullo funziona così, lo sappiamo: l’importante è linciare il Cavaliere. Lui va avanti nonostante tutto, glielo ha consigliato - rivela - Beppe Grillo. In verità a Santoro, per come tratta la Rai, più che Beppe Grillo si addice il marchese del Grillo, quello che sentenziava: «Io sono io e voi non siete...». Già, voi non siete il Divino Michele Santoro, sovrano incontrastato di viale Mazzini